UniCredit presenta il primo Longevity Forum: Italia e Europa di fronte alla sfida del vivere più a lungo - Affaritaliani.it

Corporate - Il giornale delle imprese

 

UniCredit presenta il primo Longevity Forum: Italia e Europa di fronte alla sfida del vivere più a lungo

Tra le evidenze più incisive, emerge che entro il 2050 l’aspettativa di vita media in Europa aumenterà di 4,5 anni, ma quella in buona salute solo di 2,6

di Elisabetta Marciano

UniCredit inaugura il primo Longevity Forum: a Milano si apre il dibattito internazionale sulla sfida della vita lunga e di qualità

Oggi Palazzo Mezzanotte ha ospitato un evento di portata storica e dal respiro internazionale: il primo UniCredit Longevity Economic Forum, appuntamento che ha riunito esperti globali, premi Nobel, accademici e leader dell’innovazione per affrontare una delle trasformazioni più profonde del nostro tempo: l’invecchiamento della popolazione e le implicazioni economiche, sociali e culturali della longevità.

L’evento è stato il teatro della presentazione di una serie di ricerche sviluppate da UniCredit in collaborazione con il National Innovation Centre for Ageing (NICA) del Regno Unito e Fidelity International. Tra i risultati emersi spiccano due strumenti innovativi: l’UniCredit Longevity Index (LI) e l’Empowered Living Indicator (ELI), progettati per offrire una lettura integrata della preparazione dei Paesi di fronte a una vita più lunga e, auspicabilmente, di qualità.

Il Longevity Index analizza indicatori oggettivi come infrastrutture sanitarie, ambienti di vita e condizioni sociali, mentre l’ELI misura aspetti soggettivi quali soddisfazione personale, relazioni e senso di libertà. I dati emersi rivelano un quadro variegato: alcuni Paesi tecnologicamente avanzati risultano carenti sul fronte del benessere percepito, mentre realtà con strutture più deboli mostrano livelli più alti di soddisfazione personale. Il messaggio è chiaro: non basta garantire una maggiore aspettativa di vita, serve anche supportare l’autonomia e la felicità dei cittadini.

Tra le evidenze più incisive, emerge che entro il 2050 l’aspettativa di vita media in Europa aumenterà di 4,5 anni, ma quella in buona salute solo di 2,6, portando a un preoccupante divario tra quantità e qualità della vita. E guardando oltre, lo scenario è ancora più complesso: se le stime di una vita media vicina ai 100 anni si realizzeranno, sarà fondamentale ripensare ogni aspetto della società, lavoro, sanità, istruzione e tempo libero, con un approccio dinamico e umano.

L’Italia si posiziona al 14° posto su 30 nel Longevity Index, segnalando una preparazione discreta ma migliorabile. I dati, però, mettono in luce criticità importanti: solo il 26,7% degli adulti italiani pratica regolarmente attività fisica aerobica (contro il 44,3% della media UE), mentre la partecipazione degli adulti tra i 25 e i 64 anni a programmi di formazione continua è del 29,7%, molto al di sotto della media europea del 46,6%.

Anche la salute mentale e il benessere soggettivo risultano carenti: l’Italia occupa addirittura il 28° posto nell’ELI, testimoniando che molti cittadini non si sentono realmente in grado di vivere una vita piena e significativa, nonostante gli indicatori oggettivi positivi come la speranza di vita complessiva tra le più alte d’Europa e la percentuale elevata (43,1%) di over 65 che si dichiarano in buona o ottima salute.

L’Osservatorio su Stili di Vita e Tempo Libero ha mostrato come l’allungamento della vita stia trasformando comportamenti, valori e consumi. Una vita che supera i 100 anni potrebbe includere fino a 274.626 ore di tempo libero, una risorsa straordinaria da reinvestire in benessere emotivo, relazioni significative e realizzazione personale. Tra le nuove tendenze emergenti spiccano la Joy Renaissance, che valorizza esperienze sensoriali ed emotive come motore del benessere, e la Petgevity, fenomeno che riconosce negli animali da compagnia un potente fattore rigenerativo per la salute mentale e sociale. Il Forum ha delineato così le fondamenta di una nuova “economia della longevità”, orientata verso consumi consapevoli, prevenzione, flessibilità esistenziale e investimento nella qualità della vita a ogni età.

Tra gli interventi più autorevoli, quello di Richard Burton, Head of Client Solutions di UniCredit, che ha sottolineato come questa iniziativa miri non solo a generare conoscenza, ma a promuovere una concreta collaborazione tra istituzioni, imprese e società civile. Nic Palmarini, Direttore del NICA, ha evidenziato l’urgenza di ripensare i sistemi esistenti per rispondere alla domanda crescente di salute, consapevolezza e libertà di scelta.

Keith Metters, Presidente di Fidelity International, ha descritto la longevità come “uno dei problemi migliori che una società possa avere”, ribadendo il ruolo chiave degli investimenti sostenibili. I premi Nobel Michael Spence e Robert C. Merton hanno rispettivamente parlato della necessità di ripensare interi settori e strategie, e di includere sistemi economici e sociali che sostengano una vita produttiva fino in tarda età. Annie Coleman, dello Stanford Center on Longevity, ha infine dichiarato: “La pensione non è la fine. È una transizione”.

Con questo Forum, UniCredit riafferma il proprio impegno a guidare il cambiamento verso una società longeva, inclusiva e sostenibile. Forte delle sue radici locali e della visione europea, la banca intende accompagnare la trasformazione demografica con soluzioni concrete nei campi della protezione, dell’assicurazione e dell’investimento, offrendo un modello finanziario che mette la persona al centro.

L'intervista di affaritaliani a Renato Miraglia, Responsabile Wealth Management e Private Banking di UniCredit

Renato Miraglia, Responsabile Wealth Management e Private Banking di UniCredit, ai microfoni di affaritaliani ha dichiarato: "Sono emersi dati molto interessanti. Innanzitutto, diversi panel hanno confermato un trend globale ormai evidente: la popolazione vive più a lungo. Ma non si tratta solo di un aumento dell’aspettativa di vita: l’obiettivo è anche quello di migliorare la qualità della vita stessa. Questo comporta implicazioni significative, non solo dal punto di vista demografico e statistico, ma anche e soprattutto a livello economico".

"UniCredit, insieme a Fidelity e al professor Nic Palmarini, ha lavorato allo sviluppo di nuovi indici che misurano proprio questo fenomeno: una vita più lunga e, allo stesso tempo, più sana. Tra questi, il Longevity Index, che offre una prospettiva molto interessante su come – al di là del semplice allungamento dell’età – le diverse popolazioni partecipino alla cosiddetta longevity economy, cioè a quell’economia che si sta sviluppando intorno al prolungamento della vita e al benessere delle persone", ha concluso Miraglia.