Economia
Petrolio in rialzo, oro alle stelle e Francia sull’orlo del caos. I mercati tremano, ecco che cosa devono attendersi gli investitori
L’OPEC+ aumenta la produzione per far fronte alle basse scorte, la Francia affronta una crisi politica e l’oro vola a nuovi record. L'analisi dell'analista di ActivTrades, Saverio Berlinzani

Petrolio, oro e la crisi francese: ecco cosa aspettarsi nei prossimi mesi
L’OPEC+ aumenta la produzione di petrolio da ottobre: 137.000 barili al giorno per colmare le basse scorte. L’organizzazione parla di "prospettive economiche stabili e solidi fondamentali di mercato", ma i dubbi sui prezzi del greggio restano e negli Stati Uniti si guarda agli effetti sull’inflazione.
In Europa la crisi politica in Francia potrebbe scuotere tutta l’area euro, mentre oggi l'oro corre verso nuovi record (ha superato i 3.600 dollari/oz.), confermandosi come il rifugio sicuro degli investitori in un contesto globale fortemente segnato da tensioni geopolitiche. Affaritaliani ha approfondito questi scenari con Saverio Berlinzani, analista di ActivTrades.
L’OPEC+ ha deciso un nuovo aumento della produzione. Quali sono le ragioni economiche dietro questa scelta?
Le ragioni economiche dietro la decisione dell'OPEC+ di aumentare la produzione sono principalmente legate alla ripresa economica globale dopo la pandemia da COVID-19. Con l'aumento della domanda di petrolio da parte dei paesi industrializzati e dell'Asia, l'OPEC+ ha deciso di aumentare la produzione per sfruttare al massimo questa opportunità economica. Per quanto riguarda gli scenari per le quote del greggio nei prossimi mesi, molto dipenderà dall'equilibrio tra domanda e offerta. Se la domanda continua a crescere e l'OPEC+ mantiene un controllo sull'offerta, le quote del petrolio potrebbero mantenere una tendenza rialzista.
Quali scenari possiamo aspettarci per le quotazioni del greggio nei prossimi mesi?
Eventuali rallentamenti dell'economia potrebbero portare a una contrazione della domanda e quindi a una correzione al ribasso dei prezzi. Tecnicamente il Wti si trova in una fase di equilibrio e di tenuta dei supporti compresi tra 56.0 e 61.00, che sembrerebbe una interessante area di acquisto di medio termine. Inoltre, le previsioni per le quotazioni del petrolio dipenderanno anche da fattori geopolitici, come tensioni in Medio Oriente o decisioni politiche importanti da parte dei principali paesi produttori di petrolio.
Trump ha ripetutamente chiesto un abbassamento dei prezzi del petrolio per contribuire a frenare l’inflazione e come mezzo per esercitare pressioni sulla Russia affinché ponga fine alla sua guerra contro l’Ucraina. L’attuale politica dell’OPEC+ può favorire il presidente e l’economia americana?
L’aumento della produzione di 137.000 barili al giorno a partire da ottobre tende, in teoria, a far scendere i prezzi. Tuttavia, l’aumento è modesto rispetto ai tagli precedenti (1,65 milioni bpd nel 2023), quindi l’effetto potrebbe essere limitato. A breve termine, i prezzi potrebbero stabilizzarsi o scendere leggermente, ma fattori geopolitici possono mantenere il petrolio sopra i 65-70 dollari al barile. Prezzi più bassi tendono a limitare l’inflazione e ciò sembra favorire anche Trump, perché salgono le probabilità di taglio dei tassi da parte della Fed, che aiuterebbero la crescita negli Usa.
Spostandoci in Europa: la Francia affronta un voto di fiducia delicato, rischia un downgrade del rating e fronteggia forti tensioni sociali. Quanto può pesare questa crisi interna sulla stabilità dei mercati europei?
La situazione francese può avere effetti rilevanti sui mercati europei, ma l’impatto dipende molto da come i francesi riusciranno a creare, nel caso di caduta del Governo, una qualche coalizione che possa stabilizzare i mercati. Un governo debole o instabile aumenta chiaramente l’incertezza politica, con possibili ripercussioni sui rendimenti dei titoli di Stato francesi (OAT) e sullo spread rispetto al Bund tedesco.
La Francia è un caso isolato o un campanello d’allarme per l’intera area euro?
Un declassamento da parte delle agenzie di rating alzerebbe i costi di finanziamento per la Francia, la seconda economia dell’area euro. Ciò potrebbe portare ad un aumento dell’avversione al rischio in tutta l’Europa, con conseguenze anche sulle altre aree del Vecchio Continente, specie per quel che riguarda l’Euro, che potrebbe perdere terreno.
Intanto l’oro ha superato i 3.600 dollari l’oncia, segnando un nuovo massimo storico. Quali sono i principali fattori che sostengono questa corsa?
In generale, l'aumento dei prezzi dell'oro è il risultato di una combinazione di fattori che contribuiscono a creare un clima favorevole per gli investimenti in questo asset rifugio per eccellenza. L'oro è tradizionalmente considerato un rifugio sicuro in tempi di incertezza politica ed economica, quindi gli investitori tendono a rivolgersi a questo metallo prezioso in periodi di crisi. Ma a sostenerne il prezzo, anche la crescente domanda da parte di Paesi emergenti.
Cina e India stanno aumentando la loro richiesta di oro, sia per fini di investimento che per fini ornamentali e industriali. Ma a contribuire alla salita anche il fatto che la produzione di oro è limitata e non può essere facilmente aumentata, il che può contribuire ad aumentare il suo prezzo sui mercati internazionali. Infine il dollaro che scende, essendo l’oro quotato in dollari, sostiene gli acquirenti di gold perché diventa meno costoso.
Se mettiamo insieme aumento dell’offerta di petrolio, crisi politica francese e corsa dell’oro, quale quadro complessivo ci restituiscono i mercati globali oggi?
Ci restituiscono incertezza, possibili shock di breve periodo sui titoli di Stato, ma anche possibile recessione in alcune aree, con conseguenze finanziarie importanti. Timori anche per un calo generalizzato della domanda e rischi geopolitici che potrebbero essere alimentati dalle tensioni tra aree diverse, già colpite duramente dai dazi di Trump.