Italia, una volta popolo di risparmiatori. Ora sembra di essere sulla plancia del Titanic

@andreadeugeni
A guardare i dati che l'Istat ha comunicato oggi sembra un bollettino di guerra. Numeri che dipingono il quadro di un Paese che si sta avvitando su se stesso e sta perdendo forza propulsiva. E dire che gli italiani una volta erano considerati, per la loro propensione al risparmio, i cinesi del mondo.
Il primo dato è quello su reddito disponibile che risente direttamente del livello della tassazione. I guadagni degli italiani, già messi a dura prova dalla crisi (precariato, cassa integrazione, mancato rinnovo del contratto e licenziamento e meno commesse per le partite Iva), hanno subito un’aggressione anche sul fronte tributi. Se negli ultimi tre mesi del 2012, fra austerità e Imu, più di metà della ricchezza prodotta se n'è andata nelle casse del fisco (pressione fiscale al record assoluto del 52%), va da sè che la ricchezza a disposizione delle famiglie italiane in valori correnti da destinare a consumi e risparmio è diminuita, sempre nell'ultimo trimestre, dello 0,3% rispetto ai tre mesi precedenti e del 3,2% sul quarto trimestre del 2011. Un bilancio negativo che è del 2,1% nell'intero 2012.

Oltre alla tanto vituperata Imu che, per salvare l'Italia dal caro-spread, ha abbattuto il monte reddito, ci si è messa anche l'inflazione che, nonostante la crescita dei prezzi sia stata contenuta, in tutto l'anno si è mangiata dall'altra parte il 4,8% del potere di acquisto delle famiglie. Nel solo quarto trimestre, si è ridotto dello 0,9% rispetto al trimestre precedente e del 5,4% nei confronti dello stesso periodo del 2011.
Se sei meno ricco perché devi pagare più tasse e sborsare al cassiere del supermercato più soldi per fare la spesa (e non perché spendi più soldi perché consumi di più), va da sè che puoi risparmiare di meno. E così l'Istat ha anche certificato che, sempre nel 2012, la propensione al risparmio delle famiglie italiane è risultata pari all'8,2% del reddito disponibile nel 2012, con una diminuzione di 0,5 punti percentuali rispetto all'anno precedente. Un calo che, nel solo quarto trimestre, è stato di 0,2 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e di 0,9 punti rispetto al corrispondente trimestre del 2011.