Economia
Mediaset,prima Caporetto per Bollorè.Raider nella ragnatela politica di Silvio
Con Mediaset Bolloré ha fallito il bersaglio e dovrà accontentarsi di rinsaldare la presa su Telecom, salvo clamorose sorprese
Vivendi traccheggia sui livelli di ieri sul listino di Parigi, restando a 19,40 euro per azione ovvero su una capitalizzazione di 25 miliardi di euro. Il mercato sembra in attesa di ulteriori sviluppi sulla vicenda Mediaset-Vivendi- Telecom Italia, ma dopo l’ok dato ieri dalla Commissione Ue al controllo “de facto” dell’ex monopolista telefonico italiano da parte del gruppo francese che fa capo al finanziere bretone Vincent Bolloré, sia pure in cambio della cessione del 70% detenuto da Telecom Italia in Persidera, operatore di rete per i multiplex digitali il cui rimanente 30% è in mano a Gedi (ex gruppo l’Espresso), è chiaro che salvo improbabili colpi di scena il dado è tratto. Bolloré ha infatti ottenuto, in pratica, il via libera per proporre in assemblea la nomina di Arnaud De Puyfontaine come presidente al posto di Giuseppe Recchi, ottenendo un controllo ancora più stretto e diretto sull’operato di Telecom Italia, oggi in moderato rialzo a Piazza Affari.
Per rispettare l’obbligo posto dall’Agcom, Bolloré dovrà ora ridurre la partecipazione in Mediaset (29,9%) sotto il 10% entro l’aprile del prossimo anno per rispettare la legge Gasparri, dovendo comunque comunicare la sua scelta entro il prossimo 18 giugno, allo scadere dei 60 giorni concessi. Così quella che era partita come una “guerra lampo” che avrebbe potuto portare all’acquisizione del controllo di Mediaset si è rivelata una piccola Caporetto per il finanziere noto per essere finora sempre riuscito a scalzare i vecchi soci di controllo, spesso grandi famiglie, delle prede su cui aveva posto gli occhi.
Non sono bastati a Bolloré i rapporti, inizialmente cordiali, con la famiglia Berlusconi dati anche da tanti anni di comune frequentazione del “salotto buono” di Mediobanca: l’ex premier ha infatti fatto valere ragioni “politiche” per difendere il controllo del proprio gruppo. Il riavvicinamento a Matteo Renzi, culminato nell’apertura a votare una nuova legge elettorale “alla tedesca”, che preveda un ritorno al proporzionale con soglia di sbarramento al 5%, è la premessa per aprire una nuova stagione delle “larghe intese”, intesa di fatto consacrata proprio con la capitolazione di Bolloré nel braccio di ferro per il controllo di Mediaset (nel cui capitale, intanto, Fininvest è risalita al 39,53%, ovvero al 41,09% dei diritti di voto, dal 38,2% del capitale e dal 39,7% dei diritti).
(Segue...)