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Economia
Usa-Cina: la tregua è ufficiale. Niente nuovi dazi il 15 dicembre

Ora è ufficiale. Stati Uniti e Cina hanno trovato l’accordo sulla fase uno della disputa commerciale. Tutto l’export annuale di Pechino verso gli Usa quindi scampa il pericolo di tariffe elevate: secondo la tempistica del Dipartimento del commercio americano domenica sarebbe dovuta scattare l'imposizione di tariffe aggiuntive su beni cinesi per un valore di 300 miliardi di dollari (tutte l’export annuale della Cina verso gli Stati Uniti sarebbe stato soggetto ad alti dazi), se entrambe le parti non avessero raggiunto un accordo commerciale.

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E invece, dopo il colpo di scena di stamattina in cui Trump smentendo un articolo del Wall Street Journal sul tema aveva raffreddato l’entusiasmo degli investitori, un nuovo tweet di The Donald annuncia il closing sulla tregua.Ci siamo accordati su un accordo di 'fase uno' molto ampio con la Cina. Hanno acconsentito a molti cambiamenti strutturali e all'acquisto di un'ingente quantità di prodotti agricoli, energetici e manifatturieri, e tanto altro ancora”, ha cinguettato il tycoon.

“Le tariffe del 25% rimarranno così come sono, mentre il 7,5% verrà applicato su gran parte del resto... le tariffe fissate per il 15 dicembre come penalizzazione non verranno applicate dato che abbiamo concluso l'accordo. Cominceremo subito a negoziare la seconda fase dell'accordo, piuttosto che aspettare a dopo le elezioni del 2020. Questo è un accordo straordinario per tutti. Grazie!”, ha aggiunto il numero uno della Casa Bianca.

Dopo il tweet di Trump, il rappresentante al Commercio Usa, Robert Lighthizer ha confermato il deal “storico ed vincolante” che impone alla Cina delle riforme strutturali ed altri cambiamenti per quanto riguarda “la proprietà intellettuale, i trasferimenti di tecnologia, l'agricoltura, i servizi finanziari, e le valute”. In cambio, gli Stati Uniti hanno accettato di ridurre dal 15% al 7,5% i dazi in vigore su circa 120 miliardi di dollari di prodotti cinese, mentre rimangono in vigore i dazi del 25% su circa 250 miliardi di dollari di beni. 

L'accordo inoltre prevede la creazione di un sistema di risoluzione delle controversie.

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L'accordo "non sarebbe stato possibile senza la forte leadership del presidente", ha spiegato Lighthizer. Mentre per il segretario al Tesoro, Steven Mnuchin l’intesa "rappresenta un passo avanti decisivo per avere relazioni commerciali più equilibrate". La conferma è arrivata anche dall’altra parte del globo, dove il viceministro delle Finanze cinese Liao Min ha spiegato che il consenso raggiunto sulla “fase uno” ha spinto Pechino "ad accantonare le contromisure" sull'import di prodotti americani già individuati e cioè controdazi del 5 e 10% previsti sempre per domenica 15 dicembre.

Ning Jizhe, vice presidente della commissione per lo Sviluppo e le riforme, ha confermato che la Cina aumenterà le importazioni Usa, senza però dire se ha accettato di acquistare 50 miliardi di prodotti agricoli nel 2020 come richiesto da Trump.  I media Usa però hanno menzionato l'impegno di spesa cinese. 

Confermando quanto anticipato da Trump, Wang, uno dei negoziatori di punta del team cinese per il ruolo di vice rappresentante per il Commercio internazionale, ha spiegato che l'intesa include il rafforzamento della tutela dei diritti sulla proprietà intellettuale, l'espansione dell'accesso al mercato domestico e la salvaguardia dei diritti delle compagnie estere in Cina, tra le questioni più contestate dalla parte americana a Pechino. Il comunicato diffuso dalla Cina menziona nove punti sul raggiungimento dell'accordo: preambolo, proprietà intellettuale, trasferimento di tecnologia, prodotti alimentari e agricoli, servizi finanziari, tassi di cambio, l'espansione del commercio, risoluzione delle controversie e clausole finali.

Le Borse per ora festeggiano. Tranne Piazza Affari: a Milano, il Ftse Mib, dopo una prima parte di giornata positiva, chiude in calo dello 0,26% a differenza delle altre piazze finanziarie europee, ben intonate. 

twitter11@andreadeugeni

 

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