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Esteri
Coronavirus, la miopia europea sui vaccini russi e cinesi

Già dall’inizio della sua vita da vaccino contro il Coronavirus, lo Sputnik V, era destinato a creare divisioni politiche e soprattutto a portare grandi discussioni nel vecchio Continente.

Quando, a sorpresa, Vladimir Putin disse al mondo che la Russia aveva brevettato il primo vaccino contro il Covid e che, fra l’altro sua figlia si era già vaccinata, gli Stati Uniti non lo hanno voluto prendere in considerazione nemmeno per un secondo. L’Europa, dal canto suo, in attesa del Santo Graal da AstraZeneca ha subito messo davanti il suo peggior pilastro regolatorio, quell’Ema espressione perfetta della vischiosità burocratica europea.

Ma quando la prestigiosa rivista The Lancet ha confermato che il vaccino dell’Istituto Gamalayeva non solo era molto efficace ma molto probabilmente lo era anche di più del prodotto dell’Università di Oxford i burocrati europei non hanno saputo rispondere, salvo dire che tutti avrebbero dovuto conformarsi ai contratti e prendersi quello pattuito e non altro.

Qualcuno però nell’area europea ha deciso altro scatenando in alcuni casi battaglie politiche. In Slovacchia ad esempio l’arrivo di 200 mila dosi, in anticipo sull’acquisto di due milioni, mandate dai russi ha scatenato una crisi politica. Matovic, primo ministro di centrodestra, aveva negoziato senza dire nulla ai partner di Governo che, immediatamente, saputa la notizia, hanno chiesto le sue dimissioni, subito date.

Slovacchia ed Ungheria ( non considerando la Repubblica di San Marino ufficialmente non europea), sono diventate così le porte d’ingresso dei vaccini russi e cinesi. Serve però ricordare che gli stessi sono stati utilizzati con successo in tutta la Cina, in Centro America, nei Caraibi e da molte altre parti senza dare il benché minimo problema.

L’Europa continua a trincerarsi dietro il fatto che i due vaccini non sono stati approvati dalla burocratica Ema ma la verità è che alcuni paesi del gruppo Visegrad ( Repubblica Ceca, slovacchia, Ungheria e Polonia) non hanno mostrato remore ad uscire dal perimetro regolatorio europeo in nome della salute nazionale.   

E’ vero che né lo Sputnik russo né il Sinopharm cinese sono stati ancora approvati dall'Agenzia europea per i medicinali ma se un italiano volesse fare il turista, ad esempio, in Repubblica Dominicana, potrebbe vaccinarsi serenamente con il prodotto cinese.

Sempre più molti europei sono stanchi di aspettare e di rimanere in balia delle lentezze del vaccino AstraZeneca che, fra l’altro, è il più discusso dal punto di vista degli effetti avversi. Secondo molti osservatori politici invece dietro la brutta campagna contro il vaccino europeo ci sarebbe una difesa campagna di disinformazione della Russia. In ogni caso sono tanti a chiedersi come mai l’Ema non porti avanti le approvazioni di farmaci che stanno invece garantendo immunità a miliardi di persone.

Sarà pur vero che ci sia in atto nel Vecchio Continente una certa qual guerra politico-sanitaria per rifiutare o almeno rallentare l’arrivo di vaccini “comunisti” ma quello che ormai tanti cittadini europei hanno capito è che in questa pandemia l’unica realtà che ha fallito sul fronte sanitario è l’Europa dimostratasi incapace di fare contratti legali seri con le Big Pharma. Un errore drammatico che, per il momento, ha nascosto invece il grande cambiamento di paradigma ( quello si positivo) fatto dai suoi burocrati per quanto riguarda invece i sostegni economici del suo Piano Marshall che dovrebbe arrivare. Dovrebbe arrivare ma si spera non con la stessa lentezza del suo vaccino.

 

 

 

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