Dal Donetsk alla lingua russa: i compromessi chiave di Putin per fermare la guerra in Ucraina - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 10:40

Dal Donetsk alla lingua russa: i compromessi chiave di Putin per fermare la guerra in Ucraina

Putin non ha chiesto un semplice cessate il fuoco. La sua proposta verte su un “accordo globale” che chiuda definitivamente le ostilità e includa concessioni precise da parte di Kiev

di Redazione Esteri

Territori, lingua e religione: le condizioni di Putin per un accordo in Ucraina

Il recente vertice di Anchorage, in Alaska, tra Donald Trump e Vladimir Putin si è concluso senza un accordo concreto per la fine della guerra in Ucraina, ma ha rivelato una lista piuttosto dettagliata di richieste avanzate dal presidente russo. Una lista che mette sul tavolo questioni territoriali, linguistiche e religiose, mostrando quanto complesso sia trovare una soluzione condivisa.

Secondo quanto riportato dai media americani, Putin non ha chiesto un semplice cessate il fuoco. La sua proposta verte su un “accordo globale” che chiuda definitivamente le ostilità, condizione che, nelle intenzioni del Cremlino, dovrebbe includere concessioni precise da parte di Kiev.

Donetsk: il cuore della disputa territoriale

Al centro delle richieste di Putin c’è la regione orientale di Donetsk. Secondo il Financial Times, il presidente russo avrebbe chiesto che l’Ucraina si ritiri completamente dall’area come condizione per arrivare a un accordo di pace. Zelensky, però, ha già chiarito di non essere disposto a cedere Donetsk alla Russia. Nonostante ciò, il presidente ucraino si è mostrato disponibile a discutere la questione in un eventuale incontro trilaterale con Trump e Putin.

Kherson e Zaporizhzhia: congelare il fronte

Altre due regioni strategiche, Kherson e Zaporizhzhia, sono parzialmente occupate dai russi e rappresentano un altro nodo cruciale nelle trattative. Stando a quanto trapelato, Putin sarebbe disposto a congelare la linea del fronte in queste zone, ma solo a patto che vengano rispettate le altre richieste principali del Cremlino. Si tratta di un passo che, pur non essendo un ritiro completo, potrebbe alleggerire la pressione militare sulle aree controllate dall’Ucraina.

Lingua e religione: le richieste “non militari”

Le condizioni di Putin non si limitano ai territori. Secondo il New York Times, il presidente russo avrebbe chiesto garanzie affinché la lingua russa torni a essere ufficiale in Ucraina. Accanto a questo, avrebbe richiesto protezioni per le chiese ortodosse legate al patriarcato di Mosca, una richiesta che intreccia questioni culturali, religiose e politiche.

L’azione americana: il messaggio di Melania Trump

Non è stato solo Putin a portare proposte sul tavolo. Anche gli Stati Uniti hanno presentato le loro preoccupazioni, seppur in modo meno istituzionale: la first lady Melania Trump ha scritto una lettera direttamente indirizzata a Putin, consegnata dal marito, sulla questione dei bambini ucraini rapiti.

L’Ucraina denuncia decine di migliaia di minori portati in Russia o nei territori occupati senza il consenso delle famiglie, mentre il Cremlino sostiene di averli messi “al sicuro” dal conflitto. La Corte penale internazionale ha incriminato Putin e la commissaria russa Maria Lvova-Belova per violazione delle Convenzioni di Ginevra, ma i dettagli della lettera di Melania non sono stati resi pubblici.

Il ruolo dell’Ucraina e dei partner internazionali

Ora la palla passa a Zelensky e agli alleati europei. Donald Trump, intervenuto dopo il vertice, ha sottolineato che spetta al presidente ucraino e ai partner occidentali trovare un accordo, aggiungendo in modo quasi stringato: “Fai un accordo”. Zelensky ha confermato la disponibilità a partecipare a un incontro trilaterale con Stati Uniti e Russia, ribadendo l’impegno dell’Ucraina a lavorare “con il massimo impegno per raggiungere la pace”.