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Economia
La spending review taglia 85 mila dipendenti pubblici. Ecco il piano

Una cifre e tanti dubbi. Il piano Cottarelli per la spending review conferma quanto promesso da Renzi: tagli alla spesa per 7 miliardi. 2,2 miliardi recuperati dall’efficientamento diretto (800 milioni da iniziative su beni e servizi, 200 dalla pubblicazione telematica degli appalti pubblici, 100 da consulenze e auto blu, 500 dagli stipendi dei dirigenti della pa, 100 da corsi di formazione, 100 dall’illuminazione pubblica, 400 da proposte varie); 200 milioni da riorganizzazioni (riforma province e spese enti pubblici); 400 da costi della politica (Comuni, Regioni e finanziamento ai partiti); 2 miliardi da trasferimenti a imprese e famiglie (un miliardo dai fondi statali alle aziende soprattutto autotrasporto, 400 milioni da quelli regionali, 200 da microstanziamenti, 100 dal trasporto pubblico locale e 300 da quello ferroviario) e 2,2 miliardi da spese settoriali (1,4 da pensioni, 300 milioni dalla sanità, 100 dalla difesa, 200 dall’allineamento della contribuzione delle donne, 200 da revisione delle pensioni di guerra). Peccato che Cottarelli si fermi a 5 miliardi. "A patto che si parta subito)

Fin qui i numeri. Ma cosa significano? Ci sarà un taglio delle spesa alla Difesa. Gli F35? Forse. Dimezzare gli acquisti farebbe rientrare 6 miliardi. Ma non è solo dagli armamenti che si recupera il grosso dei fondi: la sforbiciata scatterà sulle caserme e le forze di polizia. 3 miliardi dovrebbero arrivare da 85 mila esuberi tra i dipendenti pubblici, grazie anche a un blocco del turnover all'80%. In sostanza, ogni 10 pensionandi ci saranno solo 2 assunzioni. E qui è lo stesso Cottarelli a tirare il freno: la misura è da "studiare ulteriormente" perché potrebbe causare l'invecchiamento della popolazione dipendente e diminuire la qualità del servizio.      

Saranno tagliati, in maniera più netta, gli stipendi dei dirigenti della PA. Cottarelli ha individuato uno spazio d'azione tale da permettere una riduzione dell'8-12%. Secondo i dati del commissario alla spending review, infatti, i "dirigenti apicali" italiani guadagnano il doppio dei loro omologhi europei.

Dalla politica arriveranno 400 milioni di euro. E una quota importante (circa 2 miliardi) dalla riduzione dei trasferimenti a imprese e famiglie. Quelle lette fino a ora, però, sono solo le cifre più ottimistiche. Cottarelli invita a diffondere "cifre più basse per evitare sorprese". Anche perché parte dei tagli sono legati "agli obiettivi di bilancio". Esattamente quello che non ha fatto Renzi. Palazzo Chigi dichiara che si tratta ancora di una versione non definitiva del piano. Ma il nodo resta: Il presidente del Consiglio punta a 7 miliardi, mentre Cottarelli scrive chiaramente che la portata degli interventi sarebbe inferiore se adottati "nel corso dell'anno". In pratica: più passa il tempo e meno risultati si avranno. E tre mesi (non per colpa di Renzi) sono già volati via.

 

 

 

 

 

 

 

 

Tags:
spending reviewcottarelligoverno renzi

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