Trump annuncia sconti sui farmaci Pfizer negli Usa. In Europa torna alla memoria il caso degli sms "sospetti" tra von der Leyen–Bourla nel 2020 - Affaritaliani.it

Economia

Ultimo aggiornamento: 14:50

Trump annuncia sconti sui farmaci Pfizer negli Usa. In Europa torna alla memoria il caso degli sms "sospetti" tra von der Leyen–Bourla nel 2020

Prezzi più bassi per i farmaci negli Usa, mentre in Europa la gestione dei contratti Pfizer, ai tempi della pandemia, aveva suscitato accuse di opacità e una mozione di sfiducia contro von der Leyen

di Elisa Mancini

Pfizer, farmaci più economici negli Usa, e l’ombra dei messaggi controversi tra von der Leyen e Bourla durante la pandemia

Donald Trump torna a far parlare di sé e lo fa con Pfizer come pedina principale: il Tycoon annuncia un accordo per vendere farmaci a prezzo scontato negli Stati Uniti, con ricadute sui consumatori e su Medicaid. Lo fa con il solito tono da negoziatore inflessibile, sottolineando come l’America abbia per anni pagato dieci volte di più di altri Paesi per gli stessi medicinali. Parte dell’offerta include persino un portale governativo online, TrumpRx, dove acquistare farmaci popolari a prezzo ridotto.

"Pfizer si è impegnata ad offrire tutti i suoi farmaci prescritti al Medicaid - ha aggiunto riferendosi all'assistenza sanitaria pubblica per i redditi più bassi - questo avrà un enorme impatto a far scendere i costi del Medicaid come nessun altra cosa".

L'annuncio arriva dopo che ieri è scaduto il limite aveva dato con l'ordine esecutivo del "Most Favored Nation" con cui si chiedeva alle compagnie farmaceutiche di vendere i farmaci negli Usa ai prezzi più bassi adottati negli altri Paesi. La novità americana però riporta inevitabilmente lo sguardo sull’Europa, dove Pfizer è stata protagonista di un capitolo ben più opaco. 

Nel pieno della crisi sanitaria globale, tra fine 2020 e inizio 2021, l’Europa si trovò davanti a una sfida enorme: vaccinare rapidamente milioni di cittadini contro il Covid-19. Quindi la Commissione europea, guidata da Ursula von der Leyen, puntò fin da subito su Pfizer (oltre a Moderna, AstraZeneca e Novavax) per assicurarsi una fornitura sufficiente di vaccini.

I contratti con Pfizer furono imponenti: a gennaio 2021 l’acquisto di 300 milioni di dosi, a cui seguirono altri 100 milioni ad aprile. In totale, miliardi di euro in gioco. Per accelerare la comunicazione e chiudere velocemente gli accordi, von der Leyen e Albert Bourla, amministratore delegato di Pfizer, si scambiarono messaggi di testo diretti. Questi sms, secondo Bruxelles, servivano solo a velocizzare le trattative e non contenevano informazioni rilevanti da archiviare ufficialmente.

La vicenda esplose quando Matina Stevis-Gridness del New York Times chiese di visionare questa corrispondenza nell’ambito di un’inchiesta sulla trasparenza dei contratti vaccinali. La Commissione europea rispose che i messaggi non erano disponibili: o non erano stati archiviati, o i telefoni erano stati sostituiti, o semplicemente non contenevano nulla di importante. Una giustificazione che molti critici hanno trovato debole e poco convincente.

Il caso approdò al Tribunale dell’Unione europea di Lussemburgo, che emise una sentenza netta: la Commissione aveva fornito spiegazioni “mutevoli, ipotetiche e non credibili”. Il Tribunale stabilì così che Bruxelles avrebbe dovuto fornire prove concrete delle ricerche effettuate per trovare i messaggi e spiegare in modo dettagliato perché non li possedeva. In altre parole, non bastava dichiarare “non li abbiamo”, bisognava dimostrare in modo credibile come e perché fossero irreperibili.

D'altra parte, nel corso di tutta la pandemia, Von der Leyen aveva centralizzato il ruolo negoziale a nome dei Ventisette, vista la difficoltà degli Stati membri ad assicurarsi dosi sufficienti. Ma questo ha scatenato accuse di poca trasparenza: i contratti sono stati pubblicati solo parzialmente, e la presidente è stata accusata di accentrare troppo potere in una ristretta cerchia di collaboratori, senza chiarezza verso stampa e cittadini. Non si parlava quindi di corruzione, ma di un quasi-monopolio Pfizer e di possibili pagamenti eccessivi.

L’episodio, seppur datato, mostra inevitabilmente un filo rosso tra politica e Big Pharma: dall’altra parte dell’Atlantico Trump usa la trasparenza come strumento politico, a Bruxelles invece, ai tempi, aveva preferito la discrezione istituzionale, anche a costo di apparire reticenti.

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