Economia
Lavoro in Italia sempre più senior: boom degli over 50, giovani assenti e PMI del Centro e Sud senza ricambio generazionale
L'indagine condotta dall' Institute of Applied Economic Research fotografa un equilibrio precario: le PMI si reggono sulle generazioni mature e faticano a sostituirle con nuove leve

I-AER, imprese italiane sempre più “anziane”: l’80% dei nuovi occupati ha più di 50 anni. Nelle PA under 30 assenti, giovani in fuga
Negli ultimi tre anni, la presenza degli ultracinquantenni è rimasta stabile in oltre metà delle imprese ed è aumentata in una PMI su quattro: si tratta di uno dei tanti segnali di un ricambio generazionale sostanzialmente fermo. Ad oggi, il 15% delle PMI dichiara che i lavoratori over 50 rappresentano più della metà della forza lavoro, mentre il 60% presenta una composizione più equilibrata tra senior e profili più giovani. Solo un’impresa su quattro può invece contare su una prevalenza di lavoratori sotto i 50 anni. In questo scenario, la nuova indagine condotta da I-AER, Institute of Applied Economic Research, su 541 imprenditori di piccole e medie imprese italiane, fotografa un equilibrio precario: le PMI si reggono sulle generazioni mature, che garantiscono esperienza, responsabilità e stabilità, ma faticano a sostituirle con nuove leve.
A livello settoriale, la maggiore concentrazione di lavoratori over 50 si registra nella Pubblica Amministrazione, dove circa il 40% dei dipendenti ha più di 50 anni e gli under 30 sono quasi del tutto assenti. Quote elevate si rilevano anche nell’istruzione e nei servizi pubblici. In termini assoluti, tuttavia, è il terziario a ospitare il numero più consistente di lavoratori senior, in particolare nel commercio, nel turismo e nei servizi alla persona. Anche i settori manifatturieri tradizionali e le costruzioni mostrano un invecchiamento marcato, con molte posizioni tecniche presidiate da lavoratori maturi difficili da sostituire. Dal punto di vista territoriale, tra il 2019 e il 2024 l’aumento degli occupati over 50 è stato particolarmente significativo in diverse regioni del Centro e del Sud: Umbria (+17,9%), Sicilia (+15,8%), Friuli-Venezia Giulia (+15,5%), Veneto (+14,6%), Toscana (+14,4%), Valle d’Aosta (+14,3%), Lazio (+13,5%) e Campania (+13,2%).
Nel 2024 +352mila occupati, oltre l'80% over 50
Il progressivo invecchiamento della forza lavoro è evidente anche osservando i dati nazionali: nel 2024 gli occupati in Italia sono aumentati di 352 mila unità, ma oltre l’80% di questa crescita (pari a +285 mila unità) riguarda persone con più di 50 anni. Parallelamente, quasi 156 mila italiani hanno lasciato il Paese e quasi la metà di loro riguarda giovani laureati. È evidente come questa dinamica riduca ulteriormente la disponibilità di forza lavoro qualificata under 35, accentuando un divario generazionale in un mercato del lavoro che non riesce a rigenerarsi.
“L’Italia sta affrontando una crisi demografica senza precedenti – spiega Fabio Papa, professore di economia e fondatore di I-AER – mentre gli over 50 tengono in vita le nostre PMI, dietro di loro i giovani pronti a raccogliere il testimone sono sempre meno. Questo è il vero rischio per il sistema produttivo: non stiamo invecchiando solo come popolazione, ma come economia.”
Nonostante le imprese dichiarino di voler bilanciare le assunzioni tra giovani e senior, le scelte restano spesso dettate dalla necessità più che da una visione strategica. Il 74% delle PMI segnala difficoltà nel reperire profili adeguati. Chi assume lavoratori maturi lo fa per esperienza e autonomia operativa (50%) o per ridurre i rischi di turnover (36%); chi punta sui giovani, invece, lo fa per motivi economici e di adattabilità, in particolare la maggiore flessibilità (29%), la possibilità di formarli internamente secondo la cultura aziendale (60%) e per i costi inferiori (30%). Infatti, il costo di una figura junior entry level per una PMI si attesta intorno ai 27.000 € annui, mentre per un profilo senior, tipicamente con almeno 20 anni di esperienza e responsabilità gestionali o tecniche avanzate, supera i 65.000 €.
Ricambio generazionale fermo
Negli ultimi tre anni, la presenza degli ultracinquantenni è rimasta stabile in oltre metà delle imprese ed è aumentata in una PMI su quattro: si tratta di uno dei tanti segnali di un ricambio generazionale sostanzialmente fermo. Ad oggi, il 15% delle PMI dichiara che i lavoratori over 50 rappresentano più della metà della forza lavoro, mentre il 60% presenta una composizione più equilibrata tra senior e profili più giovani. Solo un’impresa su quattro può invece contare su una prevalenza di lavoratori sotto i 50 anni.
“L’aumento degli occupati over 50 non nasce da una scelta di lungo periodo, ma da una mancanza di alternative – continua Papa – gli imprenditori non trovano giovani da assumere e quindi valorizzano chi c’è, spesso senza un piano di successione. Se non invertiamo il flusso di talenti in uscita, tra dieci anni molte PMI si troveranno senza eredi, con conseguenze dirette sulla continuità del tessuto produttivo italiano.”
Nonostante tutto, il giudizio degli imprenditori sui lavoratori senior resta molto positivo: sette PMI su dieci ne riconoscono competenza tecnica, affidabilità e senso di responsabilità, soprattutto nelle posizioni manageriali. Tuttavia, persistono alcuni ostacoli: tra le principali difficoltà segnalate per il reinserimento degli over 50 ci sono minore adattabilità ai cambiamenti organizzativi (70%), costi contrattuali e rigidità normative (49%), ma anche scarsa familiarità con le tecnologie digitali (40%).
Lavoratori maschi in vantaggio
Sul fronte di genere, la situazione resta disomogenea. Metà delle PMI ritiene che non vi siano differenze tra uomini e donne over 50, ma una su cinque riconosce un vantaggio per i lavoratori maschi. Le imprese che segnalano una disparità individuano come principali cause la minore disponibilità percepita delle donne al tempo pieno (46%), i pregiudizi legati a età e genere (39%) e reti professionali più deboli (38%).
Nel complesso, l’indagine I-AER mostra come l’invecchiamento della forza lavoro non sia più un rischio potenziale, ma una realtà consolidata. L’80% della nuova occupazione si concentra sugli over 50, mentre i giovani faticano a entrare o scelgono di partire. Le PMI italiane si trovano quindi di fronte a una doppia sfida: trattenere e aggiornare i lavoratori maturi e ricreare le condizioni per attrarre e far rientrare i giovani qualificati.
“Il motore dell’innovazione non riguarda solo la tecnologia, ma soprattutto le persone – conclude Papa – l’Italia non può crescere se continua a perdere giovani, ma non può neppure sopravvivere se smette di valorizzare chi resta. Le PMI oggi si reggono sull’esperienza degli over 50: il loro futuro dipenderà dalla capacità di coniugare continuità e rigenerazione della forza lavoro.”
