"Ucraina, i colloqui di Miami? Nessuna vera svolta: Mosca non vuole chiudere il conflitto”. Ecco cosa potrebbe davvero fermare la guerra - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 18:24

"Ucraina, i colloqui di Miami? Nessuna vera svolta: Mosca non vuole chiudere il conflitto”. Ecco cosa potrebbe davvero fermare la guerra

Intervista a Arduino Paniccia, Analista di strategia militare e di geopolitica

di Federica Leccese

Ucraina, l'analista Paniccia: “Miami non cambia il conflitto: Mosca non ha intenzione di fermarsi”. Ecco le condizioni per la pace 

Il recente ciclo di colloqui a Miami tra Stati Uniti e Russia ha riacceso il dibattito sulla possibilità di una svolta nel conflitto in corso da quasi quattro anni: si tratta di un reale passo avanti verso la pace o solo di un passaggio interlocutorio destinato a guadagnare tempo? E come leggere le dichiarazioni del portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov, che definisce i negoziati un 'working progress', sottolineando la necessità di un processo scrupoloso e approfondito? A fare chiarezza è Arduino Paniccia, Analista di strategia militare e di geopolitica e Presidente della Scuola di guerra economica e competizione internazionale di Venezia (Asce), che ad Affaritaliani svela le reali strategie di Mosca e l’elemento chiave che potrebbe davvero porre fine al conflitto.

Peskov parla di “working progress” e nega che Miami sia una svolta. Come va letta questa prudenza russa? 

“La risposta di Peskov è tipicamente russa: serve soprattutto a prendere tempo, non a negare completamente un possibile risultato finale. Tuttavia, le sue parole sul “processo di lavoro scrupoloso e approfondito” fanno capire che la Russia è ancora molto lontana dall’idea di una pace concreta, o anche solo di una tregua o di un cessate il fuoco.

In sostanza, le parole di Peskov confermano i discorsi di Putin e l’atteggiamento generale della Federazione russa rispetto alle proposte statunitensi. Diverso è l’atteggiamento dell’Ucraina: Zelensky dà invece un segnale di quasi totale allineamento con le posizioni degli Stati Uniti”.

Possiamo considerare i colloqui di Miami un vero cambio di fase del conflitto o solo un passaggio interlocutorio?

“Si tratta di un passaggio interlocutorio. Al momento non vedo nessun cambiamento fondamentale nel conflitto. Non intravedo segnali concreti di una reale volontà di chiudere il conflitto, soprattutto da parte russa. Certamente il presidente americano dimostra la volontà di arrivare a un accordo, ma le parole di Peskov restano chiare: si tratta di un processo lungo, pieno di approfondimenti e verifiche”.

Secondo lei, oggi qual è il fattore decisivo che potrebbe davvero porre fine alla guerra?

“Vista la difficoltà del lavoro diplomatico, credo sia utile considerare altri fattori per raggiungere un risultato concreto, dopo quasi quattro anni di guerra. Io metterei al centro il cessate il fuoco. Questa sarebbe la prima vera possibilità concreta per iniziare una tregua, seguendo un approccio “alla coreana”: semplice, diretto, lontano dalle grandi conferenze diplomatiche. Un’altra componente fondamentale riguarda gli aspetti economici e internazionali.

La Cina, grande alleata della Russia, è rimasta in silenzio: questo, secondo me, è un segnale molto negativo per le trattative. Occorre quindi internazionalizzare la questione economica, valorizzando le risorse dell’Ucraina e coinvolgendo potenze importanti come la Cina. Il discorso diplomatico attuale ha bisogno di novità e innovazioni concrete. Continuando con le modalità attuali, temo che il tempo necessario per ottenere risultati reali sarà molto lungo”.

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