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Economia
UniCredit, Intesa e Mediobanca: chi colpisce il nuovo stop Bce sui dividendi

A Piazza Affari focus ancora sul settore bancario dopo la raccomandazione della Banca centrale europea sul pagamento dei dividendi e sui riacquisti di azioni proprie. La Bce, infatti, ha chiesto estrema prudenza agli istituti dell'Eurozona, chiedendo di non distribuire o limitare il pagamento dei dividendi fino al 30 settembre 2021 e di utilizzare le riserve di capitale per erogare credito e assorbire le perdite. Stop che,  secondo quanto ha spiegato il presidente della Vigilanza Bce Andrea Enria ai banchieri italiani al consiglio dell'Abi, porterà alla distribuzione complessiva nell'area euro di un monte cedole tra 10-12 miliardi (di sei miliardi lo stop per le banche italiane nel 2020).

Carlo Messina, CEO Intesa S
 

La raccomandazione rivista mira a salvaguardare la capacità delle banche di assorbire le perdite e concedere prestiti per sostenere l’economia. In particolare, viene imposto un limite pari al minore tra il 15% della somma degli utili 2019-2020 e i 20 punti base dei risk weighted asset; tale livello dovrà poi essere validato caso per caso dall'autorità di vigilanza.

Gli analisti di Banca Akros stimano che le banche italiane con forti politiche di distribuzione del capitale siano le più colpite dalla decisione, come Intesa Sanpaolo (neutral, target price di 1,9 euro), Mediobanca (accumulate, Tp di 8 euro) e UniCredit (neutral, Tp di 8,3 euro), dove le previsioni di dividendo-buyback dovrebbero essere riviste al ribasso. L'M&A è il driver principale per i titoli bancari italiani nel 2021, commentano gli analisti, che sono più costruttivi su Bper (buy, Tp di 1,5 euro), Credem (buy, Tp di 4,7 euro) e Creval (accumulate, Tp di 12,4 euro).

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Settore bancario anche sotto la lente degli analisti di Equita Sim. A detta degli analisti, "la notizia è negativa per il settore, in quanto la raccomandazione della Bce riduce significativamente la visibilità sul dividendo a valere sui risultati del 2020 e limita significativamente la possibilità di distribuzione del capitale in eccesso, come conseguenza dell'accantonamento a riserva degli utili 2019". Nel dettaglio, secondo i calcoli degli esperti, Intesa Sanpaolo potrà distribuire un dividendo fino a un massimo di 0,04 euro (rendimento 1,8%, 18% payout), corrispondente a 20 punti base sui Rwa, contro una stima di 0,14 euro (68% payout). Mediobanca, invece, potrà distribuire un dividendo fino a un massimo di 0,24 euro (rendimento 3,3%, 35% payout), corrispondente al 15% degli utili 2019-2020, contro una previsione di 0,54 euro (80% payout).

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Credem (-0,11%), da parte sua, potrà distribuire un dividendo fino a un massimo di 0,09 euro (rendimento 2%, 23% payout), ovvero 20 punti base sui Rwa, contro una stima di 0,20 euro (49% payout). Occhi puntati, infine, su Creval (-0,1%), che ora potra' distribuire fino a un massimo di 0,24 euro (rendimento 2%, 21% payout) almeno fino al 30 settembre 2021.

Gli analisti ricordano che il business plan della banca prevedeva il ritorno al pagamento del dividendo a partire dal 2021 con un target di payout del 50% sugli utili 2020, indicazione che - sulla base dell`ampio capital buffer della società - il management aveva fatto intendere di voler superare. Gli esperti, infatti, stimavano un payout del 60%, ovvero 0,68 euro (rendimento 5,8%), sul cui raggiungimento la raccomandazione Bce "toglie oggi visibilita'".

Inoltre, per quanto riguarda quest'ultima banca, gli analisti ritengono che "l`incertezza sulla remunerazione degli azionisti rafforzi ulteriormente il valore dell`offerta interamente cash di Credit Agricole Italia". Immediata la reazione della Borsa, dove a fine seduta Intesa Sanpaolo ha perso l'1,62%, UniCredit l'1,13%, Mediobanca lo 0,82% e Bper l'1,35%.

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