Economia
Pressione fiscale da record: stangata su famiglie e imprese. Ecco il conto reale che il governo non dice
Il peso reale delle tasse rimane oltre il 47% del Pil. L'analisi di Unimpresa smonta i conti ufficiali del governo

Pressione fiscale reale alle stelle: il conto nascosto che pesa su italiani e imprese"
Le famiglie e le imprese italiane continueranno a sopportare un carico fiscale molto più alto di quello indicato nelle stime ufficiali. La pressione fiscale “vera”, calcolata come rapporto tra il totale delle entrate pubbliche e il prodotto interno lordo, resterà stabilmente oltre il 47% dal 2024 al 2028, sfiorando il 48%, mentre i dati ufficiali del Documento programmatico di finanza pubblica oscillano attorno al 42,5%-42,8%.
Lo scarto di quasi cinque punti percentuali deriva da una differente modalità di calcolo: il governo, infatti, esclude dal conteggio una parte delle entrate – circa 95 miliardi l’anno – ottenendo così una rappresentazione meno gravosa dal punto di vista dei contribuenti. È quanto emerge dalla nuova “Operazione Fact Checking” del Centro studi di Unimpresa, secondo cui il gettito fiscale complessivo supererà già nel 2024 quota 1.035 miliardi di euro e salirà fino a 1.155 miliardi nel 2028, con un incremento di oltre 120 miliardi nell’arco di un quinquennio.
Nello stesso periodo la spesa pubblica passerà da 1.109 miliardi a 1.205 miliardi, con un aumento di quasi 97 miliardi (+8,7%). A incidere maggiormente saranno le prestazioni sociali, cresciute di 48,9 miliardi (+11%): le sole pensioni aumenteranno di 37,4 miliardi (+11,1%), mentre la spesa sanitaria segnerà un incremento di 17,3 miliardi (+12,6%). In forte salita anche gli interessi passivi sul debito, da 85,6 a 104,5 miliardi (+22,1%). Al contrario, i contributi agli investimenti scenderanno di oltre 10 miliardi (-32,7%) e le altre spese in conto capitale caleranno del 16,8%.
Secondo i calcoli del Centro studi di Unimpresa, realizzati sulla base del Documento programmatico di finanza pubblica approvato il 2 ottobre dal consiglio dei ministri, nel periodo 2024-2028 il saldo primario passerà da 11,6 a 54,3 miliardi (dallo 0,5% al 2,2% del Pil), mentre l’indebitamento netto si ridurrà progressivamente dal -3,4% al -2,1% del Pil, anche grazie alla crescita del prodotto nominale, atteso a 2.443 miliardi nel 2028 dai 2.199 miliardi del 2024.
«Questi numeri dimostrano che, al di là delle statistiche ufficiali, cittadini e imprese, in assenza di una svolta con la legge di bilancio per il prossimo anno, continueranno a pagare un conto fiscale molto più salato di quanto si voglia ammettere. È urgente avviare un percorso credibile e strutturato di riduzione delle tasse, accompagnato da un contenimento della spesa corrente e da un rilancio degli investimenti pubblici. Non si può costruire crescita economica se il prelievo resta così elevato e se, parallelamente, vengono sacrificati i capitoli di bilancio più legati allo sviluppo» commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi
Secondo l’“Operazione Fact Checking” del Centro studi di Unimpresa, realizzata sulla base del Documento programmatico di finanza pubblica approvato il 2 ottobre dal consiglio dei ministri, il totale delle entrate passerà da 1.035 miliardi nel 2024 a 1.155 miliardi nel 2028, con un incremento di 120 miliardi in cinque anni (+11,6%).
Si tratta di una crescita costante che porta il gettito ben oltre la soglia psicologica dei mille miliardi, già superata nel 2024, e destinata a consolidarsi in tutto il quinquennio. Le entrate tributarie aumenteranno di oltre 54 miliardi (da 654 a 708 miliardi), mentre i contributi sociali saliranno da 279 a 332 miliardi (+53 miliardi). Le altre entrate correnti, appunto, resteranno attorno ai 100 miliardi annui.
Sul fronte della spesa pubblica, l’aumento complessivo tra il 2024 e il 2028 sarà di circa 97 miliardi, da 1.109 a 1.205 miliardi (+8,7%). A incidere saranno soprattutto le prestazioni sociali, in crescita di quasi 49 miliardi (+11%): le pensioni passeranno da 337 a 374 miliardi (+37 miliardi, +11,1%) e le altre prestazioni sociali saliranno da 108 a 120 miliardi (+11 miliardi, +10,5%).
La spesa sanitaria segnerà un incremento di 17,3 miliardi, da 138 a 155 miliardi (+12,6%). Anche gli stipendi dei dipendenti pubblici aumenteranno, da 197 a 211 miliardi (+7,2%). In forte rialzo anche gli interessi sul debito, che passeranno da 85,6 a 104,5 miliardi (+22,1%). Di contro, calano gli investimenti pubblici: i contributi agli investimenti diminuiranno da 30,9 a 20,8 miliardi (-32,7%) e le altre spese in conto capitale da 8 a 6,6 miliardi (-16,8%). Complessivamente, le spese in conto capitale passeranno da 117 a 114 miliardi, con una riduzione di 3,2 miliardi (-2,8%). Questo dato conferma la debolezza strutturale della spesa per lo sviluppo e la crescita, sacrificata a fronte dell’espansione della spesa corrente.
I saldi di finanza pubblica mostrano un miglioramento nel corso del quinquennio: il saldo primario, pari a 11,6 miliardi nel 2024 (0,5% del Pil), salirà progressivamente fino a 54,3 miliardi nel 2028 (2,2% del Pil). Anche il saldo di parte corrente è atteso in aumento, da 36,1 a 53,6 miliardi. L’indebitamento netto, invece, si ridurrà dal -3,4% del Pil nel 2024 al -2,1% nel 2028, un dato che segnala una tendenza alla correzione dei conti pubblici pur in un contesto di crescita della spesa complessiva.
Quanto ai numeri chiave in rapporto al prodotto interno lordo, i redditi da lavoro dipendente scenderanno progressivamente dall’8,2% del Pil al 7,8%, le pensioni resteranno stabili intorno al 5%, la spesa sanitaria calerà dal 3,6% al 3,5%. In questo quadro, la pressione fiscale “vera” resterà stabilmente al di sopra del 47%, ben più alta delle stime ufficiali del Dpfp.