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Economia
Mediaset apre il dossier Rete Tim. Ora il difficile patto con Bollorè

Dopo il cantiere del consolidamento europeo, Mediaset apre anche quello industriale della convergenza con la rete unica di Tim. E’ la conseguenza, inimmaginabile fino a 24 ore fa a causa della Legge Gasparri che ha sempre impedito al broadcaster controllato dalla famiglia Berlusconi di aprire il dossier ex Telecom a cui Fininvest ha sempre guardato con molto interesse, del parere della Corte di giustizia europea.

bollorè ape
 

I giudici del Lussemburgo hanno bocciato stamane la norma italiana (articolo 43) del "Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici” (Tusmar) che impedisce a Vivendi di acquisire il 28% del capitale di Mediaset. Secondo le toghe comunitarie infatti “la disposizione è contraria al diritto dell’Unione”.

Sulla base del Tusmar, la cosiddetta Legge Gasparri, l'Agcom aveva imposto a Vivendi di mantenere una partecipazione in Mediaset inferiore al 10% dei diritti di voto esercitabili in assemblea (trasferendo l’altro 19,19% al blind trust Simon) proprio in considerazione del fatto che l'intera quota detenuta dai francesi violerebbe l’articolo 43 a causa della contemporanea presenza del gruppo di Vincent Bollorè in Tim, con una quota del 23,94% e nel Biscione. Scalata messa a segno a fine 2016 dopo aver stracciato l’accordo con Cologno (con tanto di scambio azionario) sulla pay-tv Premium e che aveva portato il colosso dell’entertainment transalpino al 28,8% di Mediaset.

Pier Silvio Berlusconi Amministratore Delegato Mediaset (3)
 

Dopo l'AgCom chiamato in causa da Mediaset, i francesi avevano poi impugnato davanti al Tar del Lazio la delibera e la giustizia amministrativa italiana aveva poi chiesto un parere alla Corte di Giustizia europea. Se cambiano le norme italiane in materia di concentrazione tra tv e telecomunicazioni, "Mediaset che in tutti questi anni è stata vincolata e penalizzata dal divieto valuterà con il massimo interesse ogni nuova opportunità in materia di business Tlc già a partire dai recenti sviluppi di sistema sulla Rete unica nazionale in fibra, hanno fatto immediatamente sapere da Cologno Monzese, mentre Vivendi (che sul progetto della Rete unica ultraveloce sta lavorando) ha accolto con soddisfazione la decisione che è arrivata dal Lussemburgo.

telecom ape (1)
 

Il Biscione alle prese, dopo lo stop della Corte di Amsterdam allo statuto della holding olandese Mfe, con la ridefinizione del piano di costruzione di un grande gruppo televisivo europeo in cui far confluire la controllata Mediaset Espana, il gruppo tedesco Prosiebensat e fare da polo di aggregazione per altre realtà interessate a creare sinergie per contrastare l'avanzata dei colossi tech americani anche sui contenuti, ha colto la palla al balzo per aprire un altro fronte industriale. Un fronte che,  precisano fonti vicine al gruppo italiano, "non entra in conflitto con la strategia del consolidamento, ma che anzi attraverso forme di collaborazione con il gruppo di Tlc che ben si sposano con l’attività di un produttore di contenuti come Mediaset consentirà di creare altro valore per gli azionisti". Non c'è nulla di concreto allo studio, perché fino a qualche ora fa il contesto normativo non lo permetteva, ma il file è stato aperto. Ed è probabile che si vada, fa notare qualche analista, più sul piano commerciale di Tim che non con l'asset infrastrutturale (come sta facendo Sky che ha lanciato una sua offerta telefonica su fibra ottica, poggiandosi su Open Fiber). 

vincent bollore arnaud de puyfontaine
 

Alla notizia della bocciatura comunitaria della disposizione della Gasparri, il titolo del Biscione è scattato  in Borsa chiudendo in rialzo del 5,18% a 1,583 euro. Analisti finanziari interpellati da Affaritaliani.it spiegano che i guadagni, da registrarsi in una seduta complessivamente molto buona per tutto il settore media europeo, sono da legarsi anche agli ottimi dati diffusi ieri in sede di semestrale da parte della controllata iberica e solo in minima parte a un maggiore appeal speculativo del titolo Mediaset conseguente al pronunciamento della Corte Ue.

Marina Berlusconi
 

Dopo l’introduzione del voto maggiorato nello statuto di Mediaset che sarà attivo dalla prossima primavera, la maggioranza assoluta dei diritti di voto è infatti blindata in capo al socio Fininvest (al 45,86% del capitale che già ora può contare anche su soci amici nell'azionariato) e dunque il Biscione non è più contendibile (Vivendi dovrebbe superare il possesso del 30% dei capitale e lanciare l’Opa, ma la holding dei Berlusconi non aderirebbe).

Al netto dei tempi della giustizia italiana che dovrà pronunciarsi sulla validità della delibera dell'AgCom a cui poi seguirà un intervento del legislatore (il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli lo ha già preannunciato), lo scenario che invece si presenta è quello di un socio scomodo che può contare su una minoranza di blocco in sede di assemblea straordinaria in grado di mettere i bastoni fra le ruote all'azionista Fininvest per l'approvazione delle operazioni strategiche. Un'azione di disturbo molto forte per la vita societaria che costringe il socio di controllo a venire continuamente a patti. 

E’ per questo che oggi molti scommettevano sul fatto che la famiglia Berlusconi e i Bollorè si siederanno molto presto ad un tavolo per una ripresa del dialogo e per cercare di trovare un accordo che consenta a Cologno di portare a compimento il piano del grande sviluppo europeo a cui, in una delle ultime lettere  inviate al management italiano, Vivendi si è detta pronta al sostegno. Ovviamente in cambio del ritiro delle richieste di risarcimento miliardarie (3 miliardi chiesti in totale dal Biscione), su cui Mediaset invece non transige (anche per mettersi al riparo da eventuali cause da parte di terzi: il 20% del flottante è in mano al mercato) e della causa penale sulla scalata post-Premium dei francesi. Fattori che non faciliteranno un accordo fra le parti.

@andreadeugeni

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