Vinted, vendere vestiti usati non è più un gioco: scatta la stretta del Fisco. Ecco che cosa si rischia - Affaritaliani.it

Economia

Ultimo aggiornamento: 14:29

Vinted, vendere vestiti usati non è più un gioco: scatta la stretta del Fisco. Ecco che cosa si rischia

L’app lituana è finita nel mirino del Fisco: con la direttiva europea DAC7, chi supera 30 vendite o 2.000 euro l’anno rischia controlli e obblighi da professionista

di Elisa Mancini

Vinted sotto la lente del Fisco: quando vendere abiti usati diventa un lavoro (e non più un hobby)

In Italia è scoppiata la Vinted-mania. C’è chi svuota l’armadio per liberarsi dei vestiti che non usa più, chi approfitta del boom della moda sostenibile per guadagnare qualcosa e chi, con un po’ di fiuto, trasforma la passione per il vintage in un vero e proprio business. Ma dietro le gonne di Zara e le borse firmate rivendute online si nasconde una domanda. Fino a che punto vendere su Vinted è solo un passatempo e quando invece diventa un’attività economica soggetta a tasse e controlli fiscali?

L’app lituana ha rivoluzionato il modo di comprare e vendere vestiti usati. Nata con l’idea di promuovere la "seconda mano" e il consumo sostenibile, Vinted è diventata un colosso europeo. Nel 2024 i suoi ricavi sono cresciuti del 36% rispetto all’anno precedente, mentre i profitti hanno registrato un balzo del 330%, raggiungendo i 76,7 milioni di euro.

Ma il confine tra chi vende per hobby e chi lo fa come mestiere si sta facendo sempre più sottile. E il Fisco italiano, con l’aiuto della direttiva europea DAC7, ha deciso di accendere i riflettori proprio su Vinted e sui suoi utenti più attivi.

Nel nostro ordinamento, chi vende un abito usato di tanto in tanto non deve dichiarare nulla. È considerata un’operazione tra privati, senza scopo di lucro, e dunque non soggetta a IRPEF né a IVA. È lo stesso principio per cui chi vende un’auto usata o un mobile di famiglia non paga tasse.

Il problema nasce quando la vendita assume carattere abituale e organizzato, ossia quando il venditore carica decine di capi ogni mese, propone articoli nuovi o con cartellino, gestisce spedizioni continue e incassa somme regolari. In questi casi, anche se si opera su una piattaforma social come Vinted, si rischia di essere considerati imprenditori non dichiarati. E questo comporta l’obbligo di aprire partita IVA, emettere fatture e versare le relative imposte.

Per evitare abusi e garantire equità fiscale, dal 2023 è entrata in vigore in Italia la direttiva europea DAC7, che obbliga tutte le piattaforme digitali, e dunque anche Vinted, a comunicare al Fisco i dati dei venditori che superano 30 transazioni o 2.000 euro di incassi annui.

Chi supera anche solo uno di questi due limiti riceve da Vinted una richiesta di compilazione di un modulo contenente i propri dati anagrafici, fiscali e bancari. Queste informazioni vengono poi trasmesse all’Agenzia delle Entrate. Non significa automaticamente che l’utente dovrà pagare tasse, ma rappresenta un alert fiscale, ovvero un campanello d’allarme che può portare a verifiche e controlli.

Chi si rifiuta di compilare il modulo DAC7 rischia la sospensione del profilo o il blocco dell’armadio virtuale, fino a quando non fornirà i dati richiesti. Consapevole dell’attenzione crescente delle autorità, Vinted ha introdotto anche in Italia la categoria dei "seller pro", rivolta a chi vende in modo continuativo e dispone di una partita IVA

Negli ultimi mesi, numerosi utenti hanno raccontato di aver ricevuto avvisi dall’app, che li invitavano a passare allo status "pro" pena la sospensione del profilo. Tra i comportamenti considerati sospetti ci sono la presenza di molti capi nuovi, l’uso di foto professionali, le vendite ripetute dello stesso articolo o un flusso costante di spedizioni e incassi.

Cresce, però, sempre di più tra gli utenti la paura di essere tassati ingiustamente, soprattutto tra chi guadagna poche decine di euro al mese rivendendo vestiti usati. Il rapporto Eurispes "Il Fisco nel mondo virtuale" ha confermato che la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Entrate hanno già avviato indagini mirate per individuare i falsi venditori occasionali, ossia chi si registra come privato pur svolgendo attività imprenditoriale. Nel frattempo, chi ama la moda second hand dovrà imparare a vendere con consapevolezza: perché, su Vinted, anche un vestito da pochi euro può finire sotto i riflettori del Fisco.

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