Attacco hacker anche in Italia. Mosca vuole i segreti degli F35
Blitz degli hacker russi anche nei server dell'Aeronatica
Blitz degli hacker russi anche in Italia. Secondo quanto ricostruisce Repubblica, a giugno dello scorso anno un collettivo pirati informatici, sempre battenti bandiera russa, è entrato nei server dell'Aeronautica militare, gli stessi che conservano i segreti degli F35.
Stando alle ricostruzioni dovrebbe trattarsi dello stesso gruppo di hacker (Apt28) che, che dall'ottobre 2014 al maggio 2015, riuscì a rubare flussi di notizie riservate dai server del ministero della Difesa.
Gli stessi, probabilmente, che hanno hackerato il server del partito democratico Usa durante le elezioni presidenziali americane e reso noti i nomi degli atleti occidentali che hanno gareggiato alle Olimpiadi di Rio con sostanze dopanti grazie a esenzioni terapeutiche.
I preparativi di questo attacco partono, sempre secondo le ricostruzioni, due anni prima (2014) e in una località insolita come Dubai. Semprerebbe infatti che alcuni funzionari dell' Aeronautica siano stati avvicinati, schedati e annotati i loro contatti, costruendo lentamente, ovviamente a loro insaputa, una sorta di fidelizzazione.
In che modo? Pare che per un lungo periodo di tempo sia stato loro inviato materiale informativo e pubblicitario di settore. Fin quando in una di quelle mail è stato nascosto lo spyware che ha consentito agli hacker di entrare nelle reti interne.
Mentre simili attacchi, sempre probabilmente da Apt28, sono stati portati avanti in questi mesi parallelamente in più Paesi del blocco Nato (cercando quindi di carpire indistintamente segreti che riguardino tutta l'Alleanza Atlantica), il blitz nei confronto della nostra Aeronautica ha preso di mira in particolare il progetto americano di sviluppo degli F35, l'aereo più avanzato del mondo. L'Italia, infatti, ospita l'unica catena di montaggio di questo tipo di aerei al di fuori degli Stati Uniti. Un know how che fa gola a molti.
"I vertici militari per fortuna ci assicurano che la parte più sensibile delle informazioni, quella classificata, non è stata toccata. Possiamo dire senza timore che il nostro livello di sicurezza ha tenuto impedendo un'offensiva che avrebbe potuto creare gravi conseguenze. Ma, proprio per questo, è evidente che i motivi di preoccupazione ci sono", ha spiegato il presidente della commissione Difesa al Senato (in quota Pd), Nicola Latorre. Da mesi, però, i migliori tecnici stanno ancora lavorando per cercare di capire cosa sia realmente accaduto.