Ripresa economica, Usa e Gb vere locomotive. Al palo gli emergenti
Cambia il motore dell'economia globale. Nel 2015 e e nel 2016 saranno infatti le economie avanzate, in particolare i Paesi anglosassoni, a guidare la crescita, e non gli emergenti come è stato negli ultimi quindici anni. Lo rivela uno studio del Tesoro francese.
Stando ai dati, infatti, i Paesi sviluppati dovrebbero vedere il loro Pil aumentare del 2,4% sia quest'anno sia il prossimo, riconquistando così (quasi) il loro dinamismo del periodo 2000-2007 (+2,6%). Al contrario, la crescita nei mercati emergenti non dovrebbe supetrare il 4,4% nel 2015 e il 4,7% nel 2016, un livello significativamente inferiore a quello toccato nel periodo 2000-2007 (+6,6%). Insomma, il mondo tornerebbe così a una configurazione che era quella della fine degli anni 1990, quando Stati Uniti e Europa approfittarono del boom di Internet.
Quanto agli emergenti, solo l'India si salva. La Cina sta già rallentando e non dovrebbe più tornare a registrare una crescita a due cifre. A causa della caduta dei prezzi del petrolio e delle sanzioni per la guerra in Ucraina, anche la Russia è in crisi e dovrebbe registrare un declino del Pil sia nel 2015 (-3,3%) e sia nel 2016 (-0,9%). Stesso discorso per il Brasile, penalizzato dai prezzi delle materie prime più bassi, che rischia di cadere in recessione quest'anno. "Questo rallentamento nelle principali economie emergenti è in parte dovuto a fattori strutturali, tra cui la riduzione della domanda estera e un impoverimento graduale dovuto a sua volta alla crisi delle economie avanzate", spiega lo studio.
Al contrario, il calo dei prezzi delle materie prime, in particolare quello del petrolio, offre una boccata d'aria fresca alle economie avanzate: il potere d'acquisto delle famiglie cresce e si riducono i costi aziendali. "Nell'Eurozona l'impatto del calo del barile potrebbe essere di 0,5 punti di PIL in due anni" notano gli esperti del Tesoro francese.
L'area dell'euro beneficia anche di una politica fiscale meno dura e, altro fattore inportantissimo, la politica della Banca centrale europea ha innescato un calo della moneta unica e dei tassi di interesse. La Spagna mostra già segni di pien o recupero, l'Italia e la Francia sono in graduale ripresa e la Germania è molto solida: ecco perché l'Eurozona dovrebbe crescere dell'1,4% nel 2015 e dell'1,8% nel 2016
Dal canto loro i Paesi anglosassoni continueranno a essere molto dinamici. Sono loro i grandi vincitori nel periodo post-crisi. Il Regno Unito ha registrato una forte crescita a partire dalla metà del 2013 e il tasso di disoccupazione è sceso al 5,7%. Negli Stati Uniti la crescita potrebbe raggiungere il 3,3% quest'anno e il 2,9% nel 2016.
Insomma, dall'aumento dei consumi alla ripresa degli investimenti: tutti i motori sono sull'Atlantico. Usa e Gran Bretagna hanno varato per primi una politica monetaria di massicci acquisti di titoli e il "quantitative easing" ha dato i suoi frutti. Uno dei quali è stato ispirare la Bce...