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Motore Italia: le PMI che muovono il paese, lo sguardo all’ Emilia-Romagna

Motore Italia, edizione Emilia-Romagna: le PMI che fanno muovere il paese. Sguardo alle eccellenze emiliane romagnole, alla ripartenza e alla resilienza.

Motore Italia è un progetto di comunicazione che racconta le imprese che con il loro dinamismo assicurano la spinta di base all’economia nazionale e un esempio di capacità e creatività nel manufacturing e nei servizi che portano il Made in Italy in tutto il mondo.

L’iniziativa Motore Italia, arrivato alla sesta edizione, vuole approfondire e dibattere riguardo le opzioni strategiche che riguardano la gestione delle piccole e medie imprese, con l’obiettivo di offrire risposte concrete per le aziende e gli imprenditori. Immancabile è stato lo sguardo all’ultimo anno, dominato dalla crisi pandemica, e il dibattito sulle possibili soluzione per porre le basi territoriali e di respiro nazionale nell'ottica della ripartenza del mondo finanziario e industriale che dia nuovo respiro al made in Italy.

Motore Italia questa volta pone lo sguardo alla regione dell’Emilia Romagna, attraverso una collezione di testimonianze di players eccellenti di diversi settori per scoprire e dar voce alle piccole e medie imprese. Ad illustrare le caratteristiche vincenti del modello emiliano-romagnolo sono intervenuti, dopo il discorso di apertura del presidente della Regione, Stefano Bonaccini, una ventina di rappresentanti, imprenditori e professionisti, delle maggiori istituzioni regionale, tra gli altri Marco Hannappel, Presidente e AD Philip Morris Italia, Alberto Vacchi Presidente e AD di IMA, Cristina Balbo, Direttore Regionale di Intesa Sanpaolo Emilia-Romagna, Federico Rigoni, Chief Revenue Officer di Tim,  Stefano Rossetti, Vice Direttore Generale Vicario di BPER Banca.

Motore Italia, Emilia-Romagna: la frontiera dell'innovazione. Le dichiarazioni di Hannappel (Philip Morris Italia), Vacchi (IMA), Rigoni (TIM).

Sull’industria 4.0, nell’ ottica della lotta al fumo e di un futuro senza fumo è intervenuto Marco Hannappel, Presidente e AD, Philip Morris Italia, che ha spiegato nel suo intervento: “Siamo cittadini dell’Emilia-Romagna dal 1963, con una forte presenza sul territorio. 15 anni fa abbiamo creduto nella più grande trasformazione di un’azienda multinazionale negli ultimi 20 anni, come sapete Philip Morris è ed era un grande produttore di prodotti tradizionali del tabacco e decide di investire €7 miliardi di dollari per trovare prodotti alternativi alle sigarette e di conseguenza costruire quello che definiamo un futuro senza fumo. Per farlo trova una modalità nuova che è il tabacco riscaldato e decide di costruire quello che è il più grande stabilimento del mondo di Philip Morris a Crespellano i provincia di Bologna. Inaugurato nel 2016 è costato oltre un miliardo di euro ed è uno stabilimento italiano, non solo per la location ma perchè nasce, si sviluppa sul nostro territorio e delle circa 650 aziende che hanno contribuito a costruirlo circa 600 sono italiane. L’abbiamo fatto in Emilia- Romagna perché c’è una grandissima tecnologia in ambito di packaging. Parlando di attrattività degli investimenti noi siamo un esempio in cui portando qui la grande macchina industriale stiamo sviluppando e continuando a investire sul territorio per quello che questo stabilimento farà nel futuro. Non solo Crespellano è il più grande stabilimento ma è la base di partenza di tutti i prodotti di nuova generazione che vengono prodotti nel mondo. Negli stabilimenti lavorano ad oggi 1.600 persone che non si sono mai fermate neanche nel periodo del Covid, così come non si sono fermate le nostre assunzioni: nel periodo più critico della pandemia abbiamo assunto 100 persone e rinnovato 200 contratti proprio perché crediamo in quello che stiamo facendo. Da Bologna non solo escono prodotti che vanno in 40 paesi del mondo, ma a Bologna costruiamo le fabbriche che vengono costruite negli altri paesi. Perché la conoscenza che Crespellano da come impianto pilota costituisce il futuro del nostro paese ma anche il futuro dell’export di macchinari. Dall’industria 4.0 si può passare al 5.0 attraverso il digitale e il 5G, il nostro è un impianto già pronto per il futuro che può passare al 5G velocemente.

Quando la connettività entra in azienda, l’innovazione dell’impianto produttivo si mischia con le innovazioni degli altri settori come intelligenza artificiale, cloud, si può gestore tutto in maniera più efficiente come la logistica, moltissime delle operazioni che oggi le machine fanno lo possono fare sempre in maniera più intelligente connessi con il cloud.

Lo stabilimento di Crespellano è già nato e costruito per il futuro, il passaggio è più semplice nascendo come un impianto 4.0. Ci vogliono oltre all’evoluzione delle macchine anche le competenze delle persone che necessitano di investimenti. Uno lo abbiamo annunciato a dicembre: l’istituto per le competenze di manifattura nasce proprio a Crespellano e sarà inaugurato a settembre con grandi partner, sia sul piano accademico che istituzionale. Sarà un polo di competenze per i nostri dipendenti e per chi potrà e dovrà essere inserito nel mondo aziendale. La sfida delle competenze sarà parallela all’evoluzione di una fabbrica da 4.0 a 5.0 ”

Alberto Vacchi, Presidente e AD, IMA, ha così parlato nel corso del panel sull’innovazione riguardo al ruolo di una multinazionale come incubatore di innovazione nel territorio: “ Il nostro grande salto l’abbiamo compiuto a partire dal 2008/2009 con un’apertura nuova rispetto al rapporto tra aziende e fornitori; ciò è riuscito a darci un contributo diverso condividendo il valore che si generava con un’impresa molto più orizzontale rispetto alle abitudini. Ricordare che oggi ricerca e innovazione sono il motore dello sviluppo è quasi banale, lo è meno se cerchiamo a esaminare le ragione che spingono all’innovazione in alcune regioni o stati le imprese. Questo tema è interessante in Italia, la nostra nazione, di fatto, non cresce da due decenni. Una debolezza è sicuramente generata da una certa forma di politica, dalla burocrazia, dall’assenza di meritocrazia e anche da una certa forma di corruzione. Per fortuna si salvano ancora diverse aziende figli di lunghe tradizione familiari, e l’Emilia-Romagna è certamente uno di questo casi in cui il rapporto tra imprese e contesti istituzionali è virtuoso e diverso rispetto al territorio nazionale. Sono tutte, però, scorte storiche che potrebbero esaurirsi se non si apprendono nuovi linguaggi e nuove tecnologie. Se la spinta non sarà importante, l’Italia rischia nei prossimi dieci anni di perdere ancor più il passo delle altre nazioni, soprattutto la propria reputazione di potenza industriale. Bisogna ridurre il gap formativo ricordare all’università la propria visione, che deve agire con entusiasmo. Senza ricerca e senza formazione non si riescono a realizzare progetti a lungo termine. In un’azienda come la nostra innovazione significa uscire da logiche localistiche a autarchiche costruendo un team di alto livello formativo. Collaborare ed essere motori attivi e non solo parte di quella macchina che dobbiamo condurre e guidare.

In Italia abbiamo speso tanto e male, pensiamo a quanti programmi, master che non hanno dato risultati. Dobbiamo guardare al passato e utilizzare al meglio le risorse del Recovery Fund. Dobbiamo colmare il gap e coinvolgere tutte le parti sociali. Per fare ciò bisogna organizzare un sistema di rinforzo del credito agevolato per l’innovazione delle aziende competitive.

Ciò che dobbiamo fare nel nostro mondo è di avere non soltanto macchine più veloci, ma macchine più intelligenti, in questo caso la connettività diventa importante. Entriamo nella logica di utilizzo di sensori che consentono il controllo da remoto, la raccolta e l’analisi di dati di ciò che le macchine producono attivando sistemi di apprendimento di Intelligenza Artificiale che diventeranno pane quotidiano delle macchine automatiche e che stanno diventando caratteristica che ci distingue dai nostri competitor.

Dovremmo essere pronti come mondo di macchine automatiche per il packaging ad utilizzare prodotti nuovi e materiali nuovi. Il motore elettrico per noi rappresenterà un tassello importante per investire nel futuro.”

Federico Rigoni, Chief Revenue Officer, Tim, ha toccato il tema della connettività e dei servizi che possono che la rete può portare alle imprese: “La trasformazione digitale è un fattore che la pandemia ha accelerato, fino a un anno fa non tutti erano pronti ad ascoltare quello che questo tipo di situazione può abilitare. Come TIM abbiamo un forte piano di investimenti per quanto riguarda la connettività sia nel mondo della fibra FTTH che nel mondo mobile quindi 5G. Grazie a questa connettività abbiamo lanciato il nuovo Piano industriale 2021-2023 che si chiama Beyond Connectivity” perché consideriamo questo tipo di connettività ultrabroadband come abilitatore a servizi che permetteranno alle imprese di compiere un percorso di trasformazione digitale di ampio respiro. Con l’azienda del gruppo Noovle nata l’anno scorso grazie alla partnership con Google abbiamo formato un cloud italiano al 100% e ne rappresenterà l’eccellenza del Cloud italiano. Abbiamo Olivetti che si occupa di intelligenza artificiale e fornirà tutti gli algoritmi per aiutare questi dispositivi una quantità di dati enormi per gestire le varie situazioni in tempo reale, e infine un’azienda del gruppo che si occupa di Cyber Security perché quando implementi la trasformazione digitale diventi anche vulnerabile, e la cyber security diventa elemento fondamentale della trasformazione digitale.

In Italia abbiamo 152 distretti industriali che rappresentano il 25% della produzione italiana ma il 65% della manifattura, riteniamo che mettere a disposizione dell’impresa sia la connettività ultraboardband, sia il Cloud sia la Cyber Security siano abilitatori per competere a livello sia locale che globale.

TIM come player italiano che sta investendo molto per supportare l’imprese sarà un abilitatore fondamentale per la crescita futura.

Oggi abbiamo aperto al 5G 11 città in Italia, il piano prevede di completare la copertura entro il 2025, quest’anno abbiamo l’obiettivo delle 50 città. Nel momento in cui troviamo la necessità di abilitare questo tipo di prestazioni siamo disponibili a modificare i piani per creare le coperture dedicate”

Motore Italia, Emilia-Romagna: i trend dell'economia e la spinta all'internazionalizzazione. L'intervento di Balbo (Intesa Sanpaolo) e Rossetti (BPER).

Cristina Balbo, Direttore Regionale, Intesa Sanpaolo Emilia-Romagna è intervenuta sui possibili scenari e sulle nuove forme di credito per sostenere le pmi nella ripresa: “L’Emilia- Romagna si è dimostrata davvero resiliente. La crisi Pandemica ha colpito tutti, è stato un anno veramente difficile; il compito della banca è stato prima di tutto dare continuità, liquidità e mettere le imprese  in condizione di superare il momento. Ci sono stati settori, importanti in Emilia-Romagna, come la farmaceutica, l’alimentare e lo stesso turismo che hanno reagito meglio rispetto ad altre regioni. L’export ha addirittura visto segni positivi. La regione ha dimostrato resilienza e, nei momenti in cui l’incertezza è scesa come in fine estate, ha dimostrato una fortissima capacità di reazione che fa ben pensare per la seconda parte di quest’anno.

Come Intesa Sanpaolo investiamo in digitalizzazione da tanti anni, in questo momento abbiamo accelerato moltissimo per dialogare le imprese e per consentire la continuità dell’operatività. Anche la banca è un’impresa e stiamo facendo lo stesso percorso di tante aziende. Il tema dell’innovazione e della digitalizzazione è sempre stato importante, negli ultimi anni le aziende che hanno investito in questo sono sempre cresciute di più. Il supporto e lo stimolo che vogliamo dare è quello finanziario alle imprese, all’inizio con la liquidità, adesso dobbiamo aiutarle nel guadagnare tempo fin quando i fatturati torneranno a girare, soprattutto per consentire di investire. C’è un bisogno vitale di investimento, che devono andare verso la transizione green e sostenibilità da un lato e digitalizzazione dall’altro. Lo facciamo offrendo ai clienti tutte le nostre competenze.”

Stefano Rossetti, Vice Direttore Generale Vicario, BPER Banca, ha spiegato nel suo intervento come una banca sostiene l’internazionalizzazione e la crescita delle imprese sui mercati esteri: “L’Emilia-Romagna è il cuore di BPER della direzione generale e dei 153 anni di storia, il luogo dove abbiamo cominciato il nostro cammino. Le banche devono essere la soluzione della crisi, perché un anno fa di questi tempi attraverso le banche si sono riversati oltre €150 miliardi di finanziamenti garantiti a vario titolo che hanno costituito una boccata di ossigeno fondamentale per il sistema economico. Per quanto riguarda il tema export la nostra banca da sempre, essendo in questa regione che ha il record italiano di export pro capite (40% del PIL regionale è export), da sempre ci pone in ottica di avanguardia. L’export dell’Emilia-Romagna ha fatto un -8% a fronte del -10% nazionale, e si è attestato attorno ai €60 miliardi. Nella realtà è interessante vedere la velocità di uscita che ci consegna una diminuzione dell’1,5%. Quindi la macchina nel complesso si sta riprendendo, al di la del fatto che continua ad avere l’Europa come motore principale dei due terzi delle proprie esportazioni, trova due mercati importanti come gli Stati Uniti e a Cina.

I settori che soffrono di più sono tra gli altri la mettalurgia e la moda, quelli che performano positivamente sono i prodotti farmaceutici e l’industria del tabacco. Credo che la banca sia fondamentale per accompagnare un’azienda di qualsiasi dimensione, noi abbiamo un portale dal 2014 che da tutte le informazioni indispensabili per affrontare qualsiasi mercato estero, una rete di oltre 150 specialisti sul territorio, e solo l’anno scorso  abbiamo fatto circa trenta webinair con circa 400 aziende, a confermare quanto la banca sta lavorando sul tema dei mercati esteri.”

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