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Spettacoli
Pugnali: intrattenimento in crisi, la professione sopravvive ma fino a quando?

Stefano Pugnali è uno dei top manager dell’industria dell’intrattenimento internazionale. Manager impegnato nel settore da trentanni, ha nel proprio portfolio artisti come Jay Santos, Jenn Morel, Fatman Scooop, Daddy Yankee, Natti Natasha e molti altri del panorama della musica Hip hop&raggeaton internazionale. Da sei anni resiede in una città, Londra,  dove oggi tutto è fermo per l’emergenza sanitaria: niente concerti, teatri, limitazioni rigide dappertutto, perfino ai bar dove vige la regola del sei: il divieto di incontrarsi in più di sei persone di diversi gruppi familiari, sia all’aperto che al chiuso.

L'idea per Pugnali di intraprendere nuove strade è remota. In questa situazione, com’è possibile buttare alle ortiche una professione che si pratica da trentanni? E, pur volendo continuare, come si può modificare un business plan in assenza di  previsioni future di breve-medio-lungo termine di aperture?

Lo chiediamo a Pugnali: “In questi mesi molti business si sono trasformati ed evoluti sulle piattaforme online, meeting su Zoom e tanti seminari ed eventi virtuali ma la nostra industria vive e si fonda sulla socialità, la musica è già digitale: chi andrebbe a comprare un ticket per un concerto online? Gli stessi cantanti non si esibiscono davanti ad un muro, c’è dietro non solo l’aspetto sociale ma soprattutto quello della creativita e del coinvolgimento fatto di energie e di entusiasmi delle persone. Pertanto, mi chiedo, perchè considerare la nostra industria un bene non essenziale? Il lavoro di milioni di persone operanti nel nostro settore è essenziale, lo è per la loro sopravvivenza, per poter vivere e mantenere le proprie famiglie. Tutti i lavori sono attività essenziali fino a quando sono coinvolti i soggetti”.

Nel suo caso, come vive attualmente Londra?                                                                                                        “La città vive come tutte le altre metropoli del mondo. Si cerca di far sopravvivere alla pandemia un popolo di poco piu di  9.3  milioni di abitanti con misure rivolte a contenere i contatti tra le persone senza limitarli esageratamente, perchè a mio avviso potrebbero sorgere altri problem, come le ribellioni, l’aumento del tasso di delinquenza, salute mentale, abuso sulle donne nelle loro abitazioni e molto altro. Gli abitanti che ha solo la città di Londra possono essere paragonati all’intera Lombardia, immaginatevi quanto sia complesso gestirla, per non parlare dell’intero territorio del Regno Unito”.

In che situazione si trova con la sua attività, la sua società e i suoi dipendenti?                                              “La mia attivita è completamente ferma dal mese di marzo, sembrava ci fosse stata una risalita ad agosto facendo pensare che si sarebbe potuto iniziare a programmare la stagione autunno/inverno. Invece tutto si è nuovamente bloccato senza la possibilita di fare delle pianificazioni. Ed oggi siamo ancora fermi dall’inizio della pandemia, mentre i dipendenti lavorano da casa. Qualora però queste restrizioni andassero non ci sarà più la possibilità di continuare a pagare i dipendenti, nè si potrebbero pagare fitti ed altre spese. Siamo al collasso, senza immediate prospettive”.

Secondo lei si può fare a meno di partecipare a concerti o in discoteca?                                                             “Il problema non sono le rinunce ma le persone che lavorano in questa industria costrette a fare a meno anche alle cose essenziali”.

Dal suo punto di vista come sarà il 2021, potranno svolgersi grandi concerti, ritoneremo a ballare?              “Questo non lo sappiamo ancora. Il problema è proprio questo: non c’è possibilità di programmare.  E i concerti vanno pianificati otto-dodici mesi prima. Il che significa dare anticipi di denaro ai cantanti e attivare un meccanismo di investimenti e forza lavoro. Ecco che le decisioni politiche devono far combaciare le esigente sanitarie con quelle economiche e sociali”.

Potrebbe pensare di reinvertarsi un nuovo lavoro per far fronte all’esigenza del momento?                  “Un’affermazione che ho sentito da esponenti del governo inglese e anche da quello italiano è assurdo pensare sia possible. I giovani studenti potrebbero essere in grado di trovare delle alternative ma per un imprenditore come me, con una società alle spalle, è pressochè difficile. Direi impossibile”.

Cosa potrebbe essere il suo lavoro sul web?                                                                                                             “Il nostro lavoro è socialità, interazione umana, la ristorazione è digitale con le consegne a domicilio ma c e un aspetto sociale che manca, la musica è gia online, anche con le nuove piattaforme e youtube ancora molto forte proponendo official video clip e molti altri contenuti ma l’industria del live non è assolutamente sostituibile nel world wide web. Guai ipotizzare di togliere la vita sociale all’ umanita, diventeremmo animali da circo”.

 

 

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