Economia
Portafoglio, ecco come investire dopo il bazooka Bce

Mario Draghi riesce ancora a sorprendere i mercati: al termine della riunione del board della Bce a Francoforte, il banchiere centrale annuncia tassi in calo sia sui depositi (a -0,4% da -0,3%) sia per le operazioni di rifinanziamento principale (da 0,05% a zero), quattro nuove Tltro a 4 anni, la prima a giugno, per dare liquidità a tassi negativi a alle banche che faranno crescere i prestiti oltre un benchmark. Non mancano un ampliamento del QE sia in termini qualitativi, ai corporate bond sia per quanto riguarda il limite mensile agli acquisti di bond, che passa da 60 a 80 miliardi di euro . Tra i primi a commentare le novità, Stephen Yeats, Emea Head of Fixed Income Beta di State Street Global Advisors, sottolinea: “le modifiche apportate al programma e i nuovi strumenti di politica monetaria introdotti oggi dalla Bce riflettono il pensiero secondo il quale far leva solamente sugli strumenti di politica monetaria attualmente esistenti non sia sufficiente per affrontare la realtà economica dell’Eurozona”.
Marco Palacino, Managing Director per l’Italia di BNY Mellon Investment Management nota a sua volta come l’andamento contrastato dei mercati, con Piazza Affari passata ad un iniziale +3% a zero, fa emergere come lo scenario resti in chiaroscuro. Da un lato, l’immissione di liquidità riduce il rischio di default aziendali e sostiene l’economia dell’Eurozona, dall’altro alla base delle decisioni della Bce vi è la constatazione che la ripresa non è ancora in grado di proseguire sulle proprie gambe, come invece pare possa esser negli Stati Uniti. Non solo: visto le discrepanze che restano tra i singoli paesi dell’Eurozona, cosa impedirà ad una banca tedesca o francese di finanziare operazioni con cui aziende tedesche o francesi cresceranno rilevando concorrenti, magari italiani o spagnoli, le cui banche, ancora alle prese col problema sofferenze, non fossero in grado di sfruttare l’occasione offerta da Draghi?
L’effetto più immediato, per gli investitori, dovrebbe essere quello di assistere a un ulteriore calo dei rendimenti dei Bund e degli altri titoli di Stato europei, come pure dei bond corporate “investment grade” (peraltro già a livelli minimi). L’obbligazionario, che sembrava destinato a un anno nero, potrebbe dunque offrire ancora qualche soddisfazione, ma riducendo il rischio default la mossa della Bce dovrebbe anche accrescere la propensione al rischio a breve-medio termine, riportando interesse sui bond ad alto rendimento o di emittenti dei paesi emergenti. Il consiglio che si sente ripetere da gestori e trader è “selettività e prudenza”: posto che la liquidità tenderà sempre più a rendere zero o a rappresentare un costo, allungare le scadenze ed inserire una componente azionaria (magari tramite fondi comuni o Etf) significa comunque dover sopportare rischi maggiori, specie se a medio termine non troveranno soluzioni i problemi tuttora sul tappeto in termini di modesta crescita economica, di eccesso di indebitamento nell’Eurozona e della spinta deflattiva legata ai bassi prezzi delle materie prime, petrolio in testa.
Per chi vorrà approfittare di fasi di correzione dei mercati per costituire nuove posizioni azionarie, sarà opportuno privilegiare nell’ordine l’Eurozona, la Gran Bretagna, gli Stati Uniti, il Giappone e i mercati emergenti. A livello di settori i finanziari hanno già dato abbondantemente ed in uno scenario di tassi negativi che riduce la redditività (che nel caso in particolare delle banche italiane già non era eccelsa) dovrebbero sottoperformare il mercato. Meglio stare alla larga, salvo non si voglia puntare su titoli al centro di possibili operazioni straordinarie come Mps, Banca Carige o Bpm.
La lentezza con cui stanno procedendo le trattative per il matrimonio Banco Popolare-Bpm, su cui la Bce non ha ancora dato il suo via libera pare per problemi relativi allo smaltimento delle sofferenze su crediti e alla governante, fanno tuttavia capire come l’intero “risiko bancario” italiano potrebbe aver bisogno di tempi più lunghi, e di strumenti più robusti del recente accordo per favorire lo smobilizzo dei crediti problematici, per poter produrre i suoi frutti. E i titoli ciclici? In teoria potrebbero apprezzarsi, in pratica hanno già corso molto e almeno per qualche giorno o settimana potrebbero semmai tornare a perdere terreno prima di ripartir: meglio comunque tenere d’occhio chi come Fiat Chrysler Automobiles, ma anche Terna, Eni, Finmeccanica o Prysmian potrà giocarsi la carta della crescita sui mercati internazionali oltre che su quelli italiano ed europeo.
Luca Spoldi