Clima, accordo raggiunto a Parigi - Affaritaliani.it

Economia

Clima, accordo raggiunto a Parigi


di Paola Serristori

“L'accordo è accettato”, annuncia Laurent Fabius alle 19.30. La suspense dura pochi minuti, dopo che il presidente di COP21 ha dato la notizia che due emendamenti al testo del mattino sono stati introdotti. Dichiara aperta la seduta e consegna alla Storia la notizia che cambia il destino del mondo. Applausi fragorosi si levano dalla platea delle 195 Parti dell'Onu riunite a Parigi­Le Bourget. E' il momento che si attendeva dagli Anni Ottanta, quando si era cominciato a parlare di crisi ambientale, di buco dell'ozono, a causa all'emissione dei gas ad effetto serra. Fabius riprende la parola, brandendo il martello di presidenza della ventiduesima edizione della Conferenza delle Parti dell'Onu sul cambiamento climatico (COP21). Scatta il battimani liberatorio della tensione di dure trattative che hanno costretto a procrastinare la chiusura di un giorno, al di là di ogni previsione iniziale. E' il giorno delle congratulazioni, tante, durante questa seduta conclusiva, con standing­ovation tributate all'indirizzo degli organizzatori. In prima fila anche l'ex vicepresidente americano Al Gore, che tanto ha speso il suo nome e la sua esperienza per smuovere capitali privati, giacché i fondi per sostenere il cambiamento storico del sistema produttivo sono essenziali all'accordo. Trattiene a stento le lacrime il segretario esecutivo dell'Onu per la Convenzione sul cambiamento climatico, Christiana Figueres, costaricana. Fabius, Hollande, Ban Ki­Moon, Figueres sono i nomi consegnati alla memoria delle generazioni per avere cambiato il percorso evolutivo che stava andando incontro alla distruzione per il surriscaldamento della Terra. Ci vorrà del tempo, “del lavoro” nella prossima COP, nel 2016 in Marocco, ma quel “martelletto” bandito come nelle aste ha aperto uno scenario diverso.

La prima a prendere la parola è la delegata dell'Africa del Sud. E' un caso, ma è emblematica la sua dichiarazione come prima voce dell'assemblea delle Parti. I Paesi in via di sviluppo hanno combattuto per ottenere i finanziamenti per utilizzare energie rinnovabili nelle aziende, nelle città, nelle case, nel percorso di crescita delle loro economie, rinunciando al carbone già pronto ed accessibile. L'ultima notte sono state loro le urla contro una correzione al testo, proprio nella parte dedicata al “fondo verde” di contributi, dovuta ad un'incompatibilità legislativa interna negli Usa che avrebbe impedito l'approvazione dal parte del Senato. Ci sono voluti dodici giorni di negoziazioni e tre ore abbondanti di ritardo sulle scadenze dell'agenda dei lavori, anche sull'inizio di questa seduta conclusiva tra i delegati delle Parti. “L'accordo è lo spirito di un compromesso – afferma la rappresentate dell'Africa del Sud ­ . Non è finito il lavoro, andrà implementato, ma crediamo che questo sia un solido fondamento, equilibrato, ed uno storico momento. Accettiamo il testo senza emendamenti”. Parla di implementazione delle misure anche la delegata dell'Australia, dello “storico momento” e conclude in francese “merci beaucoup”. Poi tocca al delegato del Nicaragua, che ha un tono polemico, poiché avrebbe voluto una riduzione ancora più drastica della temperatura, a 1 °C entro la fine del secolo. Cita dati sull'emissione di quanti gigatoni di CO2 vengono immessi nell'atmosfera, sottolineando che le misure previste nel testo dell'accordo non consentiranno di invertire il fenomeno di aumento della temperatura a 3 °C a certe latitudini. E' vero che gli scienziati, e non solo gli ecologisti, chiedono che si continui a verificare l'effetto della riduzione di emissioni a cui gli Stati si impegnano, come del resto viene disposto dal testo dell'accordo, ma molti altri Paesi avevano tentato di impedire il riferimento a 1.5 °C. L'accordo è un compromesso, si è detto, o “il pavimento e non il cielo”, per usare la metafora di Alden Meyer, Direttore di Union Concerned Scientists, ripresa da Kumi Naidoo, Direttore internazionale di Greenpeace. L'Unione Europea ha un doppio intervento: “Avete raggiunto un fragile equilibrio tra approccio inclusivo e le richieste imperative – dice Carole Dieschbourg, ministro lussemburghese dell'Ambiente ­ . Esprimiamo la riconoscenza di tutti i cittadini e delle istituzioni dell'Unione Europea per un accordo storico, un manifesto per un mondo sano e sostenibile, che aumenta la qualità della vita e della salute dei cittadini. Gli europei sono fortemente impegnati nel finanziamento per trasformare la società... Siamo fiduciosi che possiamo cambiare queste regole insieme”.

Poi Miguel Arias Canete, combattivo commissario europeo spagnolo per il Clima e l'Energia: “Abbiamo espresso solidarietà ai Paesi più vulnerabili. Oggi abbiamo deciso un sistema trasparente per aiutarli... Abbiamo lanciato la 'Coalizione con alte ambizioni' e continueremo a sostenere questo impegno”. John Kerry, vicepresidente americano, altrettanto determinato a concludere un accordo, dichiara: “E' un successo per tutti. E' un successo per il Pianeta e le generazioni successive. E' una visione intelligente, durevole. Siamo venuti ad un accordo, abbiamo una linea che dobbiamo seguire. Abbiamo lanciato un messaggio al mercato globale, abbiamo bisogno di geni, uomini d'affari che creino nuove risorse energetiche. A nome del Presidente Obama esprimo riconoscenza alla Francia che in un momento difficile ha sostenuto questo accordo. Conosco le difficoltà di condurre una negoziazione con 6­7 parti, qui c'è stata una negoziazione con 195 parti. Come implementare l'obiettivo, questo accordo, questo è ciò che dobbiamo determinare”. Poi il primo ministro indiano Narendra Modi: “Oggi abbiamo assicurato alle generazioni future che abbiamo attenuato le difficoltà creare dal cambiamento climatico e che gli lasciamo un mondo migliore. L'accordo di Parigi riconosce gli imperativi di crescita dei Paesi in via di sviluppo e l'esigenza di armonizzarlo con l'ambiente. Riconosce la giustizia ambientale. L'India spera di avere un accordo ancora più ambizioso. Questa Conferenza è testimone di un'alleanza internazionale per lo sviluppo di energia pulita, accessibile, durevole”. A Parigi si è scritto non solo un accordo, ma la prima pagina della rivoluzione energetica del Terzo Millennio.