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Economia
Ue, i mercati sentono aria di litigio. Lo stallo fa salire il rischio spread

Sono già passati quattro giorni delle due settimane che i capi di Stato e di governo dei 27 Paesi europei si sono dati per ricucire sulla strategia per affrontare insieme l’emergenza coronavirus attraverso gli strumenti messi sul tavolo dall’Italia come i coronabond o l’utilizzo senza condizioni del fondo europeo salva-Stati (Mes), eppure i segnali che arrivano fotografano una situazione che addirittura ha fatto qualche passo indietro. Prima con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen che nel weekend ha infastidito Giuseppe Conte e Roberto Gualtieri e oggi con il commissario agli Affari economici e monetari Paolo Gentiloni che ha dovuto prendere atto come “l'emissione di bond per mutualizzare il debito non verrà mai accettata a Bruxelles”.

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Così, dopo che venerdì il litigio fra i Paesi del Sud Europa capeggiati da Conte e quelli del Nord alla cui testa c’è il duo Mark Rutte-Angela Merkel, i mercati hanno tirato il freno a mano e oggi continuano a sentire odore di bruciato.

Sul secondario, complice anche la scelte dei gestori di scaricare Btp per far spazio nei portafogli in vista delle future emissioni che si preannunciano massicce da parte del Tesoro (domani asta con importi impegnativi su 5 e 10 anni), è tornato il nervosismo sullo spread che sta ora puntando nuovamente quota 200 punti base (al giro di boa sale a 195).

Un balzo che vanifica l'effetto calmierante nelle scorse sedute della discesa in campo con il Pandemic Emergency Purchase Programme (Pepp) della Bce, dell’effetto annuncio sempre da parte dell'Eurotower della soppressione dei limiti ai titoli comprati (finora pari al 33% del debito totale per emittente ed emissione) e degli acquisti effettivi di Francoforte ad hoc di Btp.

La situazione, dunque è in alto mare perché Bruxelles, tra scivoloni e battibecchi, non riesce a trovare la quadra su un'azione fiscale comune e credibile in riposta alla crisi del coronavirus, complice anche il clima meno teso sui mercati. Investitori che, però, come dimostra la febbre odierna del differenziale fra i decennali italiani e tedeschi sul secondario nonostante la rete di protezione di Christine Lagarde, potrebbero tornare molto presto a mettere sotto pressione i leader Ue.

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E se anche un tranquillo e diplomatico commissario come Gentiloni annuncia aria di bufera, tutto lascia pensare che per lo spread saranno 15 giorni di passione. Dopo lo scivolone del presidente della Bce, è arrivato quello del presidente della Commissione europea che nel fine settimana è passata dal "siamo tutti italiani" al no ai coronabond. La von der Leyen ha infatti puntualizzato che non esiste alcun piano al riguardo e "su questo ci sono chiari confini giuridici" ha aggiunto, bollando come slogan l'uso del termine coronabond e chiarendo che sul tema delle garanzie ci sono riserve, a suo dire giustificate, della Germania e di altri Stati membri della Ue, Paesi Bassi in testa.

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Secca la replica del ministro dell'Economia italiano, Roberto Gualtieri: "Parole sbagliate, mi dispiace che le abbia pronunciate". Gentiloni, ha poi aggiunto, altra doccia fredda, che l'emissione di bond per mutualizzare il debito non verrà mai accettata a Bruxelles e che quindi bisogna finalizzarla ad una missione. Il punto è spostare la discussione su Mes e i gli eurobond focalizzati sull’emergenza Covid-19 su quali obiettivi finanziare. In questo modo, una strada si può trovare. La Banca centrale europea, con il lancio del nuovo programma di acquisti di asset da 750 miliardi di euro, ha sicuramente ridotto lo stress sui mercati finanziari, ma Francoforte ha avuto anche un effetto secondario poco gradito.

La pressione ad agire su Bruxelles è venuta meno e i leader europei, in parte rasserenati dal recupero dei listini e dell'azionario degli ultimi giorni, sono passati dal fronte comune contro il coronavirus ai vecchi battibecchi tra Paesi core e periferia. Gli investitori però, soprattutto in questo ultimo periodo di forte stress e volatilità per via della pandemia di coronavirus, sono ben poco accondiscendenti e potrebbero ricordare in malo modo a Bruxelles la necessità e l'urgenza di misure forti e condivise sul fronte fiscale in soccorso di famiglie e imprese. Insomma, un nuovo litigio potrebbe non essere retto dai mercati. E le prime avvisaglie sullo spread, nonostante lo scudo della Lagarde, ci sono.

@andreadeugeni

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