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Economia
Privatizzazioni Poste-Fs, Meloni apre: "Ridurre quota pubblica dove si può"
Giorgia Meloni

Meloni in conferenza stampa: "Privatizzare Fs o Poste? Sì, ma mantenendo il controllo"

Nelle privatizzazione il governo intende muoversi con una "riduzione delle quote in partecipate che non riduce il controllo pubblico, come Poste, oppure con l'entrata di privati con quote minoritarie, come in Ferrovie. Ovviamente sono passaggi complessi e la tempistica non dipende solo da me". Lo ha detto la premier Giorgia Meloni alla conferenza di fine anno.

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Mps, Meloni: “Alcune risorse rientrate, lo considero un bel segnale”

"Penso che abbiamo dato un bel segnale con Monte dei Paschi di Siena, per anni abbiamo parlato dello stato che metteva dei soldi. Ma alcune di queste risorse sono rientrate e lo considero un bel segnale", ha affermato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in conferenza stampa spiegando sul tema delle privatizzazioni che "l'idea con la quale ci muoviamo è che là dove la presenza dello Stato non è necessaria si può indietreggiare, là dove è necessaria lo Stato deve riaffermare la sua presenza e controllare quello che è strategico, ma questo non vuol dire non aprirsi anche al mercato".

Privatizzazioni, Meloni: "Mio approccio lontano dai regali del passato" 

"L'impostazione mia e di questo governo sulle privatizzazioni è lontana anni luce dal passato" che contemplava "regali miliardari a imprenditori ben inseriti. La mia idea è quella di ridurre la presenza dello Stato dove non è necessaria e riaffermarla la' dove e' necessaria", ha affermato la presidente del Consiglio in conferenza stampa.

Mps, Poste, Ferrovie, ma non solo. Il piano del governo

Ma, come risulta ad Affaritaliani.it, la partita è ben più ampia. Infatti, il governo, avrebbe in mente il modello Terna per la cessione di quote di società che gestiscono l'infrastruttura. L'azienda guidata da Giuseppina di Foggia, ad esempio, è detenuta per il 29,85% da Cdp Reti mentre il resto è allocato ad altri investitori istituzionali e retail. L'obiettivo è quindi quello di aprire il capitale, ma mantenendo comunque il controllo della governance di queste (potendo sfruttare in ogni caso la carta del golden power). Ma non solo. 

Il governo deve raggiungere, come da piano, 20 miliardi di euro dalle privatizzazioni nei prossimi tre anni. Soldi, questi, che potrebbero lievitare visto l’impiego di altri 2,5 miliardi da parte del Mef per la rete di Tim-Kkr. Provando a fare i conti in tasca allo Stato, dunque, partendo da Mps, se si considera la quota parte residua del Mef, pari circa al 39%, lo Stato avrebbe già pronti 1,6 miliardi di euro da iniettare nelle proprie casse. Restano, così, una ventina di miliardi da trovare entro il 2027. Circa 7 miliardi all’anno. Una missione non facile.

Si fa così molto plausibile la privatizzazione di Poste (partecipata dal Mef con il 29,02% e da Cdp con il 35%), su cui il Governo potrebbe tranquillamente mantenere il controllo anche senza avere una così ampia maggioranza del capitale azionario; e Fs, che invece dovrebbe essere oggetto di un'analisi più ampia: si è detto che la parte privatizzabile potrebbe essere quella più "interessante" dal punto di vista dei risultati finanziari, cioè quella Trenitalia che gestisce anche il servizio Frecce.

Ma si tratterebbe di dare valore a una società per azioni che, al momento, è interamente detenuta dal Tesoro. Infine, tra gli assi nella manica del Governo ci sarebbe anche la cessione dei porti, di cui hanno parlato in tempi recenti sia Maurizio Gasparri che Matteo Salvini. Un dettaglio che la Meloni ha preferito trascurare in conferenza stampa.

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