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Esteri
Francia, nodi del voto locale per Macron: svolta green e rottura con Philippe

Domenica 28 giugno, 16 milioni di francesi verranno chiamati alle urne per il secondo turno delle elezioni amministrative, che saranno un primo indicatore delle presidenziali del 2022, oltre che dell’imminente futuro del governo e di Macron.

Il primo turno si era svolto a marzo, due giorni dopo l’introduzione del lockdown in Francia, scatenando numerose polemiche legate alla sicurezza dei seggi elettorali, secondo molte testimonianze carenti in fatto di rispetto delle norme igieniche, e portando a un’astensione record del 55%.

Attualmente, seppure il Paese stia tornando alla normalità, i casi di coronavirus siano in calo e il ministro dell’Interno Christophe Castaner abbia ribadito che gli elettori porteranno una propria penna da casa e saranno gli unici a toccare i propri documenti, secondo i sondaggi, il 38% degli aventi diritto ancora intende disertare le urne.

In gioco, tuttavia, ci sono alcune delle città più importanti, tra cui Parigi, Lione, Marsiglia, Bordeaux, Lilla, Nizza, Tolosa e Le Havre. Ed è proprio in quest’ultima che potrebbe “giocarsi il futuro della Francia” o comunque di Macron, che ha già annunciato che dopo le municipali darà una svolta alla sua politica per rilanciare il paese, e dai risultati di Le Havre saprà se dovrà farlo con o senza il primo ministro, Edouard Philippe.

Macron e Philippe, dagli screzi alle dimissioni

Candidato sindaco nella città che aveva già guidato dal 2010 al 2017, Philippe ha dichiarato che se fosse eletto lascerebbe la carica di premier, e in effetti la sua vittoria è possibile, considerando che nel primo turno ha raccolto il 43% dei consensi, 8 punti percentuali in più del suo sfidante, il comunista Jean-Paul Lecoq.

Édouard PhilippeÉdouard Philippe

Insomma, il rimpasto di governo potrebbe essere imminente, considerando poi che di recente sono già emersi screzi tra Philippe, il cui consenso tra la popolazione francese è salito al 54%, e Macron, che invece resta stabile al 38%. Il primo ministro ha conquistato maggior fiducia durante l’emergenza sanitaria, esponendosi molto, comparendo di frequente e a lungo in televisione per spiegare ai francesi i provvedimenti anti-Covid, che non sono stati severi quanto quelli italiani, ma comunque molto sofferti dalla popolazione. Macron, invece, esce male da un sondaggio pubblicato dall’istituto Ifop lo scorso 19 giugno secondo cui, se le elezioni presidenziali si tenessero adesso, a vincere sarebbe Marine Le Pen, che staccherebbe l’attuale presidente di due punti percentuali.

E dopo le europee del 2019, è proprio Le Pen la vincitrice anche di queste elezioni amministrative, grazie al forte radicamento sul territorio del suo partito, Rassemblement national. Radicamento che invece manca, notoriamente, a Emmanuel Macron, e al suo LaREM, il quale però ha già in serbo una strategia per recuperare consensi, che prevede una svolta sui temi ambientali, a cui i francesi si sono dimostrati sempre più sensibili.

I socialisti e la crescita dei Verdi

Tuttavia, i tentativi di LaREN di stipulare alleanze con i Verdi sono falliti. Gli ecologisti, che hanno ottenuto ottimi risultati in questa tornata elettorale, quando è stato necessario stringere una coalizione, hanno preferito guardare a sinistra. Dove però la frammentazione è già molto elevata e, a causa di questi nuovi equilibri, la situazione rischia di farsi ancora più complicata, soprattutto per le questioni di leadership, con i Verdi consapevoli del loro nuovo peso politico e i socialisti poco propensi a lasciare il ruolo di punta delle coalizioni di sinistra.

macron
Emmanuel Macron

Un esempio lo offrono due città simbolo, Lilla e Strasburgo, in cui il mancato accordo tra socialisti ed ecologisti rischia di far ottenere la vittoria ai due candidati di Macron.

In generale, però, le grandi alleanze tra socialisti, verdi, comunisti, altri partiti di sinistra e movimenti civici, dovrebbero permettere loro di conservare le grandi città (Parigi, Nantes, Rennes, Clermont-Ferrand) e di conquistarne di nuove (Lione, Bordeaux, Marsiglia, Tolosa).

Per Macron è un problema non da poco, considerata la sua intenzione di riconquistare l’elettorato attraverso l’impegno ecologista, oltre al fatto che nel 2017 era stato nominato alla presidenza grazie ai voti del centrosinistra, mentre attualmente poggia soprattutto sull’elettorato di centrodestra, che però potrebbe non essergli del tutto fedele.

A suo favore, giocherebbero la mancanza, nella coalizione di sinistra, di un candidato unificante e forte che gli si possa contrapporre, e l’eventualità di un rimpasto di governo e del cambio di primo ministro, che potrebbero permettere a Macron di dare una svolta vincente alla propria politica.

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