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Esteri
Gaza, bombe sui civili e violenza dilagante: umanità sull'orlo dello sterminio
Gaza

Guerra Israele-Gaza, il piano si inclina ogni giorno di più: dobbiamo evitare che la Storia si ripeta. Commento 

Nel titolo del mio editoriale di ieri, si accostano "olocausto" e "Gaza". Il mio titolo era diverso. Non mi sarei spinto tanto in là, mi sarei limitato a "genocidio". Perché evocare una delle pagine più vergognose della Storia? Cosa c’entra la Shoah con Gaza? Non è osceno paragonare il problema ebraico col problema palestinese? E’ osceno, me ne scuso e ribadisco: "Non sono stato io".

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Ma il piano si inclina ogni giorno di più ed è necessario usare ogni argomento, persino quelli osceni, per cercare di evitare che la Storia si ripeta. 2,2 milioni di palestinesi bombardati dall’esercito israeliano. Per sconfiggere i terroristi di Hamas. Civili dilaniati dalle bombe, l’intera popolazione privata dei servizi essenziali. "Niente elettricità, niente cibo, niente benzina, niente acqua. Tutto chiuso. Combattiamo contro degli animali umani e agiamo di conseguenza", ha detto il ministro della Difesa di Israele Yoav Gallant annunciando l'assedio totale di Gaza. I bambini che patiscono la fame, terrorizzati dalle bombe, dalla vista dei cadaveri dei loro cari sotto le macerie, cosa penseranno di noi? Noi che guardiamo alla televisione tutto questo e non versiamo una lacrima, noi che giustifichiamo un crimine per la nostra paura del terrorismo?

Tra quei bambini, qualcuno – segnato per sempre – diventerà un terrorista. Ci odierà e sarà disposto a tutto – persino a rinunziare alla propria vita – pur di farcela pagare per la nostra complice indifferenza. E così il terrorismo aumenterà e noi saremo meno sicuri e i media mainstream ci convinceranno che quei bambini diventati terroristi non sono come noi, ma “animali umani”. “Combattiamo contro animali umani” (Yoav Gallant, Ministro della Difesa israeliano). Anno dopo anno, generazione dopo generazione, i palestinesi sono stati le vittime della Storia, la vergogna da rinchiudere e nascondere in un ghetto per non rovinare la purezza di uno Stato moderno che ha l’ambizione di insegnare la Storia al mondo (Israele – che con la decisione parlamentare del 18 luglio 2018 - ha deliberato di definirsi «Israele Stato-Nazione degli ebrei»).

Il piano si inclina da 75 anni, dal 14 maggio del 1948, data in cui David Ben Gurion proclamò ufficialmente la nascita dello Stato di Israele. Oggi Israele (ma sarebbe meglio chiamare il principale responsabile col suo nome, Benjamin Netanyahu), ha deciso di radere al suolo Gaza, di dare inizio alla pulizia etnica dello Stato-Nazione degli ebrei. Perché gli ebrei sono sopravvissuti alla soluzione finale di Adolf Hitler, esattamente come sopravviveranno i palestinesi. Questo è il problema delle soluzioni finali: che non sono finali La Storia non ci ha insegnato niente. Sangue chiama sangue. Dove non esiste giustizia, non resta altro che vendetta. La vendetta di quei bambini che – magari deportati nel Sinai – sopravviveranno e ci odieranno.
Ci sono due sole possibilità: o li uccidiamo tutti, fino all’ultimo o saranno loro a vendicarsi.

Mentre noi comodamente seduti a tavola li guardiamo morire in TV (sotto le bombe o di fame, di sete, privati di tutto, persino degli ospedali che vengono bombardati), loro – i poveri, gli ultimi, quelli che sono nati e cresciuti in un campo profughi trattati come animali umani – diventano i terroristi di domani, i soldati dell’esercito del Sud del mondo che prima o poi verrà a reclamare il suo posto al sole. Se non vogliamo che il piano s’inclini fino alla soluzione finale, che è lo sterminio prossimo venturo di qualche miliardo di poveri compiuto dall’Occidente malthusiano, iniziamo a comportarci da esseri umani.

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