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Economia
Mps,guerra nel governo.Emendamento 5S antiUniCredit che fa tremare l'esecutivo
LaPresse

Vuoi vedere che il governo cade sul Montepaschi e non sul Mes o sul Recovery?”, commentava nel pomeriggio un analista finanziario di una primaria Sim milanese, dopo aver saputo dell’emendamento "anti-UniCredit" in preparazione da parte dei grillini alla legge di bilancio sulla conversione delle imposte differite attive (Deferred tax assets, Dta) in crediti di imposta. Fonti pentastellate hanno infatti confermato ad Affaritaliani.it quanto rivelato dalla Reuters e cioè che il Movimento 5 Stelle ha confezionato una modifica alla manovra per limitare la misura, voluta dal Tesoro, con cui si incentivano le fusioni bancarie per tutto il 2021 attraverso l'imputazione delle Dta a capitale "del soggetto incorporante", dice la legge. 

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Il testo voluto dai grillini fissa un tetto massimo di 500 milioni di euro in termini di beneficio per il patrimonio della banca acquirente mentre la manovra, nella formulazione depositata dal governo in Parlamento, indica un limite pari al 2% degli attivi della più piccola tra le società che si fondono.

Nel caso di Mps che il Tesoro, socio forte al 68,2% vuole aggregare con un partner dalle spalle larghe come UniCredit nel 2021, riprivatizzando l’istituto senese entro fine 2021, il criterio del 2% comporta invece un beneficio di circa 3 miliardi. Risorse che nelle intenzioni della duo di Via XX Settembre Roberto Gualtieri e Alessandro Rivera, direttore generale che insieme al ministro vuole risolvere prima possibile la partita senese, devono servire a sterilizzare l’impatto degli oneri straordinari (costi esuberi) da M&A sul patrimonio di UniCredit, incentivando l’acquisizione di Mps a costo zero.

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Il direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera

Nei piani del Mef, la dote costruita ad hoc arriverà dopo che l’azionista pubblico provvederà a un ulteriore rafforzamento del capitale (complessivamente di tre miliardi di euro, secondo la ultima stima di Equita) per riportare l'indice patrimoniale Cet1, già vicino al minimo di sorveglianza, a livelli accettabili post-cessione di asset deteriorati ad Amco e dopo che verrà trovata, sempre dal Tesoro, una soluzione alla neutralizzazione dei rischi legali miliardari (10 miliardi di possibili cause, di cui 5,6 miliardi legati ai processi Alexandria e Santorini che hanno portato, a ottobre, alla condanna in primo grado per false comunicazioni sociali degli allora vertici della banca) che pendono su Siena.

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Il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri

Nell'operazione, agevolata dall'arrivo in Piazza Gae Aulenti dall'ex ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan che disegnò nel 2017 la ricapitalizzazione precauzionale salvando la banca più antica del mondo, il numero uno di UniCredit Jean Pierre Mustier, restio in questo momento alla crescita per linee esterne, chiede per il coinvolgimento uguali condizioni a quelle che Intesa Sanpaolo ricevette nel 2017 per rilevare le Popolari venete, comprate per un euro, ma soprattutto con lo Stato che si accollò l'onere delle cause e la copertura degli esuberi. 
Architettura, anche questa, messa in pieda dal neo presidente di UniCredit. 

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Carla Ruocco, presidente 5S della Commissione
di inchiesta sul sistema bancario

Il M5S, che sul punto trova la sponda dei sindacati consapevoli di dover gestire post-nozze il difficile capitolo degli esuberi che Mustier aprirebbe con certezza (circa 22 mila i dipendenti in tutto di Mps), è contrario all’uscita dello Stato dal capitale. Come alternativa, chiede che, sempre in sintonia con Fabi&C, l’istituto senese giochi un ruolo da pivot in un’aggregazione bancaria a tre con Carige e PopBari (operazione salva-esuberi per la non sovrapposizione territoriale) o alla peggio, visto che per ridisegnare la partecipazione dello Stato il Tesoro dovrebbe riaccordarsi con Bruxelles, ritardare l’uscita del socio pubblico da capitale di due anni. In attesa cioè, che migliori lo scenario macro (dal 2016 il Mef cerca di traghettare  senza successo Rocca Salimbeni nelle braccia di un partner).

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Il Ceo di UniCredit Jean Pierre Mustier

Rivera e Gualtieri vogliono invece rispettare le tempistiche precedentemente fissate con l’Ue in occasione del via libera comunitario alla ricapitalizzazione precauzionale di Mps per dare anche un segnale di affidabilità politica alla Commissione, con cui il prossimo anno l'Italia aprirà la partita ben più delicata e importante del Recovery Plan, dove il governo si gioca la faccia.

In più sul destino di Siena, anche lo stesso Pd è spaccato al proprio interno, con i Dem toscani capitanati dal neopresidente della Regione Eugenio Giani che non vogliono perdere la presa sulla banca territoriale di riferimento. Che invece, con la mega-dote miliardaria, finirebbe per diventare una provincia dell’impero europeo di UniCredit.

La guerra nelle anime della maggioranza si trascina carsicamente dall'inizio dell'estate. E così dopo che la scorsa settimana il senatore pentastellato Elio Lannutti a capo di una quindicina di esponenti del M5S ha presentato un'interpellanza al ministro Gualtieri per accendere un faro sul nuovo esborso di soldi dei contribuenti per rimettere in sesto la banca, ora i grillini muovono l'artiglieria pesante, con l'emendamento, nel delicato iter di approvazione della manovra. 

Che succederà dunque in Parlamento, se il premier Giuseppe Conte non dovesse convincere i grillini a ritirare la norma ad hoc, quando bisognerà votare le modifiche all’articolo 29 della legge di bilancio intitolato “Incentivi alle fusioni aziendali”? 

@andreadeugeni

 

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