Economia
Renault-Nissan, ecco perché finiranno per fondersi
Il Governo francese, che sia il premier Manuel Valls o esponenti di spicco come il ministro dell'Economia Emmanuel Macron, prosegue la sua offensiva su Renault. A inizio settimana è tornato a parlare della casa transalpina e delle tensioni con l'alleato nipponico Nissan proprio Macron per ribadire quanto gia' dichiarato da Valls domenica scorsa sul piano dell'esecutivo di ridurre la sua partecipazione nel capitale di Renault per tornare al 15% dall'attuale 19,7%. Macron, nel corso di un'intervista all'emittente radiofonica Europe1, ha ribadito anche la contrarieta' dell'esecutivo a qualsiasi cambiamento significativo all'interno della governance e della struttura di partecipazioni incrociate alla base dell'alleanza tra la casa di Boulogne-Billancourt e il socio nipponico Nissan.
La scorsa settimana sono emerse alcune indiscrezioni sull'intenzione dell'esecutivo di fare pressioni affinche' si proceda con una fusione tra le due case automobilistiche ma Valls ha gettato acqua sul fuoco mettendo in chiaro la preferenza per l'attuale status-quo di un'alleanza, messa a rischio dalla solita ingerenza dello Stato francese. Una fusione, però, a guardare i fattori industriali strutturali dei due gruppi, a detta degli osservatori, sarebbe il naturale epilogo dell'alleanza che dura da più di 15 anni. I motivi? Innanzitutto, una complementarietà tecnico-geografica.
La partnership ha aperto a Renault le porte di alcuni mercati asiatici e ha permesso ai due gruppi di sfruttare le sinergie sui veicoli elettrici. In più, le attuali difficoltà dei marchi tedeschi potrebbero rappresentare un'opportunità (da non lasciarsi sfuggire) per un colosso franco-nipponico maggiormente integrato e pronto a cogliere gli spazi del mercato lasciati liberi, soprattutto nel segmento alto di gamma. Infine, c'è da considerare la quota di contribuzione ai profitti del gruppo con i giapponesi saldamente in testa. Performance che non giustifica lo squilibrio nella governance, attualmente in favore di Parigi.
L'equilibrio dell'alleanza, rafforzata da legami di collaborazione produttiva e tecnologica oltre che da partecipazioni incrociate, e' stato messo a dura prova quando la Francia ha deciso di aumentare la sua partecipazione nel capitale della casa transalpina dal 15% al 19,7% per consentire l'approvazione in assemblea della risoluzione per l'adozione della cosiddetta Legge Florange, che permette agli azionisti di lungo termine di raddoppiare i diritti di voto.
Attualmente Renault detiene il 43,4% della casa di Yokohama e quest'ultima il 15% della controparte francese ma senza alcun diritto di voto nel quadro di un accordo di alleanza strategica ad ampio spettro in essere da oltre 15 anni. Il governo francese vuole "prevenire che decisioni sulla struttura azionaria vengano prese senza il consenso dell'esecutivo", ha tenuto a precisare Macron, ribadendo l'intenzione di cedere il 5% circa acquisito a primavera ma ad un prezzo tale da non registrare una perdita sull'operazione. "Torneremo al 15%, non appena gli interessi dei contribuenti saranno preservati in pieno, vale a dire che non perderemo soldi con questa operazione. Non siamo lontani dall'essere in grado di farlo ma deve essere fatto gradualmente", ha chiarito il ministro.
Il governo cerca cosi' di versare acqua sul fuoco delle polemiche, ma la situazione rimane comunque di tensione anche perche' la Francia non ha finora mantenuto la promessa di ridurre la propria partecipazione al 15% originario entro la fine dell'anno. Sia Renault che Nissan hanno sempre espresso timori su una destabilizzazione dell'alleanza e i manager delle due case, a partire dall'amministratore delegato Carlos Ghosn, hanno chiesto di cambiare l'attuale struttura di partecipazioni incrociate per mantenere l'equilibrio di potere all'interno dell'alleanza. A tale proposito Macron ha ribadito la preferenza dell'esecutivo per l'attuale struttura.
"Noi vogliamo mantenere l'alleanza cosi' come e'", ha sostenuto ancora una volta Macron, ricordando anche come il governo detenesse ben il 40% di Renault prima degli accordi di alleanza del 1999. "Sono a favore di due opzioni: innanzitutto la salvaguardia dell'alleanza Renault-Nissan nel quadro degli equilibri concordati nel 2002 e in secondo luogo l'integrazione operativa dei due gruppi", ha spiegato il ministro. "Non si tratta di una fusione, che non e' all'ordine del giorno e non deve essere all'ordine del giorno". Nonostante le tensioni con i vertici aziendali, il ministro ha infine garantito il pieno supporto del governo Valls a Ghosn e alle sue strategie. Il top-manager "ha la fiducia dello Stato azionista", ha concluso Macron.