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Economia
Silvestrini: "Il 2021 sarà l'anno della ripresa, economica e ambientale"
Gianni Silvestrini (a sinistra) prevede un anno di grandi cambiamenti non solo per l'America di Joe Biden, ma anche per l'Europa e l'Italia guidata da Giuseppe Conte (foto: LaPresse)

Il 2021 sarà l'anno di una vera e propria rinascita, economica e sociale, a patto che si sia capaci di cogliere le sfide di un mondo che sta cambiando.

A spiegarlo nel corso di una intervista esclusiva ad affaritaliani.it è Gianni Silvestrini, Direttore scientifico del Kyoto Club, nonché a capo del Comitato Scientifico di Key Energy, la fiera di riferimento nel settore delle rinnovabili, che quest'anno a causa del Covid-19 si è svolta in edizione digitale insieme a Ecomondo, nella piattaforma di IEG – Italian Exhibition Group, che ha riscosso interesse in tutto il mondo. 

Già ricercatore presso il Cnr e il Politecnico di Milano, dove è responsabile del master Ridef “Reinventare l’energia”, Silvestrini è stato direttore generale del Ministero dell’Ambiente e anche per questo il nostro incontro con lui parte proprio dalla novità politica dell'anno, ovvero le elezioni americane.

La vittoria di Joe Biden rappresenta un passaggio fondamentale per tanti motivi, non ultimo per l'atteso cambio di passo rispetto all'atteggiamento degli Stati Uniti sulle problematiche ambientali. Qual è il suo punto di vista in merito?

La cosa interessante è che questa elezione si colloca in un contesto in rapidissimo movimento a livello mondiale, con Europa, Cina, Giappone, Corea del Sud e Sud Africa che viaggiano verso obiettivi green da raggiungere nei prossimi 20/30 anni. Mancavano gli Stati Uniti e nel programma di Joe Biden ci sono molti obiettivi in linea con quelli di altri Paesi del mondo, tra cui quello di arrivare alla produzione di energia elettrica senza emissione di C02 entro il 2035. Naturalmente, ora bisognerà capire che tipo di situazione si determinerà dopo l'elezione dei due senatori in Georgia, per valutare se ci sia o meno una maggioranza al Senato. Questo influirà sulle scelte di Biden, che ha comunque diverse frecce al suo arco, a partire dal fatto che ormai da decenni conosce molto bene diversi senatori, ma anche la macchina amministrativa, quindi potrà trovare dei compromessi su alcuni punti. Penso ad esempio al tema delle rinnovabili: ci sono molti Stati americani in mano ai Repubblicani nei quali ci sono però aziende legate al settore, quindi sono in gioco numerosi posti di lavoro ed è anche loro interesse far sì che la “onda verde” continui. Poi ci sono anche gli “ordini esecutivi”, che ha usato anche Obama (e anche Trump) e che consentono di mettere in atto parte degli obiettivi inseriti nel programma. Ovviamente su questi aspetti poi c'è il rischio dei ricorsi, quindi laddove si riesce ad ottenere un consenso bipartisan è meglio. Io credo però che si faranno molte cose: non dimentichiamo che già quest'anno la produzione di rinnovabili negli USA supera quella del carbone, il che è davvero significativo.

Questo cambio di passo avrà ripercussioni anche sull'Europa?

Ormai l'Europa è lanciatissima, semmai il problema è un altro. L'anno prossimo, quando si terrà nel Regno Unito la conferenza sul clima (rinviata per il Covid-19) tutti i vari Paesi dovranno dichiarare l'innalzamento dei propri obiettivi, cosa che molti hanno già fatto. Europa e Asia sono le due forze che spingono in questa direzione e anche sugli USA va fatta una precisazione: il Governo era freddo, ma i singoli Stati avevano ed hanno posizioni molto avanzati su questi temi. Basti pensare che la California solo qualche giorno fa ha annunciato che dal 2035 si potranno vendere solo auto elettriche. E Boris Johnson ha anticipato tale divieto dal 2040 al 2030, per ciò che riguarda il Regno Unito. Ormai sono nove i Paesi europei che hanno fatto questa scelta. Siamo in una situazione storica nella quale l'innovazione tecnologica consente di fare dei balzi in avanti in tutti i settori: rinnovabili, mobilità elettrica, edilizia, industria... 

Come ha inciso il Covid-19 in questa fase di trasformazione?

Fino ad ora la pandemia ha provocato una riduzione di consumi di petrolio e gas, perché per un periodo ci sono stati 18.000 aerei a terra e anche adesso i voli sono molto ridotti, così come i trasporti. Tale riduzione ha comportato un crollo dei prezzi, che sono tuttora molto bassi. Ciò ha provocato grossi problemi alle aziende americane dell'Oil&gas, delle quali molte sono fallite e altre sono state acquisite da società più grandi. Ma persino le più grandi, multinazionali comprese, hanno scelto di ridurre la produzione di petrolio per puntare sulle rinnovabili. Questo scossone ha quindi prodotto il dirottamento di investimenti colossali, per centinaia di miliardi, dal mondo dei fossili a quello delle rinnovabili. Tutto sommato, quindi, si prevede quindi una forte accelerazione di queste ultime. 

Fa piacere sentire un punto di vista ottimista come il Suo, al termine di un anno costellato da notizie tremende...

E' significativo che l'Agenzia Internazionale dell'Energia, nata proprio dopo la prima crisi petrolifera per proteggere le aziende del settore, la settimana scorsa abbia pubblicato un rapporto nel quale finalmente riconosce che le energie rinnovabili abbiano ormai la strada spianata. Il rapporto prevede che nel 2024 l'energia solare ed eolica supereranno tutte le altre tipologie, in termini di potenza, mentre dal 2025 le rinnovabili saranno la principale forma di generazione di potenza nel mondo. E' partita una vera e propria rivoluzione, nella quale gli Stati Uniti giocano un ruolo importante. Invece nell'eolico offshore è l'Europa ad essere all'avanguardia, perché i Mari del Nord sono una grande risorsa. Negli USA c'è stato un blocco, ma probabilmente la situazione si sbloccherà a breve e sorgeranno anche da loro importanti centrali.

E l'Italia che ruolo gioca in questa rivoluzione?

Teoricamente abbiamo una quota di rinnovabili non disprezzabile, pari al 35% della produzione. Gli obiettivi sono molto ambiziosi, perchè l'Unione Europea sta alzando il target fissato per il 2030: saremmo dovuti arrivare a quota -40% di emissioni rispetto al 1990, ma la Commissione Europea spinge per passare al -55% e il Parlamento Europeo addirittura aveva proposto l'obiettivo al -60%. Credo che si arriverà a un compromesso tra queste posizioni e quelle dei singoli Stati membri, ma sarà comunque un salto notevolissimo. Per fare un esempio, noi in questo momento in Italia abbiamo 21.000 Megawatt fotovoltaici e per raggiungere i nuovi obiettivi, dovremmo arrivare a 65.000/70.000 Megawatt: un'accelerazione fortissima! Anche in Italia ci sono diversi progetti di eolico offshore, le cose stanno cambiando. C'è poi la grossa novità dell'agrofotovoltaico, che consiste nel recuperare i terreni abbandonati dall'agricoltura e realizzarvi del fotovoltaico con moduli “a inseguimento”, staccati 3/4 metri da terra e con sotto la possibilità di coltivare, portandovi l'irrigazione: questo consente di fare un doppio reddito, agricolo ed energetico. Tutte queste novità fanno pensare che obiettivi anche molto ambiziosi, come quelli fissati dall'Europa, possano essere raggiunti. Oggi però in Italia c'è un tema centrale: le autorizzazioni, che sono lentissime, come sanno bene anche al Governo. C'è un problema legato alle Regioni che sono lente, poi ci sono le Sovrintendenze e il Ministero dei Beni Culturali che bloccano, ma questo va risolto, perchè la tecnologia già ci consentirebbe grandi cose: rispetto a soli dieci anni fa, il fotovoltaico costa dieci volte di meno. La tecnologia c'è, adesso bisogna in primo luogo sciogliere questo problema tra Stato e Regioni e acquisire consenso locale, ma su questo saranno d'aiuto le comunità energetiche e soluzioni innovative, come l'agrofotovoltaico. Fatto questo, l'Italia correrà e raggiungerà grandi risultati, anche in termini occupazionali e di investimenti.

In questo contesto di trasformazioni, anche Key Energy ha abbracciato il cambiamento, con la digital edition: come è andata?

Molto bene e non a caso proprio queste cose di cui stiamo parlando sono state le novità dell'edizione 2020, rispetto alle precedenti. Ad esempio ci sono stati due convegni sull'eolico offshore, è stato presentato un position paper sull'agrofotovoltaico che vede insieme Confagricoltura e le associazioni delle energie rinnovabili, ci sono stati due convegni sull'idrogeno (altra new-entry molto importante) e convegni sull'Ecobonus al 110%, altra novità molto importante per rilanciare il settore delle costruzioni, ma con una ricaduta importante anche sul versante energetico.

Ci sono molte novità, quindi penso che il 2021 – immaginando che il Covid-19 lentamente riduca la sua minaccia - vedrà una fortissima accelerazione in tutti i settori, dalla mobilità elettrica, che sta esplodendo, all'edilizia, passando per la generazione dell'energia.

Anche le industrie energivore, grazie all'idrogeno, vedranno delle trasformazioni. E' un momento davvero molto interessante, da questo punto di vista. E non dimentichiamoci i fondi del Recovery Plan, che daranno un'ulteriore spinta alla reindustrializzazione green dell'Italia, un Paese che negli ultimi 20 anni ha perso pezzi importanti di industria. In Europa si stanno costruendo alcune “Giga Factory” per realizzare batterie da usare sia per le auto, sia per mantenere in funzione la rete elettrica. Le raffinerie potranno trasformarsi in bio-raffinerie, come già successo a Porto Torres. Siamo all'inizio di una trasformazione che non sarà “solo” energetica: sarà tutta l'economia a cambiare, perchè questo cambiamento riguarda tutto, anche l'agricoltura. Se sapremo cogliere queste opportunità, saranno molto importanti per noi come per tutto il mondo, ci sarà un forte revamping economico, che ridarà fiato all'economia e all'occupazione.
 

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