UniCredit, viene meno la fiducia dei soci. Ghizzoni lascia - Affaritaliani.it

Economia

UniCredit, viene meno la fiducia dei soci. Ghizzoni lascia

Una nota della banca fa sapere che "Federico Ghizzoni ha dato la propria disponibilità a definire una ipotesi di accordo per la risoluzione del contratto"

di Andrea Deugeni
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@andreadeugeni

E discontinuità sia. Dopo tutto andamento di Borsa (-40% circa il titolo dall'inizio dell'anno) e un mercato che dava per scontato da parecchie sedute il ricambio hanno fatto venire meno quel requisito di fiducia dei soci che fino a ieri il Ceo di UniCredit Federico Ghizzoni dava ancora per esistente. Tanto da non farlo presentare dimissionario al consiglio straordinario di amministrazione convocato per oggi.

E invece nel pomeriggio il banchiere piacentino e il board hanno ravvisato che sono maturate le condizioni per un avvicendamento al vertice. Avvicendamento dietro il quale rimane lo scoglio più duro da affrontare per la banca. Ovvero quell'aumento di capitale che quanti seguono da vicino le sorti del gruppo definiscono necessario per apportare nuovo capitale nell'ordine dei 5-9 miliardi di euro.  

Rumors/ Dopo la partita dell'amministratore delegato, si aprirà quella del presidente. Poltrona per la quale, si vocifera in ambienti finanziari, si stia fortemente spingendo il rappresentante di Aabar Luca Cordero di Montezemolo, past president di Confindustria, ex Ferrari e ora chairman di Alitalia. Velleità che troverebbero il veto incrociato dei fondi e degli azionisti privati come Francesco Caltagirone e Leonardo Del Vecchio, più propensi ad affidare quel ruolo a Lucrezia Reichlin. L'economista italiana che insegna London Business School ed ex direttore generale alla Bce. Un nome autorevole il suo, in passato a un soffio anche dalla poltrona di vice di Mark Carney alla guida guida della Old Lady, così com'è chiamata nella City londinese la Bank of England e da quella di ministro dell'Economia del governo Renzi, appena subentrato due anni fa all'esecutivo Letta.

Ghizzoni ha comunque dato la propria disponibilità a definire un'ipotesi di accordo per la risoluzione del rapporto. E cioè una buonuscita che secondo i rumors potrebbe aggirarsi intorno ai 10 milioni di euro. Assegno maturato al termine di una carriera tutta interna alla banca che lo ha visto partire dal basso, ricoprendo anche il ruolo di direttore di filiale e che lo ha portato poi ad essere il responsabile dell'area Central East Europe (Cee). Vero cuore pulsante dell'attivo di UniCredit.

Il Ceo uscente manterrà le proprie funzioni fino alla nomina del suo successore, supportandolo, comunica la mercato una nota del gruppo, nella fase di transizione. Il board si è riunito poco dopo le 16 in piazza Gae Aulenti e ha concluso l'incontro alle 18.30 circa. Ghizzoni ha risposto dunque con un passo indietro alle pressioni  come la capitalizzazione e la profittabilità della banca.

Per quanto riguarda il primo aspetto, con i coefficienti di poco superiori a quanto richiesto (Cet1 fully loaded 10,85% e transitional 10,50%) dalla Bce, UniCredit non è giudicata sufficientemente solida, tenuto conto che è una banca sistemica (fra le 29 Sifi mondiali).

Nessun problema per quanto riguarda l'utile (primo trimestre archiviato), ma resta il problema della profittabilità che il mercato vuole più alta e che potrebbe diminuire in caso di cessioni. Tutto ruota dunque intorno alla necessità di aumentare la patrimonializzazione della banca, obiettivo che potrebbe essere perseguito cedendo alcuni asset o affrontando un aumento di capitale.

Secondo gli analisti finanziari, che si sono esercitati a studiare potenziali cessioni di quote di capitale di FinecoBank (45%), Yapi Kredi (20%), Pekao Bank, controllate di pregio che incidono sull'utile per almeno il 40%, la vendita potrebbe migliorare la situazione patrimoniale ma non sarebbe una soluzione esaustiva e definitiva. In poche parole si renderebbe nuovamente necessario un aumento di capitale (il terzo in pochi anni).

Ghizzoni, in realtà, ha sempre negato la necessità di una nuova ricapitalizzazione, preferendo altre ipotesi e spiegando che il piano industriale che a novembre è stato modificato prevedeva modalità di generazione interna di capitale. Ma la stima degli analisti indica un fabbisogno che si aggira intorno ai 5-9 miliardi di euro. Per altro un nuovo aumento non viene guardato con favore dagli azionisti (in particolare dal nocciolo duro delle fondazioni) che si vedrebbero ulteriormente diluiti.

Insomma, un orizzonte a breve fortemente sfidante per il nuovo amministratore delegato. Il Cda, all'unanimità, ha ringraziato l'amministratore delegato "per l'alta qualità del lavoro svolto nell'interesse del gruppo, degli azionisti e dei dipendenti". Ha anche espresso "un forte apprezzamento per la grande competenza e totale dedizione con cui il banchiere ha guidato la banca in condizioni di mercato estremamente difficili" e ha dato incarico al presidente, Giuseppe Vita, di avviare il processo di successione del Ceo .

Parte ora la ricerca del sostituto che passa, secondo le regole per la nomina di una società di head hunters che deve stilare una rosa di almeno 10 nomi e che dovrebbe chiudersi, secondo le indiscrezioni, entro la prossima riunione del board già fissata in agenda per il 9 giugno.

Le skill richieste sono un background internazionale, la consuetudine con gli investitori istituzionali, la conoscenza della banca commerciale e, soprattutto, la capacità di portare a termine un turnaround in grado di far ripartire la redditività della banca e di risollevare le sorti del titolo UniCredit in Borsa. Un lavoro che potrebbe anche richiedere una figura manageriale ad hoc che porti a termine il lavoro in 3-4 anni per poi far posto a un banchiere retail più classico.

Le azioni a Piazza Affari, complice anche una buona intonazione del settore, hanno chiuso in forte rialzo, mettendo a segno un guadagno del 4,87% riportando il prezzo sopra la soglia dei tre euro.