Economia
Pnrr e la responsabilità del governo. Un piano fin da subito problematico

Sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza si sta giocando da mesi una sterile e un po' strumentale polemica politica
Ed è anche memore di questo che la Meloni in maniera molto saggia, ha deciso di incentrare la delega al PNNR sulla persona del ministro Fitto, che notoriamente ha da tempo un rapporto privilegiato con le istituzioni europee, che col tempo hanno imparato a conoscere la sua coerenza, serietà e competenza. detto ciò appare allora quantomeno ingeneroso accusare Fitto, per i problemi che sta incontrando il nostro paese sul Recovery. In soli cinque mesi è assurdo poter imputare al governo e al ministro colpe, per problemi che si trascinano da decenni e che certo non possono essere risolti con la bacchetta magica.
Il decreto in esame alla camera, nello specifico semplifica le procedure per la messa a terra dei progetti e modifica la governance del PNRR, prevedendo l'istituzione presso la Presidenza del Consiglio, nel Dipartimento guidato dal Ministro Raffaele Fitto, della Struttura di missione del Piano, che ha il compito di coordinare le attività di realizzazione dei progetti e diventa il punto di contatto nazionale per l'attuazione del Piano e i rapporti con le istituzioni di Bruxelles. Viene soppressa l'Agenzia per la coesione territoriale e le sue competenza che transitano al Dipartimento diretto da Fitto, dove viene costituito uno speciale nucleo.
L'obiettivo, ha spiegato il ministro, durante gli interventi in aula, è quello di mettere a sistema ed efficientare l'utilizzo delle risorse del PNRR con quelle delle politiche di coesione. Perchè la soluzione più semplice al di là degli allarmi sulla possibilità di perdere parte dei fondi che lanciano le opposizioni ( senza però proporre soluzioni alternative) , appare quella di legare appunto i fondi del Pnnr a quelli di coesione, spostando così i termini e scavallare la fatidica data del 30 giugno 2026, prevista come termine per utilizzo dei fondi del piano. Ma come evidenziato anche dai dati di Civita, il nostro paese sembra anche affetto da una sorta di masochismo cronico, considerando che almeno nei due settori presi in esame, turismo e cultura, la situazione per l’Italia non sembra poi così disastrosa, almeno in rapporto agli altri paesi presi in esame.
