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Ultimo aggiornamento: 15:23

Deloitte, Private Equity: nel primo semestre 2025 chiusi 249 deal, valore più alto mai registrato nei primi sei mesi di un anno

Milantoni (Deloitte): "Tensioni internazionali rendono il contesto più complesso, ma condizioni monetarie favorevoli, PNRR e Next Generation EU offrono nuove opportunità di investimento e crescita"

di Redazione Corporate

Deloitte: primo semestre 2025 ai massimi storici con 249 deal conclusi e focus crescente su sostenibilità, Intelligenza Artificiale e Private Equity

Nonostante le incertezze geopolitiche e il quadro macroeconomico complesso, il mercato italiano del Private Equity mostra segnali di resilienza e dinamismo. Secondo i dati della 46ª edizione della Private Equity Survey di Deloitte Private, realizzata in collaborazione con AIFI e Osservatorio PEM di LIUC Business School, nel primo semestre del 2025 sono stati conclusi 249 deal, il numero più alto mai registrato in sei mesi.

Nel dettaglio, l’86% degli investitori prevede un contesto economico stabile o in miglioramento per il secondo semestre, mentre l’88% si aspetta un numero di operazioni stabile o in aumento. Tra le tendenze emergenti spicca il ricorso al private credit, cresciuto al 28,6% (+17 punti percentuali rispetto al semestre precedente), a discapito del credito bancario, che resta comunque la fonte principale (53,6%) ma in calo.

L'integrazione dei criteri ESG è ormai prassi consolidata: circa il 64% degli operatori li applica nella selezione o nella gestione delle partecipate. Inoltre, l’83% considera rilevante la presenza di tecnologie di intelligenza artificiale nei target d’investimento, con un 21,4% che la indica come fattore decisivo. Sul fronte dei fondi pubblici, il 57,1% degli operatori prevede di utilizzare risorse del PNRR e Next Generation EU su una quota limitata del portafoglio (fino al 25%), mentre cresce l’interesse per un’applicazione più estesa.

A livello geografico, l’85,7% delle operazioni è stato realizzato nel Nord Italia (suddiviso equamente tra Nord-Ovest e Nord-Est), il Centro sale al 7,1% e l’Estero arriva al 5,4%, segnando un netto miglioramento rispetto alla precedente assenza. Il Sud resta stabile all’1,8%. Il comparto Manifatturiero si conferma il più attrattivo per gli investitori nel secondo semestre, raccogliendo il 23,8% delle preferenze. Seguono il Food & Beverage con il 14% e il settore Life Sciences & Healthcare al 12,8%. In lieve calo l’interesse per ICT (11,6%) e Consumer Goods (7,9%).

Si registra una preferenza per operazioni di dimensioni contenute: i deal tra 16 e 30 milioni di euro crescono al 30,4%, mentre quelli superiori ai 31 milioni calano al 44,6%. Le operazioni sotto i 15 milioni salgono al 25%. Il valore dei portafogli è atteso in crescita per il 69,6% degli operatori, mentre solo l’1,8% prevede una flessione. In termini di partecipazioni, aumentano le operazioni di maggioranza (83,9%) e calano quelle di minoranza (14,3%). Per il secondo semestre, oltre metà del campione (53,6%) prevede un numero di deal invariato, mentre il 33,9% stima un aumento.

Le attuali tensioni e incertezze sul piano internazionale continuano a influenzare le aspettative degli operatori, rendendo il contesto più impegnativo. Allo stesso tempo, però, le attuali condizioni monetarie favorevoli e il supporto dei programmi europei come il PNRR e il Next Generation EU stanno creando spazi di manovra per nuovi investimenti e strategie di crescita", commenta Elio Milantoni, Senior Partner M&A di Deloitte. "In questo scenario complesso ma in evoluzione, il Private Equity in Italia si orienta verso una maggiore selettività, privilegiando imprese resilienti e aperte all’innovazione, con una crescente attenzione a tecnologie come l’intelligenza artificiale, ormai elemento chiave nelle scelte strategiche degli investitori”.

Nel panorama attuale, le priorità degli investitori si sono profondamente trasformate: i criteri ESG non sono più un’opzione ma un requisito ormai integrato nelle strategie di investimento del Private Equity. Parallelamente, l’intelligenza artificiale sta assumendo un ruolo sempre più centrale nei processi di valutazione, con la maggior parte degli operatori che la considera un fattore rilevante nella selezione delle aziende target. Sul fronte settoriale, il manifatturiero continua a rappresentare un comparto chiave, mentre si registra un crescente interesse verso ambiti in forte evoluzione come il Food & Beverage e il Life Sciences & Healthcare”, dichiara Claudio Scardovi, Deloitte Private Equity Leader.