#TVitter, spegniamo tutto tranne il cervello
Sembrava si dovessero riscrivere le regole del consumo televisivo: Twitter dava per la prima volta la possibilità di portare fuori tutto ciò che succedeva all’interno degli schermi TV e riscrivere quel contenuto a suon di commenti e cinguetti. E poi l’engagement, l’interazione tra pubblico in sala e a casa, online e offline. Insomma una nuova frontiera del consumo televisivo che metteva l’esperienza dello user al centro di tutto, nell’uso che questi poteva fare del contenuto che gli veniva presentato.
#Utopia. Oggi assistiamo alla crisi del contenuto di valore. Forse è una crisi dovuta al periodo di crisi che stiamo vivendo. Forse è una crisi dovuta alla nostra pigrizia.
Siamo talmente pigri che facciamo scrivere la nostra agenda televisiva a Twitter. Sì perché noi seguiamo determinati programmi televisivi, che poi probabilmente in condizioni normali non ci saremmo neanche sognati di seguire, solo perché sulla nostra timeline appiaono commenti sul tema. Solo perché abbiamo voglia di commentare a nostra volta i commenti, più che ciò che realmente viene raccontato in quei programmi.
Ci sono poi programmi che sembrano essere stati scritti per essere twittati e non visti: pensiamo a #XF7, pensiamo ai dibattiti politici degli ultimi giorni (l’ultimo #confrontoprimarie), pensiamo all’ever trending #serviziopubblico.
La bellezza di Twitter stava nella sua capacità di cannibalizzare le conversazioni attorno a temi d’interesse veri, trasversali, che potevano essere commentati in tutte le lingue e paesi del mondo. È triste vedere come questo sia divenuto luogo di conversazioni “facili”. Blogmeter ha registrato tra i top social TV programs (25 novembre/1 dicembre) la prima serata con #gigidalessio e #annatatangelo. Questa è una “conversazione facile” nel senso che si registrano su Twitter soprattutto post ironici e di polemica sugli esponenti e sulla serata.
Twitter e la social tv non ci fanno bene. Ci distraggono dal passato e dal futuro e ci intrappolano nel presente. Quello delle conversazioni pronte, che dobbiamo solo leggere o commentare. Quello delle conversazioni facili, su cui tutti hanno potenzialmente qualcosa da dire.
Allora spegniamo tutto, televisione e account e accendiamo il cervello. Magari restando in silenzio; perché il silenzio a volte rende tutto più chiaro.
“Silence is so accurate” lo diceva Mark Rothko.
A cura di @pipiccola e @gio3crepaldi