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Made in Italy: se ne parla in un convegno alla Camera dei Deputati
Tradizione, innovazione e diplomazia d’impresa: professionisti e imprese uniti per trasformare il prestigio italiano in valore economico e autorevolezza internazionale

Alla Camera dei Deputati l'incontro “Made in Italy 2030: professionisti e imprese per un nuovo posizionamento globale”
Il Made in Italy non è soltanto un marchio, ma un asset strategico, un fattore di politica estera capace di tradurre prestigio e reputazione in valore economico. È questa la chiave emersa dall’incontro “Made in Italy 2030: professionisti e imprese per un nuovo posizionamento globale”, ospitato nella sala stampa della Camera dei deputati e promosso dall’onorevole Cristina Almici, che ha organizzato e guidato i lavori. Commercialista nella vita professionale, Almici si è distinta anche in questa occasione per la capacità di dare voce alle esigenze delle imprese: "Il nostro compito è portare nelle istituzioni la voce di chi ogni giorno produce valore, crea lavoro e tiene alto il nome del Paese. Le imprese non chiedono privilegi, ma condizioni eque per poter competere nel mondo".
Il dibattito ha messo in luce la centralità delle aziende come avamposti della Repubblica. Giuseppe D’Onofrio, legale rappresentante di Arkipiù, ha rimarcato come il Made in Italy sia credibile solo se si traduce in innovazione concreta: "Non costruiamo soltanto edifici, ma spazi intelligenti che riflettono equilibrio tra tecnologia, sostenibilità e qualità della vita". Una prospettiva globale condivisa anche da Giada Tong Chen, imprenditrice italo-cinese, che ha raccontato il Made in Italy come ponte culturale ed economico: "Il carro del potere è la conoscenza, l’informazione, la curiosità. Per il 2030 dobbiamo innovare, digitalizzare, attrarre capitali e rafforzare filiere globali, così l’Italia potrà essere sinonimo di autorevolezza oltre che di eccellenza".
Un’altra direttrice cruciale è quella delle professioni, sottolineata da Matteo Tosi, avvocato e mentor legale, che ha invitato a superare il modello artigianale di studio: "Un avvocato oggi deve essere un Legal CEO, un leader d’impresa. Studi efficienti significano giustizia più rapida, imprese competitive, cittadini meglio tutelati". Un richiamo che si affianca alla riflessione del professor Ezio Stellato, presidente di IDEA, fiscalista e commercialista, che ha posto l’accento sull’importanza di una cornice normativa e fiscale stabile: "Solo così potremo attrarre capitali e sostenere l’internazionalizzazione del nostro tessuto produttivo".
Dal campo è arrivata la testimonianza di Christian Marzullo, attivo a Dubai, che ha raccontato la centralità del real estate come leva di diplomazia economica: "Una casa non è solo un bene materiale, ma un lifestyle, un biglietto da visita culturale. Il settore immobiliare deve entrare a pieno titolo tra gli strumenti del Made in Italy, al pari della moda o del design".
Il messaggio complessivo, rafforzato dal ruolo di Almici come promotrice dell’iniziativa, è che tradizione e innovazione devono camminare insieme. La diplomazia d’impresa deve affiancare quella istituzionale per fare del Made in Italy, entro il 2030, non soltanto un marchio di prestigio ma un hub globale di capitale, fiducia e competenze.