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Economia
UniCredit, passa il super-stipendio di Orcel. Ok a fatica dei soci ai 7,5 mln

I soci di UniCredit accendono il disco verde al super stipendio per il 2021 da 7,5 milioni di euro (tra parte fissa e una parte variabile) di Andrea Orcel. Ma la Borsa non approva: subito dopo l'ufficializzazione del risultato della votazione, il titolo UniCredit infatti (comè possibile osservare dal grafico sotto) ha aumentato improvvisamente le perdite, lasciando sul terreno fino all'1,2%. 

In un'assemblea in cui si è registrata una presenza in linea con le assise passate (2.001 azionisti pari al 60,471% del capitale sociale) chamata principalmente ad approvare il bilancio e a rinnovare il consiglio di amministrazione, i principali soci della banca di piazza Gae Aulenti hanno fatto blocco sul tema, molto dibattuto nelle ultime settimane, della nuova politica retributiva e di trattamento di fine rapporto di UniCredit. 

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La Delfin (poco sotto il 2%) di Leonardo Del Vecchio e le Fondazione Cassa di Risparmio di Verona e Cassa di Risparmio di Torino, in primis, assieme a BlackrocK (5,158%), Capital Research and Management Company (5,158%), il gruppo Allianz (3,103%), Norges Bank (3,003%) e Atic Second International Investment Company hanno votato a favore sul nuovo sistema di retribuzione fissa e variabile, sposando la ratio del consiglio di amministrazione uscente che ha motivato il cambio di policy con la necessità di rendere UniCredit più competitiva nell'attrarre e trattenere banker di talento rispetto ai grandi competitor europei, anche alla luce dela grande sfida di rilancio dell'istituto che attende il successore di Jean Pierre Mustier.

Il via libera al mega-stipendio di Orcel è arrivato con una vittoria di misura (il 54,1% dei voti a favore, mentre il 42,66% ha votato contro) del fronte d'accordo con il nuovo regime retributivo. Le scorse settimane infatti, i proxy adviser Iss e Glass Lewis, voci molto ascoltate dall'universo dei fondi e degli investitori istituzionali nella scelta delle proprie decisioni assembleari, avevano messo nel mirino la politica di remunerazione e, in particolare i 7,5 milioni del top manager, invitando gli azionisti a votare contro. 

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Il motivo? La banca ha deciso di svincolare per il primo anno dagli obiettivi raggiunti i 5 milioni della componente variabile (dal 2022 si applicherà "un mix di remunerazione a lungo e a breve termine basato sulla performance"), scelta giudicata dai proxy non conforme alle principali pratiche di mercato. Una presa di posizione che, alla luce del rischio bocciatura del cambio in questione che sarebbe stato un segnale molto forte al neo amministratore delegato, ha provocato subito la discesa in campo dei principali sponsor, assieme a Leonardo Del Vecchio, del banchiere ex Ubs. 

CariVerona prima e CariTorino poi avevano infatti dichiarato il loro sostegno. Ieri, l'ente piemontese guidato da Giovanni Quaglia aveva comunicato al mercato che "esprimerà voto favorevole alla policy di remunerazione complessiva della banca in linea sia con le best practice internazionali di gruppi analoghi, sia con il perseguimento dell'obiettivo della creazione di valore nel medio-lungo termine nell'interesse di tutti gli stakeholders" e la scorsa settimana anche la fondazione scaligera guidata da Alessandro Mazzucco aveva fatto filtrare di essere favorevole alla remunerazione studiata in quanto Orcel "è chiamato a guidare il gruppo bancario italiano di maggior livello paneuropeo, alle prese con un'agenda strategica di estremo impegno già prima della pandemia".

La banca inoltre, sempre nel quadro della nuova policy pensata per attrarre talenti globali, ha proposto di cambiare anche la politica per il trattamento di fine rapporto, raddoppiando a 15 milioni di euro, da 7,2 milioni, il tetto massimo per la buonuscita. Complessivamente, eccetto cioè il singolo punto sul super-stipendio del nuovo Ceo, il sistema incentivante 2021 è stato approvato dal 98,55% del capitale, mentre la politica di gruppo dei pagamenti di fine rapporto ha ottenuto il 72,73% (contrario il 26,54%). 

Approvato anche il bilancio 2020 che si è chiuso con una perdita netta di 2,8 miliardi dopo rettifiche su crediti da 5 miliardi e rinnovato (parere favorevole del 76,31% dei voti assembleari alla lista presentata dal Cda uscente) il consiglio di amministrazione: il nuovo board della banca che vede l'ingresso di Orcel e il passaggio del testimone alla presidenza di Cesare Bisoni con Pier Carlo Padoan sarà composto dal vice presidente Lamberto Andreotti, Elena Carletti, Jayne-Anne Gadhia, Jeffrey Hedberg, Beatriz Lara Bartolomé, Luca Molinari (in quota Aabar), Maria Pierdicchi, Renate Wagner (in quota Allianz) e Alexander Wolfgring. Assogestioni invece ha ricandidato Francesca Tondi e Vincenzo Cariello.

"Sono entusiasta di essere stato nominato amministratore delegato di UniCredit e grato per la fiducia dei nostri azionisti e del consiglio. Questa banca ha un ruolo di riferimento nel panorama creditizio ed è un'istituzione veramente paneuropea, le cui origini sono saldamente radicate in Italia, il Paese dove sono nato. Vedo in UniCredit l'opportunità di fare la differenza. Un'opportunità per fare le cose in modo diverso e creare un modello di come può essere l'attività bancaria, fatta nel modo giusto, per le giuste ragioni", è stato il primo commento di Orcel, dopo la nomina ricevuta dal Cda. "Questa è un'opportunità che non intendo perdere, ma su cui intendo concentrarmi per il bene di tutti i nostri stakeholder", ha aggiunto.

"Per me è un onore essere stato eletto dal consiglio di amministrazione come nuovo presidente. Metterò tutte le mie capacità al servizio delle nostre persone e del nostro gruppo e ringrazio i nostri azionisti per la loro fiducia. Il mio obiettivo principale sarà quello di creare le migliori condizioni affinche' la banca generi valore per i suoi azionisti e per tutti i suoi stakeholder", ha affermato invece il neo presidente Padoan.

 

 

 

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