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Economia
Unipol, Cimbri benedice le nozze Banco-Bper.Ecco i numeri del 3° polo bancario

Carlo Cimbri non è certo un manager che ami apparire o lanciarsi in dichiarazioni ad effetto. Dunque quando parla lo fa sempre a ragion veduta. Oggi, in una lunga intervista sul Sole 24 Ore, dà sostanzialmente il via libera alla creazione del terzo polo bancario, con la fusione tra Bper e Banco Bpm. Parole che infiammano i titoli delle due banche a Piazza Affari, con rialzi di oltre tre punti percentuali. 

BANCOBPM-BPER, CASTAGNA APRE/ "Come più volte dichiarato la banca è interessata a esplorare operazioni di aggregazione con una forte valenza industriale, volte a creare valore per gli azionisti. In tale ottica accogliamo con piacere le dichiarazioni del dottor Cimbri, ceo di Unipol, primo azionista di Bper, in relazione a una possibile operazione di consolidamento". Lo ha affermato il Ceo di Banco Bpm, Giuseppe Castagna.

Unipol, di cui Cimbri è amministratore delegato, è il principale azionista (19% del capitale) della banca emiliana guidata da Alessandro Vandelli, il sesto istituto di credito italiano per attivi con una quota di poco inferiore al 6% del mercato. Nelle scorse settimane, la banca è stata protagonista dell’acquisizione di 486 filiali e 134 sportelli non operativi (con 5.000 dipendenti) da parte di Intesa. Questa transazione si era resa necessaria per far “digerire” all’Antitrust la fusione con Ubi Banca

Una volta completata quest’operazione, dunque, il mercato si aspettava un periodo transitorio in cui Bper avrebbe cercato di integrare al meglio le nuove filiali dopo un aumento di capitale da 802 milioni (in realtà sottoscritto per poco meno del totale, 795,9 milioni). Ma ci sono diversi “ma” che vanno tenuti in considerazione di cui si era fatto in qualche modo anticipatore Massimo Doris.

Se le previsioni dovessero essere confermate, tra moratorie e rate di prestiti e mutui non pagati il prossimo anno potrebbe abbattersi sulle banche italiane uno tsunami da oltre 300 miliardi di non performing loan, una mole di incagli enormi che obbliga gli istituti di credito ad avere le spalle larghe per reggere l’urto della crisi. La Vigilanza della Bce ha già ammonito a più riprese che è necessario procedere a un’ulteriore concentrazione in modo da condividere i rischi sistemici con soggetti quanto più possibile solidi e capitalizzati.

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Il Ceo di Bper Alessandro Vandelli

E l’amministratore delegato di Banca Mediolanum qualche giorno fa aveva avvertito come vedesse all’orizzonte nuove fusioni (tant’è che in queste ore si torna a parlare di  matrimonio tra Unicredit e Mps) tra le banche tradizionali mentre gli asset manager, che continuano a crescere, vista l’ansia montante dei risparmiatori, sarebbero rimasti a correre da soli, senza bisogno di unioni di altro tipo.

Ma torniamo a Cimbri: “Bper oggi – ha detto al Soleha un programma definito ed è impegnata nell'acquisizione delle filiali Ubi a completamento dell'operazione avviata lo scorso febbraio. Certo l'idea di creazione del terzo gruppo bancario italiano attraverso l'aggregazione tra Banco Bpm e Bper è affascinante sia sotto il profilo industriale sia perché si tratterebbe di un grande progetto italiano”. 

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Il Ceo di UniCredit Jean Pierre Mustier

Una sfida affascinante, pronta a insidiare UniCredit al nord, dove – grazie alle oltre 500 filiali rilevate – è presente in maniera particolarmente capillare con oltre 1.400 filiali. Il Banco, dal canto suo, ha già ora una quota di attivi intorno al 7% e unendosi con Bper creerebbe una massa critica tale da poter quasi insidiare l’ex Credito Italiano, oggi guidato da Jean Pierre Mustier. Secondo Equita Sim, l'eventuale gruppo che si verrebbe a creare diventerebbe il secondo player per dimensione sul mercato domestico con una quota del 13,6% sugli sportelli, davanti a Unicredit, che detiene oggi l'11% e dietro al primo player di mercato, Intesa Sanpaolo, con il 19% delle quote in Italia. Il 62% degli sportelli sarebbe concentrato nel Nord del Paese, dove la quota di mercato sarebbe del 15% (19% in Lombardia).

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Il Ceo di Unipol Carlo Cimbri

Tutti convinti, tutti soddisfatti e quindi tutti pronti con il riso in mano? Non esattamente, c’è un problema notevole da superare: quello della governance. Al timone di Banco Bpm, che già oggi è il terzo gruppo bancario italiano per numero di filiali, c’è Giuseppe Castagna, banchiere di lungo corso che è rimasto al comando dopo la fusione tra Bpm e Banco Popolare. A tenere le redini di Bper c’è invece Vandelli, che ha comunque ottenuto buoni risultati in termini di patrimonializzazione e di penetrazione del mercato. Che, oltretutto, ha appena ottenuto il via libera per l’aumento di capitale necessario all’acquisizione delle filiali in un momento storico in cui la parola d’ordine è dematerializzazione. Chi la spunterà?

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Il Ceo di Banco Bpm Giuseppe Castagna

Non solo: se l’Opas di Intesa su Ubi ha comunque fatto felici gli azionisti dell’istituto lombardo perché ha portato in dote un buon premio, lo stesso non varrebbe in caso di fusione tra Banco Bpm e Bper. Sempre secondo Equita, “si configurerebbe sostanzialmente come un merger of equals quindi, rispetto ad ipotesi di aggregazione alternative che coinvolgono Banco Bpm, ci sarebbe minor spazio per riconoscere un premio rispetto ai prezzi di mercato”. Il nuovo gruppo (300 miliardi di euro di attivi in tutto) dovrebbe assorbire oneri di ristrutturazione per 1,7 miliardi con sinergie per 297 milioni. La capitalizzazione sarebbe buona, con il Cet 1, il principale indice di solidità del patrimonio, sopra l’11,7% che è ormai universalmente riconosciuto dalla Bce come il parametro necessario per dare via libera a incorporazioni.

Il nuovo assetto azionario, infine, vedrebbe ancora Unipol come riferimento, con l’8% delle quote complessive. 

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