Accessibilità digitale e inclusione: l'intervista al Presidente di DataExpert Sebastiano Torcellan - Affaritaliani.it

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Accessibilità digitale e inclusione: l'intervista al Presidente di DataExpert Sebastiano Torcellan

Torcellan (DataExpert): "È un dovere morale includere le categorie vulnerabili nel processo di validazione e nell’introduzione dei metadati che rendono accessibili i contenuti digitali"

di Claudia Conte

Comunicazione e interpretazione dei dati, DataExpert e il modello basato su accessibilià e inclusione: l'intervista al Presidente Sebastiano Torcellan

Siamo con Sebastiano Torcellan Presidente di DataExpert, company data leader nel settore protagonista nel mercato italiano nel trasformare il modo in cui le aziende comunicano e interpretano i dati per creare esperienze digitali personalizzate efficienti ma soprattutto inclusive. Allora presidente, il 28 giugno entrerà in vigore l'Accessibility Act europeo, ossia una direttiva che rende fruibili accessibili i vari dispositivi e i documenti alle persone con disabilità. Cosa cambia con questa introduzione rispetto al passato? 

Beh, intanto anche in Italia finalmente c'è una legge che recepisce una direttiva europea che già esiste dal 2019, quindi c'è l'obbligo sostanzialmente per tutti gli enti pubblici e per le aziende che hanno un rapporto con il pubblico massivo e con un fatturato di oltre 500.000.000 milioni di euro in un triennio, di rendere i propri siti internet, la propria comunicazione e anche i propri servizi digitali accessibili a tutte le persone con disabilità. Secondo delle linee guida che sono 4 sostanzialmente, definite dalla World Guidelines che sono: percepibile, utilizzabile, robusto e comprensibile. Questo dà sostanzialmente una spinta a fornire la struttura necessaria per garantire la piena accessibilità a tutte quelle categorie che hanno disabilità gravi, ma anche non. 

Come si può garantire che queste esperienze digitali personalizzate siano inclusive realmente per le persone ipovedenti e per altri utenti con disabilità? 

Questa è una bella domanda, perché nel mercato ci sono dei tool automatici che dicono di assicurare l'accessibilità dei siti dei servizi digitali dei documenti almeno per l'80%, ma in realtà non garantiscono la vera qualità e la vera accessibilità agli utenti con disabilità. Tenga presente che in Italia circa il 90% dei siti e dei documenti che vengono scambiati digitalmente non è pienamente accessibile. Quindi nel momento in cui si va a verificare sostanzialmente la vera conformità del prodotto digitale o del documento digitale, in realtà poi non lo è. Faccio un esempio, chi è affetto dal daltonismo ha delle difficoltà nell’interpretare il contrasto cromatico all'interno dei siti, ma anche dei documenti; quindi, si trova probabilmente a fruire un'informazione alterata rispetto poi all'effettivo contenuto che si che dovrebbe in qualche modo apprendere. 

Voi siete poi tra i primi ad introdurre questo strumento: quali strategie, quali tecnologie adotta DataExpert per assicurare che la personalizzazione non escluda ma valorizzi le diversità funzionali? 

Noi ci occupiamo da un po' di tempo di tradurre e formattare tutte le informazioni digitali. Questo è il nostro mestiere, prima nella comunicazione standard delle grandi aziende e poi introducendo dei metadati, si chiamano così, quelle strutture di riferimento all’interno dei siti o dei documenti che aiutano tutte le tecnologie ausiliarie assistive per interpretare e comunicare adeguatamente alle categorie disabili il contenuto, ovvero i documenti. Ci troviamo di fronte mediamente a uno scambio di documenti pdf che dovrebbero in qualche modo essere accessibili in modo universale, in realtà in questo momento non lo sono, e quindi l'introduzione di determinate strutture sui dati aiutano tutti i portatori di disabilità, perché possono essere visive, uditive, motorie, o anche di apprendimento a interpretare correttamente il contenuto dei contratti estratti conto, comunicazioni che molte volte anche noi che leggiamo in 20 pagine con clausole contrattuali, e facciamo anche fatica a capire e a interpretare. 

DataExpert raccoglie e utilizza i dati delle persone con disabilità, che con raccoglie e utilizza per migliorare i servizi. Ma come farlo senza violare la loro privacy o anche la dignità delle persone con disabilità? 

Noi non raccogliamo dati, ma diamo la disponibilità dei documenti o dei siti o delle app in formato accessibile; quindi, diciamo che non entriamo proprio nel merito dei dati, ma diamo la possibilità agli utenti con disabilità di capire realmente e interpretare il contenuto, quindi il consenso informato del dato. Questo significa includere e valorizzare la dignità etica e morale delle persone che hanno veramente bisogno di capire cosa c'è scritto nei documenti o nei siti o nelle applicazioni. 

Una data company secondo lei ha anche il dovere morale nei confronti degli utenti disabili? 

Assolutamente sì, la data company deve fornire gli strumenti adeguati e dare la possibilità a queste categorie vulnerabili di entrare nel merito delle informazioni dei documenti che deve in qualche modo capire, e magari anche sottoscrivere, dando anche la possibilità di governare quantomeno i propri dati attraverso la cancellazione, il rifiuto o in qualche modo la capacità di selezionare che cosa dei propri dati deve essere trasmesso a chi lo richiede. 

Avete delle collaborazioni con dei professionisti specializzati, dei consulenti, anche con rappresentanti di associazioni di persone con disabilità? E quanto contano le loro voci? 

Contano tantissimo perché è un dovere morale quello di includere queste categorie vulnerabili nel processo proprio di validazione, dell'introduzione di queste strutture di metadati che vanno in qualche modo ad agevolare gli strumenti che occorrono per tradurre i contenuti sia dei siti che dei documenti. Collaboriamo con delle multinazionali che hanno all'interno dei loro panel di controllo parecchie categorie di disabili, quelle dei non vedenti, categorie con disabilità motorie, poi anche con disabilità cognitive. Perché non ci sono solo le disabilità gravi che vanno incluse poi negli aspetti di traduzione dei contenuti, ma ci sono anche categorie più ampie che hanno dei problemi, magari di apprendimento, quindi per l'introduzione di metadati che vanno in qualche modo a sintetizzare in un linguaggio più chiaro, i contenuti di clausole contrattuali, è fondamentale anche far capire a queste persone il reale contenuto dei documenti. 

Quindi uno strumento per rendere più inclusiva la società intera, anche grazie a questo strumento e a DataExpert che se ne fa in qualche modo promotore. Grazie Presidente. 

Prego.