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Economia
UniCredit, rumors : Ghizzoni presidente. LCdM fa il Ponzio Pilato
L'amministratore delegato di UniCredit Federico Ghizzoni

di Andrea Deugeni
twitter11@andreadeugeni

Un de profundis per Federico Ghizzoni alla guida di UniCredit? L'intervista del patron di Luxottica Leonardo Del Vecchio rilasciata oggi alla vigilia di un appuntamento importante per la banca di Piazza Gae Aulenti come il check-up (per il piano industriale di UniCredit aggiornato in a inizio novembre) dei conti del 2015 (martedì) richiama alla memoria quella del 30 aprile del 2012 rilasciata, sempre dal patron di Luxottica, la mattina dell'ultima assemblea delle Generali di Giovanni Perissinotto, amministratore delegato della compagnia assicurativa, in cui il grande azionista del Leone scaricò il manager bocciandone la gestione del Leone troppo sbilanciata sulla finanza (soprattutto per la malaugurata avventura triestina in Telco-Telecom).

Da lì a più o meno 40 giorni, Perissinotto dovette lasciare la guida del Leone per la sfiducia degli azionisti che ingaggiarono Mario Greco dopo una rapida conta fra i soci. Fu un terremoto per la compagnia. Il passaggio potrebbe essere più indolore in UniCredit. Mentre il titolo della banca sta soffrendo in Borsa più dei competitor (da prima di Natale ha perso quasi il 40% e oggi l'ennesimo calo) per la sfiducia del mercato sullo stato di salute complessivo del sistema del credito tricolore tanto che più di qualcuno ha iniziato a chiedersi quanto riuscirà Ghizzoni a tenere duro in questa tempesta, le parole di Del Vecchio che in UniCredit, come in Generali, è un azionista di peso del nocciolo duro degli imprenditori italiani (assieme a Caltagirone, compagno d'affari anche nel Leone) presenti nella compagine sociale, piombano come un macigno sulla gestione Ghizzoni. Gestione al quinto anno di attività dopo aver ricevuto l'eredità di Alessandro Profumo e che mai come in questo momento ha bisogno di conferme (sono state lette in questo senso anche le ultime dichiarazioni rilasciate dal presidente di UniCredit Giuseppe Vita e dal vicepresidente Luca Cordero di Montezemolo sul futuro di Ghizzoni, affermazioni che hanno puntato a mettere in cassaforte il futuro del banchiere piacentino).

Oggi, Montezemolo, che nel consiglio di amministrazione della banca rappresenta il principale socio per peso azionario dell'istituto, vale a dire il fondo Aabar (5,049%), ha preferito non commentare le parole del patron di Luxottica. "Un socio importante della banca ha chiesto discontinuità? Un altro azionista importante di Unicredit fa silenzio", ha infatti dichiarato il presidente di Alitalia a margine del primo Summit dei Numeri Uno d'Italia organizzato a Milano. "Del Vecchio è un amico e un grande imprenditore, nei confronti del quale nutro una stima straordinaria. Oggi pero' preferisco non rilasciare alcun commento su UniCredit, dal momento che domani abbiamo un Cda importante", per l'approvazione dei conti dello scorso esercizio, ha concluso Montezemolo.

Per chi segue da vicino le sorti del gruppo di piazza Aulenti, il giudizio di Del Vecchio, self-made man che il mercato tutto sommato ammira per essere stato in grado di tirare su dal nulla il campione mondiale degli occhiali da quasi 9 miliardi di ricavi, rischia però di contribuire a orientare l'indecisione degli altri azionisti di UniCredit nel promuovere quella "discontinuità" in grado di innescare quei "cambiamenti" di cui la banca ha "bisogno per intraprendere un nuovo cammino", ha sentenziato in maniera gelida il patron di Luxottica. Una doccia fredda nell'apertura di una settimana importante. Così, in queste ore, torna a farsi concreta l'ipotesi di un cambio al vertice. Gli azionisti potrebbero presto scegliere la strada di un rimpasto per
imprimere una accelerazione al processo di trasformazione della banca di Piazza Cordusio.

L'uscita del presidente Giuseppe Vita, secondo quanto apprende l'Adnkronos, aprirebbe una reazione a catena, che andrebbe a incidere su tutte le posizioni di vertice. Al suo posto andrebbe, con più deleghe operative, l'attuale amministratore delegato Federico Ghizzoni. E la guida della banca sarebbe affidata a un manager in grado di imprimere una svolta, che dovrebbe passare per un quarto aumento di capitale. L'identikit che ricorre per il potenziale nuovo capo azienda è quello di un banchiere italiano ma con un riconosciuto profilo internazionale. Tre, in particolare, in nomi più accreditati: il numero uno di Deutsche Bank in Italia Flavio Valeri, il numero uno di Bofa-Merryll Lynch in Italia Marco Morelli, il consulente targato Ubs Andrea Orcel. Tra gli interni dati in ascesa, invece, ci sono il capo del Cib Gianni Franco Papa, il responsabile del Centro Est Europa Carlo Vivaldi e il direttore finanziario Bernardo Mingrone. Nelle ultime ore, si sta facendo strada anche l'ipotesi di affidarsi a un manager che ha dato prova di grande efficienza in momenti critici.

I conti del 2015 (molto attesi) saranno un momento di verifica centrale che potrebbe anche servire però a rilanciare l'opera del "bravo banchiere", come l'ha definito lo stesso Del Vecchio, che dopo un'incisiva cura dei costi sta per aprire una nuova fase digitale della banca. Un assist per il rimbalzo del titolo che in molti si augurano, azioni che fino ad ora però hanno messo a dura prova i bilanci delle fondazioni azioniste. Certo è che per gli addetti ai lavori, tempistica e discontinuità invocata dall'imprenditore di Agordo appaiono un dejà vu nelle vicende dei grandi gruppi finanziari italiani.

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