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Economia
Pensioni, assegno APE: primi pagamenti a novembre. Riforma pensioni news

Pensioni, assegno APE: primi pagamenti a novembre. Riforma pensioni news


Ape e riforma pensioni: i primi assegni (Ape) verranno pagati non prima di ottobre-novembre, anche se con gli arretrati in base alla decorrenza (che potrà verificarsi dal prossimo primo maggio). In questi giorni un Dpcm (decreto della presidenza del consiglio dei ministri) codificherà la norma contenuta nella legge di Bilancio che prevede lo slittamento in avanti dei pagamenti. Un nuovo Dpcm disciplinerà successivamente l’Ape volontaria, che costerà in media il 4,6% per ogni anno di anticipo al lavoratore che sceglierà di andare in pensione prima. Quindi ci sarà un terzo Dpcm per l’accesso alla pensione anticipata per i lavoratori precoci (ossia coloro che hanno cominciato prima dei 18 anni d’età e hanno 41 anni di contributi).


PENSIONI: POLETTI, A GIORNI DECRETI APE POI VIA FASE DUE


Si è chiuso il confronto tra governo e sindacati sull'anticipo pensionistico con cui consentire ad alcune categorie di lavoratori di lasciare il lavoro 3 anni e 7 mesi prima della scadenza: l'esecutivo infatti a breve presenterà i decreti attuativi necessari a dare operatività all'APE e all'APE social per cercare di rispettare i tempi previsti e farli entrare in vigore dal 1° maggio prossimo. Il 6 aprile invece si aprirà ufficialmente il tavolo sulla fase due: si comincerà dai giovani e dalle loro future PENSIONI al momento penalizzate da crisi economica e carriere discontinue. E' il ministro del lavoro Giuliano Poletti a sintetizzare così l'incontro di oggi con i leader di Cgil, Cisl e Uil. "Presenteremo a breve i decreti attuativi, stiamo lavorando per consentire l'entrata in vigore delle norme il 1° maggio", assicura Poletti.


PENSIONI, APE E I 2 NODI IRRISOLTI GOVERNO-SINDACATI


Ma il confronto con i sindacati sull'APE social ha lasciato comunque irrisolti due dei nodi principali relativi all'accesso al pensionamento anticipato a carico dello Stato: quello relativo alla necessità di aver maturato a ridosso del pensionamento 6 anni di attività continuativa richiesti ai lavoratori impegnati in attività gravose e quello che prevede l'esclusione dall'APE social di quanti siano semplicemente cessati da un contratto a termine, senza perciò essere stati licenziati o aver goduto di un ammortizzatore sociale. Due punti che il governo non ha potuto modificare, come spiega ancora Poletti, e che dunque saranno inclusi nel decreto attuativo così come previsto dalle norme originarie ma che saranno comunque discussi con Cgil Cisl e Uil in vista "di possibili modifiche da inserire nella prossima legge di stabilità". "Abbiamo chiuso un lavoro molto importante con cui abbiamo rivisto le platee di lavoratori interessati e adottato strumenti che non hanno precedenti", commenta ancora Poletti. Ed è anche per questo che il "dialogo" con i sindacati continuerà:"si tratta di una impalcatura nuova che andrà seguita nella sua applicazione e nel suo assestamento e che potrebbe far emergere dell criticità che dovremo monitorare", conclude il ministro. Il 16 aprile invece al centro del tavolo governo sindacati ci sarà la governance dell'Inps.


PENSIONI: CAMUSSO, BENE SU GIOVANI MA SU APE ASPETTIAMO DECRETI


"La notizia rilevante è che abbiamo finalmente aperto un tavolo sulle PENSIONI dei giovani, le cui PENSIONI saranno penalizzate da carriere discontinue. Quanto ai decreti sull'APE social non abbiamo visto nessun pezzo di carta e c'è un certo imbarazzo a dare una valutazione sui provvedimenti". Così il leader Cgil Susanna Camusso commenta il round di oggi con il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. I due punti rimasti insoluti infatti non soddisfano la Cgil. "Escludere dall'APE social quei lavoratori a termine ma non licenziati significa penalizzare chi ha cercato di sopravvivere e che quindi ha cercato un lavoro dopo la fine del contratto", spiega. Critiche anche per la richiesta di 6 anni di lavoro consecutivo chiesti a ridosso del pensionamento assieme ai 36 anni di contribuzione." Questi sono criteri ad escludendum", spiega calcolando come nel settore edile, considerato tra i settori dai lavori più gravosi, un criterio simile, unito a quello sui contratti a termine, consentirebbe il pensionamento anticipato a soli 400 lavoratori. "In questo modo si riduce la platea di persone che in una situazione di crisi possono accedere al pensionamento", conclude il leader Cgil.

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