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Economia
Milleproroghe, bonus e sussidi: Draghi dice no, ma non li cancella. E ora...
(fonte Lapresse)

MILLEPROROGHE, BONUS E SUSSIDI: DRAGHI DICE NO MA NON LI CANCELLA. SI POTREBBE FINANZIARE DEBITO BUONO

L’ok al rinnovo del bonus vacanze non è una buona notizia per l’economia del turismo nazionale. E non lo è nemmeno per il Governo Draghi. Il via libera al rinnovo del bonus è arrivato con l’approvazione di un emendamento al Decreto Milleproroghe nelle Commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera, in vista della conversione in legge che dovrebbe avvenire entro il primo marzo.

Non ho mai sentito alcun operatore turistico cantare le lodi del provvedimento, nemmeno quando venne istituito – secondo la logica dei bonus e sussidi a pioggia – probabilmente perché non ha avuto alcuna effettiva ricaduta positiva, nemmeno durante la mini-ripresa turistica registrata la scorsa estate. Oggi la proroga del bonus vacanze ha un sapore persino più amaro. A fronte di una stagione invernale completamente distrutta e di una estiva su cui pende una campagna vaccinale dai contorni assai incerti, che senso ha stanziare poco meno di due miliardi di sostegno alle spese turistiche delle famiglie, quando poi si tratta di una procedura farraginosa e contraria a ogni effettiva programmazione turistica?

L’agevolazione non solo sarebbe estesa a giugno 2021, ma sarebbe spendibile fino a dicembre di quest’anno. Basta questo per rendere utilizzabile quello che fino a oggi ha avuto una richiesta quasi inesistente? Anche la procedura di richiesta è nella logica di una burocrazia che pare lontana mille miglia da quella indicata come “burocrazia buona”, semplice, finalizzata a favorire la vita degli italiani, cittadini e imprese.

Il provvedimento era stato varato nel Decreto Rilancio del maggio 2020. Ma in poco meno di un anno risulta che sia stato utilizzato pochissimo. Forse anche per la procedura tutt’altro che facile.

Il bonus vacanze deve essere richiesto esclusivamente per via digitale. Per ottenerlo è necessario che un componente del nucleo familiare sia in possesso di un’identità digitale SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) o CIE (Carta d’Identità Elettronica). Al momento della richiesta del bonus, infatti, si dovranno inserire le credenziali e solo successivamente fornire l’Isee. Già, perché per poter ottenere il bonus occorre avere un Isee inferiore a 40mila euro. Quindi occorre fare una richiesta all’Inps per ottenere il rilascio dell’indicatore della situazione economica equivalente. Il tutto per ottenere un rimborso che varia dai 150 ai 500 euro (al massimo) per nucleo familiare, a fronte di un soggiorno in alberghi, campeggi, villaggi turistici, agriturismi e bed & breakfast in Italia.

I cittadini non l’hanno usato, gli operatori turistici lo ritengono sostanzialmente inutile, eppure viene riproposto. Perché non è un buon segnale per il Governo? Perché avremmo avuto bisogno di maggiori segnali di discontinuità. Bonus e sussidi che hanno caratterizzato l’intervento del Governo Conte bis, avrebbero dovuto essere messi in soffitta dal nuovo Governo.

In verità sembra che tra i bonus del Conte-bis alcuni finiranno archiviati. Sembra che il bonus-smartphone (con Isee inferiore a 20mila euro), fortemente voluto dall'ex presidenza del consiglio, per portare la digitalizzazione in Italia, non risulterebbe nelle liste di priorità di Vittorio Colao, a capo del nuovo Ministero dell'Innovazione tecnologica. Stessa fine farebbe il bonus-occhiali (per il quale era previsto un Isee minore ai 10mila euro) e il bonus per l’acquisto dell'automobile elettrica. Ma il destino di questi bonus sembra segnato più per una tacita volontà di non darne corso, cioè di non procedere alla stesura dei decreti attuativi, senza i quali i bonus restano lettera morta.

Se così fosse sarebbe strano due volte. Da un lato – senza cancellare la norma – si dovrebbe immaginare una macchina burocratica comunque impegnata a dare attuazione alla legge, quindi al lavoro nella consapevolezza politica che quel lavoro non sarà portato a termine. Dall’altro lato mantenere la norma sui bonus, pur senza darne attuazione, impedisce di finanziare altre attività. Le poste di bilancio non si cancellano per inadempienza, ma solo per esplicito definanziamento. Sarebbe un peccato non esplicitare nuove scelte. Con i soldi previsti per il bonus vacanze si potrebbe dare attuazione – a esempio – alla richiesta del presidente dell’Upi (Unione Province Italiane), Michele De Pascale, che la scorsa estate aveva chiesto – inascoltato – di finanziare con poco meno di 2 miliardi di euro, “un Piano nazionale dei fabbisogni della rete viaria provinciale italiane per il triennio 2020-2022, che consta di 1.503 progetti per un fabbisogno totale di 1 miliardo 910 milioni”.

Se poi si decidesse di cancellare tutta la pletora di bonus a pioggia – il campionario prevede casi quasi surreali, come il “bonus rubinetti” per contrastare lo spreco d’acqua in casa e in azienda – si potrebbero recuperare risorse anche per quegli altri due miliardi e cento milioni chiesti dall’Upi per la messa in sicurezza delle scuole di competenza provinciale.

I bonus non si lasciano morire senza decreti attuativi, sarebbe meglio cancellarli per legge. Intendiamoci, le proposte dell’Upi sono solo un esempio di quanto si potrebbe fare, creando lavoro (“opportunità e non sussidi”: il debito buono contro il debito cattivo), definanziando i bonus e finanziando altri capitoli di spesa.

* Manager, ex presidente Inps

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