Economia
Sparkle Blue Raman, il "cavo della pace" tra Italia e India si arena sulla guerra di Israele
Secondo i programmi Blue Raman doveva già essere finito. Alcuni tratti sono già in funzione ma dalla Grecia, precisamente a Chania, il cavo si è, per così dire "arenato"

Sparkle Blue Raman, il "cavo della pace" tra Italia e India si arena sulla guerra di Israele
Blue Raman, il collegamento dati tra India e Italia, doveva essere il cavo della pace, missione difficile in tempo di guerra. Settemila chilometri di cavi sottomarini con approdi con stazioni via terra. Un'idea di Google e dell'italiana Sparkle, ossia la società dei cavi che faceva capo a Telecom Italia ma che recentemente è stata venduta al Mef, ossia al governo italiano (70%) e a Retelit (30%) controllata dal fondo Asterion.
Secondo i programmi Blue Raman doveva già essere finito. Alcuni tratti sono già in funzione ma dalla Grecia, precisamente a Chania, il cavo si è, per così dire "arenato" sulle macerie della guerra che imperversa in Israele. Il paese ha firmato gli accordi preliminari ma al momento è troppo occupata sul fronte interno per dar peso alla realizzazione dell'infrastruttura.
E dunque il collegamento sottomarino, progettato per traghettare miliardi di dati da una parte all'altra del globo in pochissimi secondi è diventato un termometro per misurare le tensioni geopolitiche. Lo è stato da subito anche dal duplice nome. L’accordo infatti prevede la costruzione di due cavi, con 16 coppie di fibra ciascuno, che da Genova arriveranno a Mumbai.
Il primo cavo, Blue, dall’Italia si fermerà ad Aqaba nel Mar Rosso giordano, nel cui punto di attracco partirà il secondo cavo Raman. La divisione, imposta da Google, è stata pensata per evitare imbarazzi ai due partner più importanti: Israele e Arabia saudita. La landing station, ossia la stazione di approdo, presente in Giordania serve infatti a fornire una "mediazione", evidentemente necessaria anche sul traffico dati, per evitare che i sauditi siano collegati direttamente con israeliani.
Ma c'è anche un altro intoppo. Infatti la parte di cavo già partita dall'India, è ora ferma al largo delle coste dello Yemen, dato che il governo guidato dal movimento Houthi boicotta la realizzazione delle opere vicino alle loro acque territoriali, rallentando dunque il processo di posa dell'infrastruttura. Sullo sfondo resta il closing dell'operazione per la cessione di Sparkle da parte di Tim che ancora gestisce la società dato che la "chiusura" definitiva dell'accordo è prevista per la fine del 2025.
Il contratto firmato prevede anche una eventuale rettifica del prezzo concordato, 700 milioni, se non venissero raggiunti alcuni obiettivi relativi all'Ebitda, ossia al margine lordo di Sparkle, che fattura circa 1 miliardo di euro, per il 2025. E dunque se l'obiettivo non dovesse essere raggiunto Tim potrebbe prendere meno dei 700 milioni previsti. L'accordo prevede anche la sottoscrizione tra le due società di un contratto per regolare i servizi che le due società si presteranno reciprocamente dopo il closing.