Emmanuel Macron ormai è un relitto politico. Le conseguenze sulla Ue
Il movimento dei Gilet gialli segna la fine di Macron
Emmanuel Macron era stato salutato dalla intellighenzia europea progressista come il novello cigno nero che avrebbe schiantato e fatto dimenticare il passato del socialista François Hollande, come colui che con la sua “giovinezza” ed europeismo avrebbe ristrutturato l’intero equilibrio del continente, forte di un consenso popolare altissimo.
Tuttavia Macron ha cominciato da subito a mostrare tutti i suoi limiti strutturali non solo politici, ma, e questo è grave, umani.
Quello che era un punto di forza e cioè la moglie Brigitte sua ex professoressa liceale molto più grande di lui, si è rapidamente trasformato in un problema appena il vento degli umori popolari ha virato.
Le indecisioni e il servaggio politico nei confronti dei grandi della Terra, a cominciare dal Presidente Usa Donald Trump, hanno fatto il resto.
Diciamo che la mistura esplosiva era pronta e bastava solo un detonatore e cioè la classica goccia che fa traboccare il vaso e questa c’è stata con la decisione di aumentare il costo del carburante per un popolo, quello francese, che si è storicamente specializzato in forma di protesta chiassose, folcloristiche ed estreme contro i monarchi e i governi.
La Rivoluzione Francese illumina bene quello che è il carattere del popolo francese e che Macron evidentemente non conosce bene.
E così, il popolo dei gilet gialli ha messo a ferro e fuoco la capitale Parigi e la Francia e la situazione è subito scappata di mano al Presidente francese che ha commesso di seguito vari errori tattici, mostrando un atteggiamento ondivago con i riottosi.
Diciamo che Macron è un’altra vittima illustre del famoso “effetto Renzi” e sostanzialmente non si vedono molte possibilità che si salvi politicamente.
Questo fatto però avrà rilevanti conseguenze internazionali sugli assetti europei e forse mondiali. Perché così viene a cadere il tradizionale asse Berlino - Parigi che, dopo l’uscita di Londra dalla Ue, rappresenta l’unico motore di trazione del sistema.
Parimenti, l’ondata sovranista che ha il suo fulcro su Roma e avamposti ad est nel gruppo di Visegrád più avamposti in Austria, Germania e Francia, si rafforza ulteriormente in vista delle prossime elezioni di maggio 2019.
Roma, dopo l’uscita di Londra e la crisi di Parigi, ha finalmente l’occasione di pesare nell’Unione Europea, soprattutto se Matteo Salvini, come è probabile, vincerà le elezioni.
A questo punto si avrebbero al potere negli Usa, in Russia (con Vladimir Putin) e in Europa forze omogenee dal punto di vista ideologico, con un rinnovato ruolo proprio dell’Europa e dell’Italia nello scacchiere mondiale.
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