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Coronavirus, Bernardi: “Fase 2 Illumia? Fiducia e investimento nel digitale”

Coronavirus, fase 2: l’intervista di Affaritaliani.it a Matteo Bernardi, Amministratore Delegato di Illumia.

La pandemia di COVID-19 ha innescato un irreversibile spostamento verso il digitale. Gli incentivi previsti nel Decreto Rilancio per l’efficientamento energetico dovrebbero poter favorire il fenomeno.
Il modello di consumo energetico è radicalmente mutato: l’Osservatorio di Illumia ha rilevato una contrazione tra il 40% e il 50% dei consumi della propria clientela business accanto a una crescita dei consumi domestici al 5%.
Ma investire nel digitale non basta: sin dall’avvio della fase 2, Illumia ha garantito una sicurezza anticontagio all’insegna della fiducia nei dipendenti, della riorganizzazione, della smartness, dell’efficienza e della tangibilità.

L’intervista di Affaritaliani.it a Matteo Bernardi.

Come state affrontando la fase 2? Come avete implementato lo smart working al fine di garantire la sicurezza e la continuità del servizio? Cosa rimarrà in futuro di questa modalità di lavoro?

Fin dai primi giorni di marzo, quando si è stabilito il lockdown nazionale, ci siamo organizzati per garantire lo smart working a tutti i collaboratori, nonostante, come servizio di pubblica utilità, non fossimo obbligati. Ora, però, c’è tanta voglia di tornare a lavorare insieme guardandosi negli occhi, pur con la consapevolezza di dover fare i conti con la sicurezza. Per questo, l’azienda ha ultimato tutte le modifiche necessarie agli spazi aziendali per garantire un rientro sicuro, che è già iniziato il 18 maggio su base volontaria. Ad ogni modo, noi non seguiremo Twitter in un full smart working per il futuro: avere un luogo fisico in cui condividere dubbi, sfide e successi, per noi è un moltiplicatore e non un freno.

Come evolverà il vostro assetto organizzativo in termini di struttura e processi?

È già difficile rispondere a questa domanda in tempi “normali”… Il nostro assetto organizzativo è in continua evoluzione. Ad ogni modo, è chiaro che stiamo tutti entrando – volenti o nolenti – in un’epoca in cui la dimensione digitale sarà prevalente. Questo implica un adeguamento sul fronte commerciale, sul quale ci siamo attivati già da qualche anno e con ottimi risultati, ma anche nel rapporto col cliente che cercherà sempre più piattaforme che possano rispondere velocemente alle richieste, grazie ad esempio all’intelligenza artificiale. Su questo fronte dobbiamo ancora fare tanto, ma il passaggio a SAP effettuato a gennaio 2019 va in questa direzione.  

Avete nominato un Covid manager o un’unità dedicata?

Sin dalle prime ore della crisi a è stata istituita una task force interna composta da Ufficio Risorse Umane e Legal e dal Responsabili della Sicurezza sul lavoro, destinata alla pianificazione della messa in sicurezza e al supporto continuativo ai dipendenti. La task force ha provveduto a una reattiva pianificazione della sanificazione degli spazi e della messa in sicurezza degli ambienti. Tutta la sede è stata riorganizzata sulla base dei protocolli aziendali di sicurezza anti-contagio, costruiti sulla limitazione dei rischi di esposizione, prossimità e aggregazione, nell’attesa di poter far rientrare i collaboratori fisicamente in sede in ottemperanza dei decreti ministeriali.

Che impatto prevedete sui vostri ricavi, margini e dipendenti nel 2020? E nel 2021?

Più che tema di rincari, quello su cui poniamo l’attenzione è un tema di insoluti, cioè i mancati pagamenti delle bollette, che in questi mesi abbiamo visto aumentare. L'annuncio, dato nei primi mesi della pandemia da parte del Governo, poi ritrattato, della sospensione delle bollette, ha generato da subito una confusione nel cliente che spesso si è tradotta in mancati pagamenti, sia da parte della clientela domestica che business. Il problema è consistente se consideriamo che almeno il 60% della bolletta dobbiamo versarlo allo Stato (o sue partecipate) anche quando non lo incassiamo. È quindi facile intuire la sfida che abbiamo davanti. Sarebbe importante, invece, che tutta la filiera contribuisse a farsi carico della situazione di crisi.

Come sta evolvendo e come evolverà la vostra strategia e modalità di comunicazione?

In tempi di crisi riteniamo importante “parlare chiaro”, condividere la nostra realtà nuda e cruda con tutti i nostri stakeholder, dai clienti, ai fornitori, fino agli interlocutori istituzionali. Siamo partiti da quello che siamo con una campagna social che ha declinato tutti i nostri valori aziendali. Per capire dove andare è sempre necessario sapere chi si è. Adesso stiamo cercando di rendere i consumatori consapevoli delle regole eccezionali previste dall’Autorità e di quanto Illumia sta facendo in aggiunta. Da qui è nato un vademecum insieme al “Manifesto per l’energia”, una realtà che raccoglie aziende e associazioni dei consumatori, e che hanno diffuso tramite i rispettivi siti.

Quale recovery plan prevedete di mettere in campo nel 2020?

Ripartiamo dalla fiducia nei nostri collaboratori, ai quali abbiamo voluto confermare l’erogazione dei bonus per gli obiettivi raggiunti nel 2019 e dei buoni pasto; consolidiamo l’investimento sul digitale, che ci ha permesso l’anno scorso un aumento del 70% del suo fatturato, e continuiamo a sviluppare progetti speciali, incluse operazioni di M&A. Proprio a giugno annunceremo la nascita di una nuova società, dedicata a uno specifico segmento di clientela.

A livello generale, come stanno cambiando i consumer needs, le abitudini di spesa e modelli di consumo? Quali categorie di prodotti e servizi sono più a rischio, meno a rischio o, addirittura, favorite?

Sicuramente questa situazione innescherà un forte spostamento verso il digitale e probabilmente gli incentivi previsti nel Decreto Rilancio per l’efficientamento energetico daranno una spinta in più. Anche su questo da circa un anno abbiamo deciso di fare un passo, istituendo una divisione ad hoc in azienda dedicata a questo segmento di clientela, Per quanto riguarda i consumi, dal nostro osservatorio abbiamo assistito a una forte diminuzione dei consumi elettrici in Italia e a un mutamento del profilo dei consumi nell’arco della giornata, dovuta al cambiamento delle abitudini forzato dal lockdown. Più nel dettaglio, abbiamo registrato una forte contrazione, tra il 40 e il 50%, dei consumi della nostra clientela business, accanto a una crescita dei consumi domestici del 5%.

Quali impatti si possono prevedere a livello socioeconomico in Italia, in Europa e a livello globale?

Tutto il mondo dei piccoli imprenditori, artigiani, commercianti e ‘partite iva’, che sono forse tra i più autentici rappresentanti del ‘made in Italy’, è colpito e avrà bisogno di molto tempo per riprendersi. La criticità da sostenere è sicuramente la liquidità che deve essere agevolata snellendo la burocrazia attuale.

Negli ultimi mesi si è registrato un incremento dell’uso della tecnologia. Pensate che il lockdown possa aver favorito l’impiego della domotica e dei servizi di smart home per godere delle potenzialità hi-tech della propria abitazione? Come sarà la casa del futuro?

Finché non si porterà a termine la liberalizzazione del mercato energetico, difficilmente i servizi aggiuntivi vedranno la luce in tutto il loro potenziale. Ad ogni modo, noi cerchiamo sempre nuove iniezioni di innovazione, ad esempio con il nostro contest per startup in partnership con Wylab. Il progetto ha lo scopo di individuare prodotti e servizi d’avanguardia in grado di rendere più smart, efficiente e tangibile l’energia, dando l’opportunità a una giovane startup energetica di emergere e sviluppare prodotti e servizi innovativi.

Guardate all’impegno della task force messa in piedi dal Governo con fiducia? Cosa pensate dell’App di tracciamento? Prevedete di utilizzarla?

L’istituzione di task force è un segno di umiltà, ma anche di paura. Ognuno deve prendersi le proprie responsabilità, non si può chiedere agli scienziati di fare la politica industriale di un paese. Su questo ci sentiamo di rilanciare al governo la nostra definizione di velocità: il meglio è nemico del bene.

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