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Esteri
Biden cerca di "sedurre" Merkel, ma la relazione Germania-Usa resta critica

Peggio di prima non potrà andare. Angela Merkel è la prima leader dell'Unione europea a essere ricevuta alla Casa Bianca da Joe Biden. Un abitudine per lei varcare quella soglia, visto che da cancelliera si è recata in visita negli Stati Uniti per ben venti volte. Dall'altra parte c'era prima Bush Junior, poi Barack Obama, infine Donald Trump. E, stavolta, Biden. Di certo tra i due i rapporti saranno migliori di quelli tra la stessa cancelliera e il precedente inquilino della residenza presidenziale degli Stati Uniti. Angela e Donald se le sono sempre date di santa ragione, mentre Joe ha mostrato dall'inizio la volontà di riavviare il dialogo, che si era in parte perso, con Berlino.

Tutto diverso dallo scontro Merkel-Trump del 2018

Già l'accoglienza fa capire quanto è cambiato dall'aprile 2018, quando Merkel fu ricevuta da Trump. Tre anni fa, il tycoon statunitense le fece fare anticamera e rese evidente la differenza di come aveva invece accolto Emmanuel Macron qualche tempo prima, vale a dire con tutti gli onori. Trump e Merkel si guardarono in cagnesco per tutta la durata dell'incontro, come dimostrano foto e video di un summit durato poco e nel quale ci furono tutt'altro che parole concilianti.

L'agenda della visita di Merkel da Biden

Ora, invece, è tutto cambiato. Quantomeno a livello formale. La giornata della cancelliera comincia con un incontro con la vicepresidente Kamala Harris, poi verrà insignita del titolo di un dottorato ad honorem dalla Johns Hopkins University. Infine, la visita alla Casa Bianca. La sua ventesima, come detto, ma anche l'ultima, visto che Merkel ha annunciato da tempo che non correrà per un nuovo incarico alle elezioni del prossimo 26 settembre per il rinnovo del Bundestag.

Merkel-Biden, cambia la forma ma non la sostanza

Se come certo cambia la forma, resta da vedere quanto cambia la sostanza nei rapporti tra Washington e Berlino. Durante i precedenti quattro anni, Merkel imputava a Trump il protezionismo economico e l'isolazionismo diplomatico, con Usa e Ue divenuti improvvisamente rivali su una serie di dossier, a partire da quello commerciale. Alla cancelliera non piaceva, per usare un eufemismo, l'America first.

I nodi sui rapporti di Merkel con Putin e Xi Jinping

Ma non solo. Non le piaceva, e non le piace, neppure la postura geopolitica assunta da Washington nei confronti di Russia e Cina. Con Trump erano state fortissime le frizioni in merito al gasdotto Nord Stream 2, sul quale la Merkel ha raggiunto un controverso accordo con il presidente russo Vladimir Putin, e sui legami politico-commerciali tra Berlino e Pechino. Peccato che l'economia tedesca, in particolare il suo cruciale settore dell'automotive, dipenda in maniera esponenziale dall'immenso mercato cinese.

Lo scontro Usa-Germania sul gasdotto Nord Stream 2

Su questi temi, a dire la verità, poco o nulla sembra cambiato. Biden ha sì rilanciato il multilateralismo e le partnership globali, ma l'atteggiamento nei confronti della Russia e soprattutto della Cina segue la traccia di quello di Trump, aggiungendo anzi un afflato moralistico e ideologico che in precedenza era assente. Ciò significa che il gasdotto Nord Stream 2 resta un nervo scoperto nelle relazioni bilaterali. Gli Stati Uniti lo considerano un rischio per la sicurezza, mentre per la Germania si tratta di un piano fondamentale per l'approvvigionamento di gas e anche per provare a coinvolgere la Russia in ambito europeo e occidentale.

Durante il recente summit di Ginevra tra Biden e Putin si è iniziato a muovere qualcosa su quel fronte anche da parte americana, ma è troppo presto per sdoganare un progetto, quello del gasdotto, che crea non pochi dubbi anche ai paesi della cintura nord orientale dell'Europa. Paesi che rientrano pienamente e con successo nella strategia americana che mira a evitare la convergenza tra Mosca e l'Europa a trazione franco-tedesca. Biden stesso ha definito un "brutto accordo" quello sul gasdotto e non è eslcuso che in futuro possano essere scongelate le sanzioni che per ora sono state sospese per non rompere il rapporto con la Germania.

Le frizioni tra Washington e Berlino sulla Cina

Ecco perché su quell'argomento la tensione resterà. Biden chiederà rassicurazioni anche sul fronte cinese, in particolare sull'accordo per gli investimenti che l'Ue e Pechino hanno sottoscritto in fretta e furia nel dicembre 2020, nella fase di transizione tra Trump e Biden. Il congelamento dell'accordo ha soddisfatto la Casa Bianca, ma prima di lasciare il suo posto Merkel mira a un vertice a tre con Xi Jinping ed Emmanuel Macron nel quale si potrebbe tentare di ridare slancio alla ratifica di quell'accordo inviso a Washington.

Gli altri dossier: liberalizzazione dei vaccini e Afghanistan

Sul tavolo anche la questione della liberalizzazione dei brevetti per i vaccini anti Covid, proposta dal presidente americano ma per ora bocciata da Berlino. "Non si aumenta così la produzione. La proprietà intellettuale è una fonte di innovazione e deve rimanere tale nel futuro", aveva detto Merkel in risposta alla proposta di Biden. Da non trascurare anche eventuali rimostranze tedesche sull'abbandono americano dell'Afghanistan e in generale del teatro del Medio Oriente, cosa che potrebbe portare a nuovi rischi per la sicurezza e a nuove ondate di migranti verso l'Europa. 

La grande incognita del post Merkel

Ma soprattutto, sullo sfondo, ci si chiede che cosa accadrà in Germania dopo l'addio imminente di Merkel. Una grande incognita sul futuro tedesco e anche sui rapporti transatlantici. Alla tradizionale posizione di dialogo con Russia e Cina portata avanti dalla Cdu/Csu, fa da contraltare una linea molto più anticinese proposta dai Verdi, che sembrano favoriti a entrare nella prossima coalizione di governo. Maggiore fiducia, alla Casa Bianca, può derivare dalle dichiarazioni di Norbert Rottgen, presidente della commissione Esteri al Bundestag che accompagna Merkel a Washington. "La Cina è sempre stata vista dalla Germania principalmente come enorme mercato di esportazione. Con nessun altro Paese abbiamo un maggior volume di scambi commerciali. L'economia cinese è enormemente importante per singoli settori, ma rappresenta solo l'8% dell'export: gli Stati Uniti sono ancora di gran lunga il partner decisivo", ha detto Rottgen. "Sotto Xi Jinping, la Cina ha cambiato ruolo ed è diventata il più importante sfidante dell'ordine post-bellico occidentale. Dobbiamo smettere di considerare il Dragone solo come un grande mercato, vanno viste seriamente anche le dimensioni tecnologiche, geopolitiche e militari dell'ascesa di Pechino, se trattiamo con lei''. Musica per le orecchie di Biden, ma Berlino non ha intenzione di operare quella cesura netta che Washington vorrebbe. Ci sarà da lavorare per procedere di pari passo, prima e dopo che Merkel lascerà il suo posto.

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