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Economia
Mediaset, cosa c’è nel futuro? Integrazione tra internet e digitale terrestre

Da questo punto di vista, per Mfe si presentano due possibili strategie: sviluppare tutto il business sul mercato online, oppure pensare a modelli ibridi, come sembrerebbe che la società guidata da Piersilvio Berlusconi sia propensa a fare. Integrare il mondo Internet con il mondo del digitale terrestre sarebbe un vantaggio perché si possono prendere gli aspetti positivi di entrambi, cercando di ridurre i rischi e gli aspetti negativi dell’uno o dell’altro. Ad esempio, la società si batte da tempo perché sia affermato il principio della cosiddetta prominence, che dovrebbe garantire alla tv gratuita generalista una sorta di “privilegio di telecomando”, che dovrebbe estendersi anche alle smart tv con accesso a Internet.

In questo modo, si manterrebbe un più forte legame con la fruizione attuale anche nel nuovo ambiente Internet, perché la scelta non rimarrebbe nella disponibilità del produttore di apparati (per esempio, Samsung), che sarebbe obbligato a dare accesso prioritario ai tradizionali canali tv, invece di disintermediarli proponendo direttamente le app dei servizi di video on demand come Netflix, Disney e Prime Video.

È probabile che si tenderà a investire molto di più su questa integrazione tra Internet e digitale terrestre, come sullo sviluppo di tv connesse e offerte come i canali Fast, che orientano i loro modelli di business proprio sull’integrazione. Tutto si sposta in ogni caso sulla fidelizzazione del consumatore, sul mercato dell’attenzione e sull’ingresso nel mondo Internet, che non è più quello chiuso e sicuro della televisione digitale terrestre. Pertanto, le opportunità per gli operatori che vogliono investire, come nel caso di Mediaset, ci sono, ma al contempo, anche i rischi derivanti dal competere in mercato aperto con molti più concorrenti, per di più globali e dalle grandi dimensioni.

In definitiva, l’opzione per la famiglia Berlusconi è rimanere sulla strada che si è fin qui percorsa, procedendo da soli, o in alternativa stipulare accordi con altri soggetti, o ancora cedere in maniera amichevole – e non più ostile – la società ad altri operatori. In tal caso, Vivendi, anche per il ruolo che potrebbe giocare in Francia, l’anello mancante nella strategia di internazionalizzazione di Mfe, diventa un soggetto interessante. Tuttavia, il quadro si chiarirà solo nei prossimi mesi, ricordando che nel frattempo sette anni sono passati e la soluzione al momento non appare affatto scontata.

* da lavoce.info

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