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Esteri
Biden cerca l'alleanza col Medio Oriente accusando l'Iran: "Droni alla Russia"

"Non lasceremo il Medio Oriente a Cina e Russia"

Il presidente americano, Joe Biden, nel suo primo viaggio in Medio Oriente del suo mandato, ha confermato l'impegno degli Usa per la regione in cui Washington è decisa a mantenere la sua influenza. Biden ha anche ottenuto il risultato a cui puntava di più: la promessa dell'Arabia Saudita di aumentare del 50 per cento la produzione di petrolio a luglio e ad agosto per "stabilizzare i mercati". Nell'ultimo giorno del suo tour, Biden ha incontrato i leader di Iraq, Egitto ed Emirati Arabi Uniti. Biden ha anche partecipato a un vertice del Consiglio di cooperazione del Golfo allargato a Egitto, Giordania e Iraq, dove si è seduto accanto all'ospite e al principe ereditario saudita, Mohamed bin Salman. "Non andremo da nessuna parte, non lasceremo un vuoto che può essere riempito da Cina, Russia o Iran. Costruiremo una leadership americana attiva", ha detto nel suo intervento al vertice. Sul tavolo del presidente Usa diversi dossier: dalla questione energetica e gli effetti della guerra in Ucraina, alla minaccia iraniana, ma soprattutto la piu' generale visione del ruolo Usa in Medio Oriente.

L'AUMENTO DELLA PRODUZIONE DI PETROLIO E I LIMITI DI RIAD

I messaggi di Biden sono stati accolti in modo molto diverso dai leader della regione. I sauditi si sono impegnati ad aumentare del 50% la produzione di greggio a luglio e agosto. Bin Salman, il padrone di casa, ha pero' colto l'occasione per chiarire a Biden che non sarà in grado di aumentare la sua produzione di petrolio oltre i 13 milioni di barili al giorno, perche' il regno non ha "capacità aggiuntiva" di estrazione. Altro obiettivo della missione di Biden era portare Riad al tavolo di discussione sul cambiamento climatico. Il principe ereditario saudita ha però avvertito che politiche "irrealistiche" per ridurre le emissioni di carbonio potrebbero finire per generare un aumento "senza precedenti" dell'inflazione, quindi ha chiesto che il passaggio all'energia pulita avvenga gradualmente e tenendo conto dei produttori di idrocarburi. L'emiro del Qatar, Tamim bin Hamad al Thani, ha assicurato davanti a Biden e ad altri leader arabi che lavorera' per garantire un "flusso continuo" di forniture energetiche e per alleviare l'impatto della guerra in Ucraina sull'economia. Il Qatar non e' membro dell'Opec, ma e' uno dei principali esportatori nel mondo di gas naturale liquefatto. 

CON L'IRAN DIPLOMAZIA E COORDINAMENTO PER DIFESA NELLA REGIONE 

Biden ha ribadito che gli Stati Uniti non permetteranno all'Iran di sviluppare un'arma nucleare e che la diplomazia resta la strada da sedguire. Durante la sua visita in Israele, ha assicurato che il ricorso all'uso della forza contro Teheran sarebbe eventualmente l'"ultima risorsa" se Teheran sviluppasse una bomba nucleare e ha respinto le pressioni per azioni deterrenti nei confronti di Teheran. Con Riad, Biden ha firmato una dichiarazione congiunta in cui si impegna ad utilizzare "tutti gli elementi del potere nazionale" per assicurare che l'Iran non si doti dell'atomica. Al vertice e' stata discussa la possibilita' che i Paesi della regione coordinino i loro sistemi di difesa aerea contro razzi, droni e missili iraniani e dei gruppi sostenuti da Teheran, compresi i ribelli sciti Houthi dello Yemen. Nonostante la tensione con l'Iran, Biden ha escluso la possibilita' di impegnare in una nuova guerra truppe statunitensi nella regione dopo i conflitti in Iraq e Afghanistan. "Oggi - ha affermato - sono orgoglioso di dire che l'era delle guerre di terra nella regione, guerre che coinvolgono un gran numero di forze statunitensi, e' finita", anche se Washington continua ad effettuare nella regione operazioni contro gruppi che considera terroristici.

TENSIONI SUL CASO KHASHOGGI 

Biden ha sostenuto di aver detto a MbS di ritenerlo responsabile della morte del giornalista dissidente e collaboratore del Washington Posto, Jamal Khashoggi, ucciso e fatto a pezzi nel 2018 nel consolato saudita a Istanbul. Omicidio per il quale i servizi di intelligence statunitensi ritengono responsabile MbS. "Ho detto chiaramente cosa pensavo allora e cosa penso oggi", "non resterò in silenzio sui diritti umani". E alla domanda su cosa avesse risposto Bin Salman, Biden ha ribattuto: "Ha detto di non essere responsabile e che aveva preso misure contro coloro che erano responsabili". Polemiche per il saluto con il pugno tra il presidente e il principe. Il Washington Post ha parlato di "erosione morale". MbS ha sottolineato che "cose simili si verificano ovunque nel mondo e che, nello stesso anno in cui si e' verificato, altri giornalisti sono stati uccisi in altre parti del mondo". Secondo una fonte saudita, MbS ha sottolineato che "anche gli Usa hanno commesso una serie di errori, come il caso di Abu Ghraib in Iraq e altri, ma ciò che è necessario e' che i Paesi affrontino gli errori e prendano provvedimenti per evitare che si ripetano". Il principe "ha anche fatto riferimento all'omicidio della giornalista Shireen Abu Akleh, e ha messo in dubbio le misure adottate dagli Stati Uniti e dai Paesi del mondo al riguardo".

GLI ACCORDI DI ABRAMO LE RELAZIONI CON ISRAELE

A catterizzare il vertice anche i tentativi del leader della Casa Bianca di convincere i Paesi arabi, in particolare l'Arabia Saudita, a stabilire legami diplomatici con Israele, sulla sciaa degli accordi di Abramo, con i quali lo stato ebraico ha già normalizzato le relazioni con Emirati Arabi, Bahrain e Marocco. Biden ha effettuato lo storico viaggio diretto tra Israele e l'Arabia Saudita, Paese che non riconosce ancora lo Stato ebraico. Riad ha annunciato l'apertura del suo spazio aereo a Israele, ma in una conferenza stampa dopo il vertice, il ministro degli Esteri saudita, Faisal bin Farhan, ha sottolineato che "non ci sono piani per passi futuri". Nonostante la mediazione statunitense, i rapporti tra Riad e Israele restano complicati, come ha chiarito l'emiro del Qatar, nel discorso del quale al vertice si sono notate le velate critiche ai Paesi arabi che hanno raggiunto accordi con lo Stato ebraico. 

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