Portafoglio/ Ubi, Bpm, Beni Stabili e Fiat. Chi vince in Borsa con le elezioni

Nonostante le numerose promesse elettorali, le principali tasse in Italia (Iva, Irap, Ires, Irpef) sono destinate a crescere o al massimo a rimanere stabili quest'anno e nel prossimo. Non hanno molti dubbi al riguardo gli analisti, in particolare gli uomini di Mediobanca Securites che in questi giorni hanno provato ad analizzare le più probabili conseguenze dell'esito del voto politico italiano. Un voto su cui gravano i "rischi" rappresentati da forti affermazioni del Pdl di Silvio Berlusconi o del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, che indebolirebbero ulteriormente un probabile esecutivo Bersani-Monti, anche se su questo punto gli uomini di Piazzetta Cuccia si mostrano prudenti, perché, spiegano, "paradossalmente il peggior scenario potrebbe in realtà trasformarsi nella migliore ipotesi", "mettendo pressione sugli spread" e offrendo all'Italia l'unica via d'uscita che agli esperti sembra "percorribile, stante la non sostenibilità dell'elevato debito pubblico del Paese: chiedere a Draghi di far scattare l'Omt" (il programma di acquisti di titoli di stato da parte della Bce in cambio dell'adesione a precise condizioni di risanamento dei conti pubblici).
"Qualunque sia il risultato - aggiungono gli esperti - il mercato non dovrebbe crollare, anche se i rischi stanno aumentando" e per questo si consiglia di mantenere un profilo molto prudente in ambito obbligazionario (i Bot dovrebbero infatti soffrire molto meno dei Btp anche nell'ipotesi peggiore). E in ambito azionario? Anzitutto, spiegano gli analisti, "nonostante le promesse elettorali le principali imposte (Imu, Irpef, Iva e Tares) dovrebbero salire" dal luglio di quest'anno, a causa di impegni già stabiliti negli scorsi mesi e che difficilmente verranno stravolti. Un aumento pressoché inevitabile delle tasse non aumenterà di certo né la fiducia delle imprese né i consumi delle famiglia, in compenso sembrano esservi spazi per una riduzione (ma non un'eliminazione completa) dell'Irap su banche e imprese. Il taglio di un 1%, secondo gli esperti, potrebbe da solo far crescere del 5% gli utili medi delle banche italiane, che dunque sarebbero le maggiori beneficiarie del voto, qualunque sia l'esito (a meno di sorprese realmente clamorose).
Sul fronte del "rigore" non sembrano del resto esservi molte alternative: il taglio delle spese potrebbe avvenire in maniera significativa solo aggredendo le voci che maggiormente pesano sul welfare italiano, ossia le pensioni (40% delle spese totali), la salute (15%) o l'educazione (8%). Spese che si sono dimostrate negli anni del tutto anelastiche, continuando cioè a crescere quasi automaticamente indipendentemente dall'andamento del Pil. Ma tagliare queste voci di spesa non appare semplice. Mentre la più volte proclamata "lotta all'evasione" non è riuscita a scalfire significativamente quei 150 miliardi di euro l'anno di "nero" stimato. Cercando di tradurre tutte queste implicazioni (così come i vincoli posti dall'adesione al "fiscal compact") in una selezione dei settori e dei titoli che potrebbero essere immuni a sorprese negative derivanti dai risultati della consultazione elettorale, gli esperti di Mediobanca Secuties sono infine riusciti a focalizzarsi su una lista di sei settori, indicando nove titoli da acquistare e otto da evitare assolutamente.