UniCredit, rumors: Reichlin alla presidenza - Affaritaliani.it

Economia

UniCredit, rumors: Reichlin alla presidenza

Lucrezia Reichlin alla presidenza di Unicredit. Sarebbe questo l'orientamento dei grandi soci della banca milanese in vista del ricambio al vertice. Sul nome della consigliera indipendente di Unicredit avrebbero gia' trovato un accordo Aabar, Fondazione Cariverona e Cr Torino oltre ad altri grandi soci grazie alla regia di Luca Cordero di Montezemolo supportato da Fabrizio Palenzona. Intanto proseguono i contatti tra i grandi azionisti per decidere chi guiderà la banca dopo Federico Ghizzoni.

Secondo alcune indiscrezioni già oggi il presidente, Giuseppe Vita, potrebbe imprimere un'accelerazione convocando un cda straordinario per il prossimo 24 maggio per conferire a un cacciatore di teste l'incarico di individuare un nuovo amministratore delegato. Fra i nomi che circolano, a contendersi l'incarico sarebbero Egon Zehnder e Spencer Stuart. Parallelamente al ricambio al vertice, in Unicredit si starebbe valutando un piano per evitare un possibile aumento di capitale, al momento non gradito ai soci che vorrebbero evitare di mettere mano al portafogli. Per dare al mercato una risposta chiara e una dimostrazione di stabilita', si starebbe anche valutando un piano di cessioni (15% FinecoBank, Pekao e Yapi Kredi), dismissioni che eviterebbero o minimizzerebbero un aumento di capitale. Così il titolo Unicredit termina la seduta con un +7,59% a 3,004 euro.

Sul finale di seduta sono poi arrivati altri rumors e l'azione ha ulteriormente accelerato al rialzo: "la banca starebbe sondando offerenti per l'eventuale cessione delle proprie attivita' nei pagamenti", riporta un gestore. Commentando le prime indiscrezioni relative alla vendita di quote in FinecoBank, Pekao e Yapi Kredi Mediobanca Securities (rating neutral, prezzo obiettivo a 4,10 euro) stima che le cessioni potrebbero far salire il CET1 di 220 punti base, con una diluizione del 21% in termini di Eps. In particolare, la vendita di Pekao porterebbe circa 130 punti base sul CET1, con una diluizione dell'Eps del 10%, da Yapi arriverebbero 70 pb di CET e una diluizione del 9% e dalla vendita di un 15% di Fineco si avrebbero 20 pb di CET1 e una diluizione dell'Eps dell'1%. Nel complesso, calcola MB, il CET1 salirebbe al 12,8%, "rimuovendo le attuali questioni sul capitale". Gli esperti, comunque, sono "scettici su una potenziale realizzazione delle cessioni prima dell'arrivo eventuale di un nuovo Ceo. Vedremmo inoltre alcuni ostacoli regolatori".

Un asso da tenere in considerazione è "la potenziale rimozione del buffer GSIFI (1% sopra lo Srep) se le cessioni o una grande vendita (Polonia) dovessero essere completate. Questo abbasserebbe l'asticella per lo Srep dal 10,75% al 9,75%, con minori cessioni richieste e una piu' bassa diluizione dell'Eps". Del resto, si chiede MB, "se Bbva non e' considerata una banca GSIFI, lo sarebbe Unicredit senza la Polonia?". Nel complesso, per MB l'esito peggiore sarebbe una "decisione a meta', che non eviterebbe una diluizione ma che non consentirebbe neppure di superare il dibattito sul capitale. Allo stesso tempo, sciogliere l'essenza di Unicredit (diversificazione, cash cow nell'Europa Occidentale per finanziare la crescita nell'Europa centro-orientale), lasciandola con le deboli unita' in Germania e una profonda 'storia sulla qualita' dell'attivo' in Italia non sarebbe interessante, secondo noi. Se un aumento di capitale viene considerato, e' meglio che sia grande a sufficienza per andare oltre. Rimarremmo cauti, evitando ogni tentazione del mercato di puntare su un rimbalzo, che in questa fase avrebbe le gambe corte".