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Economia

La lingua italiana non fa grandi distinzioni. Per essa speculatori o investitori appartengono di diritto alla stessa categoria lessicale: entrambi sono “uomini di finanza”. Eppure la differenza non potrebbe essere più macroscopica. I primi si comportano come Edward Lewis, il protagonista di “Pretty Wooman”, l’affarista miliardario specializzato in spezzatini di imprese in difficoltà; gli investitori invece hanno l'obiettivo di creare valore per le imprese, gli azionisti e per la società tutta. Perchè maggiore è il valore delle aziende più grande è il benessere complessivo di un paese. E ancora: gli speculatori sono alla costante ricerca di colpi “mordi e fuggi”; gli investitori di buone idee imprenditoriali da sostenere e far crescere. Giovanni Tamburi, lo capirebbe anche un bambino, appartiene naturalmente alla seconda categoria. Ciò che tuttavia lo distingue è la sua capacità di leggere la realtà. Un dono che gli fa vedere, oltre alle consuete dimensioni spaziali, anche quella del tempo. In passato l’ho definito “il Warren Buffet” italiano, definizione più che azzeccata ma oggi decisamente superata. Giovanni Tamburi ormai fa categoria a sè.

Tamburi sa che giorno è oggi? E’ il 9 Marzo, 9 anni fa esatti iniziava a Wall Street uno dei più grandi rialzi della storia. La lettera agli investitori l’avete inviata oggi perché volevate fare il buon compleanno al Toro o è un caso?
“(sorride) No, perché abbiamo fatto il consiglio oggi”.

Ci sono delle date che rimangono indelebili nella mente, il 9 Marzo 2009 è una di queste, si ricorda cosa stava facendo? Era già rialzista o si stava disperando?
“No disperare mai, quello che stavo facendo sinceramente non me lo ricordo (ride), quello che posso dire con tranquillità è che la crisi 2007/08/09 l’ho vista come una grande opportunità. La mia fortuna di oggi ed i risultati ottenuti, dipendono largamente dal fatto che non mi sono fatto spaventare da chi diceva che crolla l’Italia, crolla l’Euro e crolla tutto. Io nel 2009/10/11 ho comprato come un pazzo e ho comprato di tutto”.

Infatti gli ultimi numeri dicono +289% delle azioni Tip negli ultimi 5 anni, un total return per gli azionisti del 322% che fa una media annua del 64,5%. Risultato stratosferico.
“Per fortuna sì”.

In consiglio le hanno fatto un monumento?
“Non esageriamo, diciamo che oggi in consiglio c’erano azionisti piuttosto contenti”.

Tra le vostre operazioni, in particolare le dismissione, avete venduto 1/3 di Amplifon e 1/3 di Prysmian, su quest’ultima il mercato ora non è molto benevolo. Dopo aver comprato General Cable ed essere diventata la numero uno al mondo nel settore cavi, la borsa ha reagito vendendo. Non è assurdo?
“Innanzitutto la nostra dismissione su Prysmian è avvenuta a inizio 2017, una cessione scollegata a General Cable, bensì un’operazione di bilancio che ci ha permesso di azzerare il valore di carico dei 2/3 rimanenti in portafoglio, prudentemente, dopo un gran rialzo abbiamo pensato di monetizzare un po’ di risultati”.

Come spiega il fatto che un’azienda, tra l’altro italiana, che cresce di dimensione e di leadership viene bocciata dal mercato?
“Il mercato ha ritenuto che General fosse stata pagata cara, come ho scritto nella “lettera agli azionisti. Il problema è che i soliti analisti con i loro bilancini e multipli ormai superati, hanno solo guardato al prezzo formale dell’operazione, che prima valeva sui 20$ e noi l’abbiamo pagata 30$ dando un premio agli azionisti di General Cable. Gli analisti di Prysmian l’hanno forse trovato alto, cosa che io non penso anche perché essendo del consiglio l’operazione l’ho votata, un’operazione che considero strategicae al prezzo giusto. Viste anche le grandi sinergie".

Tra le quote incrementate in particolare vedo Hugo Boss, tra le tante rose è una piccola spina, cosa pensa di questa di questa vostra partecipazione?
“I dati sono di ieri: un Ebitda di quasi 500 milioni, superiore a quello di Moncler, e vale poco più della metà. Un’azienda che fa questi risultati e che non ha un apprezzamento adeguato sul mercato, significa che ha un management con un serio problema di comunicazione.”

Sta mandando un avviso di licenziamento al management?
"Sostengo da tempo che il Consiglio deve fare delle profonde riflessioni.”

A proposito di Moncler, anche qui avete ridotto un po’ l’investimento, però una parte l’avete ricollocata attraverso opzioni call, quindi vi aspettate un 2018 aggressivo al rialzo?
“Io credo che Moncler sia un fenomeno particolare ed eccezionale, anche qui abbiamo pensato di monetizzare un pezzettino, questo da una parte permette di limare il vantaggio della potenziale ulteriore plusvalenza, dall’altra questo riposizionamento con le opzioni ci permetterà di cogliere la futura crescita dell’azienda. Tra l’altro, anche grazie all’operazione “Genius”, il titolo è adesso su nuovi massimi, e noi con la maggior parte delle azioni il rialzo l’abbiamo colto. Quindi un filo pentiti, ma non troppo. Non possiamo sempre essere super aggressivi su tutto.”

Siete un po’ scesi anche in FCA, come mai? Timore per i dazi di Trump? O per il fatto che tra un po’ Marchionne lascia?
"Fca come specificato nella “lettera agli azionisti” è un impiego di liquidità, un extra, non un investimento tradizionale come le Interpump e le Amplifon e le altre venti partecipate, dove siamo nei consigli, partecipiamo alle operazioni. Noi anni fa comprammo il bond, considerandolo a un prezzo stracciato, poi decidemmo di guardare anche le azioni, anch’esse a prezzi interessanti, decidemmo quindi con coraggio di investire. Le abbiamo pagate talmente poco che abbiamo ottenuto un guadagno mostruoso, talmente tanto che la tentazione di vendere qualcosa è stata forte. Una plusvalenza irrinunciabile, fatta per di più su un asset che doveva essere più che altro obbligazionario. Anche per i tanti che ci avevano dato dei folli quando scommettevamo sulla vecchia Fiat”.

In riferimento alle valutazioni che danno gli analisti, mi viene in mente il caso Ferrari. Sulla copertina del suo libro “Prezzi & Valori” c’è l’immagine della quotazione di Ferrari a Piazza Affari, quotazione fatta a inizio del 2016 a 40 euro, un momento turbolento (l’anno della Brexit) che ha avuto effetti anche su questo titolo. Prima euforia, e poi schiacciato fino a 30 euro. Gli analisti l’hanno subito etichettata come un’operazione troppo cara. Oggi Ferrari vale 100 euro, cosa diciamo agli analisti?
“Noi comprammo le azioni in Ipo, e anche dopo. A Cnbc in quei giorni dichiarai che Ferrari per me aveva un valore che doveva essere calcolato sommando ben tre cose, uniche al mondo: lusso, tecnologia e mito, un mix eccezionale che implicava criteri ben al di là dei soliti multiplini. Gli analisti che ancora usano le tavole della pietra, che erano mentalmente bloccati sul fatto che fosse un car maker e che non c’entrava niente con il lusso, danno la conferma che non avevano capito nulla. I prezzi di oggi ci danno ragione”.

Pensi che oggi alcuni analisti promuovono la Ferrari alla categoria lusso.
“Ci sono arrivati, magari solo un tantino tardi. Finora una delle caratteristiche di Tip è che a volte siamo arrivati un filino prima degli altri. Pensi a Prysmian, solo per fare un esempio, quando anni fa abbiamo iniziato a comprare le azioni ci hanno preso per matti: ma come un’azienda così, di cavi, fa commodities, schiava di alluminio e rame, a marginalità bassissima, non crescerà mai. Oggi con la vendita di 1/3 delle azioni ci siamo già ripagati l’investimento”.

Parlando di grandi risultati, avete invece aumentato la quota anche di Interpump…
“Esatto”.

Però Interpump sono 9 anni che cresce costantemente, da 2 euro siamo arrivati a 30. Vertigini?
“Interpump è un po’ casa mia, siamo azionisti da quasi 16 anni e con Montipo - un uomo eccezionale - siamo sempre voluti crescere, ricomprando tutti i soci del club deal che Tip aveva ideato anni fa. E anche quando negli anni della grande crisi il titolo passò da 9 a 2 euro, mi inventai un aumento di capitale con warrant a strike crescente, tale per cui non solo abbiamo sottoscritto nuove azioni a 2 euro, ma ci siamo portati a casa una valanga di warrant che negli anni sono diventati una marea di soldi. Su Interpump il primo acquisto l’abbiamo fatto 16 anni fa a poco più di 3 euro, abbiamo distribuito negli anni quasi 4 euro di dividendi e oggi vale 28, punto. Niente vertigini, assolutamente, anzi.”

Nella lettera agli azionisti si fa riferimento al motto “vendi, guadagna e pentiti” e dite di essere riusciti a resistere a questa tentazione. A me viene in mente Ulisse che si fa legare all’albero della barca per ascoltare il canto delle sirene in sicurezza, voi quanto riuscirete a resistere ancora, prima di vendere intendo.
“Senza scomodare Ulisse, come le ho detto qualcosina abbiamo tagliato tra Prysmian e Moncler, in Amplifon di fatto abbiamo aumentato e quindi ci siamo messi in una posizione più tranquilla in caso di flessioni; non mi preoccupo delle nostre partecipate, quelle sono sanissime, le flessioni sarebbero momentanee, mi riferisco al mercato in generale. Ci sono situazioni in cui è necessario monetizzare per avere un atteggiamento prudente. Ricordiamo che la Tip è quotata in borsa ed è una public company, io ed Alessandra Gritti abbiamo il 9%, dunque non possiamo fare sempre di testa nostra. Dobbiamo avere un atteggiamento più pluralista. Siamo una società che capitalizza quasi 1 mld di euro,con i club deal abbiamo attivato 3 miliardi di investimenti e dopo la Cassa Depositi e Prestiti probabilmente siamo il maggiore investitore italiano, di certo abbiamo costituito il più vasto network di imprenditori del paese, tutti allineati nell’idea di dare fiducia alle imprese che lo meritano, pur stando sempre in minoranza, per cui non possiamo permetterci di esagerare nel coraggio.”

Nella vostra “Lettera agli investitori” dite che il vostro modello di attività consente dei livelli di rischio assai limitati. Qualcuno potrebbe obiettare che investite in azioni che proprio per loro natura sono investimenti rischiosi. Come si può convincere che l’azionario in questo momento è l’unica fonte di rendimento, addirittura meno rischiosa dell’obbligazionario?
“Risposta in due punti. Perché abbiamo scritto che l’investimento è poco rischioso?  Noi abbiamo investimenti diretti di Tip che oggi valgono oltre un miliardo, che però sono diversificati, ma non frammentati come in quei portafogli a mosaico con centinaia di titoli, inseriti da gestori pieni di paure, noi selezioniamo e seguiamo direttamente una ventina aziende tutte di qualità per cui l'eventuale difficoltà di una di esse non mette mai in crisi la struttura. Il nostro portafoglio è come un motore a venti cilindri, se un pistone va in sofferenza, il nostro motore continua a funzionare. La seconda risposta sta nella differenza di rischio implicito tra azioni e obbligazioni, per capire il quale basta guardare l’andamento delle azioni negli ultimi 10 e confrontarlo con le obbligazioni; non c’è partita, le azioni vincono nettamente.Se poi uno sceglie titoli di aziende sane, che crescono e guadagnano, nel medio termine vincerà sempre. A fine 2016 a un importante azionista, per importante intendo con un patrimonio di molte centinaia di milioni, alla domanda su dove dovesse mettere i suoi soldi, risposi: 100% in equity perché secondo me nel 2017 e probabilmente anche per tutto il 2018 le azioni cresceranno. D’altronde è il motivo per cui abbiamo scritto “Prezzi & Valori”. Se poi parliamo di tassi d’interesse, questi rialzi continueranno a essere al rallentatore.”

Eataly, sempre in pole position, quotazione per il 2019?
“Sì, salvo sorprese per noi è confermata”.

E Furla, era in progetto anche su questa un Ipo e poi non si è saputo più nulla.
“Siamo entrati in Furla con l’idea di accompagnarla in borsa, poi con gli altri soci ci siamo accorti che le cose andavano talmente bene, con una bella crescita di fatturato, un buon aumento della redditività, che se anche la volessimo quotare, dei soldi ricavati non sapremmo che farne. Ogni cosa ha il suo tempo.”

Su Telesia avete incrementato.
“Telesia ha ottime potenzialità come strumento. Negli aeroporti e nelle stazioni si passa sempre più tempo, dunque notizie e pubblicità continua a portata di sguardo sono utili. In più concorre a fare sistema insieme ad altre aziende fenomeno come Talent Garden e Digital Magics, poi siamo entrati in Alkemy, allargando la componente tecnologica del nostro portafoglio”.

La Tamburi è arrivata a capitalizzare 1 miliardo, a questa velocità di crociera rischiate di diventare una Blue Chip, ci ha mai pensato?
“Per arrivare al Ftse Mib bisogna essere ben più grossi. Se ci sono società che un giorno è bene entrino tra le big sono Interpump, ed Amplifon. Pensi che bella soddisfazione per noi, dopo aver già Prysmian e Moncler.”

Quindi preferite essere l’uomo assist, il regista più che la punta?
“Decisamente, bel paragone, bravo.”

D’obbligo uno sguardo veloce ai mercati. Onore al merito alle sue analisi, perché se anche le elezioni politiche ci hanno servito il cocktail peggiore, la vittoria di M5S e Lega, i mercati l’hanno bevuto e sono ancora vivi. Ora sia giornalisti ed economisti si sono resi conto di quello che Lei ripete da anni, la politica è ormai una variabile irrilevante. E’ soddisfatto?
“Non faccio parte della categoria di quelli che “l’avevano detto”, sono semplicemente contento di aver seguito le mie teorie, di non aver alleggerito molto su quelle paure e di non essere costretto ad inseguire ora il mercato che sale.
Peraltro noi in Tip siamo pagati per seguire storie di successo, e se troviamo qualcosa che ha valore, stia pur tranquillo che ce ne freghiamo della politica, dei dazi e del coreano”.

Coreano che tra l’altro ora vuole incontrare Trump per il dialogo.
“Toh, ha visto?”

Adesso però dicono che il problema sono i dazi.
“Stupidaggini. Come qualche giorno fa su tassi e l’inflazione, in realtà per me il mercato ha subito voluto dare un messaggio al nuovo inquilino della Fed, dicendogli: guarda che se esageri troppo con i rialzi noi buttiamo giù tutto. E i messaggi di Powell si sono subito trasformati in messaggi di pace, da colomba. Vedo ora un agenzia delle 19,50 che segnala Wall Street su nuovi record assoluti e questo non può farmi che piacere. Che poi i dazi possano far felice qualcuno di la, e creare qualche mal di pancia in Europa, questo può essere vero, ma è anche impossibile analizzare tutto”.

A proposito di record, ma l’ho sa cosa dice l’ultima analisi di JP Morgan? Nel 2019 arriverà crollo, cosa risponde a questa previsione?
“Nelle primissime pagine di “Prezzi & Valori” mi sono divertito a prendere in giro tutti questi vari guru catastrofisti, mettendo nomi e cognomi. Io non ci credo, con tutta questa voglia di crescita globale, soprattutto dall’Asia, con il Pil che cresce dovunque, io non vedo motivi di grande preoccupazione, certo gli storni ci saranno, qualche 5/10%, ma nulla di più”.

Nove anni di rialzi a Wall Street, non mi sembra sia la serie storica più lunga, ma certo impressiona, Lei però non vede un limite. E se le dico il Fintech, gli algoritmi e le cosiddette “macchinette”, non è che potrebbero essere questo il pericolo? Magari a qualcuno scappa la mano.
“Sicuramente sì, questo può essere un rischio forte, un rischio che potrebbe amplificare la volatilità in modo impressionante portandola agli estremi. Ma tornando alle nostre gestioni, noi su questo siamo ben protetti, riprendendo il caso Interpump, quando il titolo cadde assurdamente da 9 a 2 euro, senza nessun motivo reale, noi che abbiamo potuto ricomprare e mediare con i prezzi a 2 euro, abbiamo solo fatto un affare, cavalcando l’irrazionalità del mercato”.

Oltre al Fintech vede altri pericoli?
“Veri, grossi pericoli, nessuno”.

Tornando agli warrant, noto che se l’azione Tip da Gennaio 2016 ha fatto +71%, il warrant sottostante segna +237%. Questo è uno schema già riuscito con altre società, un vostro marchio di fabbrica, ne ha altri in cantiere? Oppure oltre agli warrant, ha altre idee geniali in gestazione?
“I warrant a strike variabile nel tempo credo proprio che li abbiamo inventati noi, in Tip, con Alessandra e Claudio Berretti, prima per Interpump con il titolo a 2, la società non aveva nessun bisogno di liquidità, ma poteva essere interessante fare un medione sui prezzi che avevamo in carico sui bilanci, anche perché avevamo la precisa sensazione che quei 2 euro prezzati del mercato fossero frutto dell’irrazionalità del momento e non per il valore intrinseco dell’azienda. Abbiamo inventato questa cosa ed è andata molto bene. Poi abbiamo replicato lo schema di warrant in D’Amico, Servizi Italia, in Tip due volte, in Digital Magics e ora ormai ce l’hanno copiato in tantissimi. Rimane uno strumento efficentissimo, intelligente perché di fatto consente di fare aumenti di capitale a premio anziché a sconto. Pensi solo se qualcuno con un pizzico di intelligenza avesse avuto l’idea di farlo su certe banche, quante soddisfazioni avrebbe potuto dare. Oggi come oggi, altre idee così brillanti non ne abbiamo, ma se ci vengono gliele racconterò”.

 
9 Marzo 2009 - 9 Marzo 2018, 9 anni consecutivi di rialzo, 9 anni sotto il segno del toro. Da quello che abbiamo letto probabilmente vedremo anche il decimo.
Come potete vedere la Borsa non è così semplice, fare Borsa non è un gioco come volgarmente di dice, ma è un arte in cui pochi riescono a realizzarsi. O la sai fare, impari, studi o altrimenti per non diventare vittima delle perdite, meglio affidarsi a chi lo fa tutti giorni per mestiere.
Il 9 Marzo 2009 è una di quelle date che rimane indelebile nella memoria, in quel periodo anche solo parlare di investimenti, azzardare una sollecitazione agli acquisti, dire solo compra ti metteva in balia di ogni genere di improperi, chi comprava allora era come un membro della carboneria, fai la cosa giusta, ma taci.
Oggi, non voltatevi a vedere quello che è accaduto in seguito, potreste sorprendervi e vivere nel rimpianto. Al prossimo 9 Marzo, perché ce ne sarà un altro, saprete a chi rivolgervi.

@paninoelistino

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