Altro che i russi, da Bezos a Musk: gli oligarchi Usa sempre più potenti. Così i nuovi ultra-ricchi sono una minaccia per la democrazia - Affaritaliani.it

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Altro che i russi, da Bezos a Musk: gli oligarchi Usa sempre più potenti. Così i nuovi ultra-ricchi sono una minaccia per la democrazia

Dalla Russia alla Silicon Valley, l’era degli oligarchi sta cambiando: ecco come i "paperoni" influenzano le nostre vite

di Enrico Verga

Sono più pericolosi gli oligarchi occidentali o quelli orientali? L'analisi 

Gli oligarchi russi sono stati i primi ad assumere l’accezione di individui sprezzanti, disinteressati al bene comune, smodatamente ricchi e con eccessivo potere. Il tutto a discapito del cittadino medio russo, impoverito dal crollo dell’Unione sovietica e dagli anni della gestione (svendita di asset nazionali) dell’amministrazione Yeltsin.  La figura dell’oligarca, tuttavia, non è esclusiva della Russia. In Ucraina vi sono numerosi oligarchi nativi del luogo che, per molti anni sino all’elezioni di Zelensky (supportato dall’oligarca Ihor Valerijovyč Kolomojs'kyj) hanno regnato direttamente, o tramite politici teleguidati (un po’ come Kolomiosky voleva fare con Zelensky). 

Tuttavia il fenomeno oligarchi è familiare anche al contesto occidentale. Di solito gli oligarchi occidentali sono etichettati con termini più positivi come imprenditori visionari, guru. Un tipo di narrativa, quella sugli oligarchi occidentali che omette il potere che questi individui hanno, ed esercitano, nelle democrazie occidentali e, per estensione, sul mondo. Facciamo il punto.

Cosa è un oligarca?

Il termine oligarchia è antico. Derivato dal greco l’oligarchia è un governo di pochi. Chi compone questo governo si definisce oligarca.  Gli oligarchi russi sono i più famosi e la loro ricchezza è, fuor d’ogni dubbio, impressionante. Tuttavia la ricchezza dei russi è ridicola quando paragonata a quella degli oligarchi occidentali. Facciamo un esempio.  Consideriamo Farkhad Akhmedov, uno dei 50 russi più ricchi della nazione. Secondo le stime di Forbes la sua ricchezza netta nel 2024 era di circa 1,6$ miliardi. Un patrimonio investito sia in aziende che in beni di lusso come case, yatch. La sua ricchezza paragonata a quella dei 400 americani più ricchi resta irrilevante.

La maggioranza degli oligarchi dell’ex Unione Sovietica (ucraini inclusi) sono tali per ricchezze di vecchio stampo: materie prime, logistica, trasporti. La loro capacità di influenzare le sorti del mondo è piuttosto limitata. Se Deripaska (ricchezza stimata intorno ai 3$ miliardi), uno degli uomini più importanti nel settore dei metalli industriali, volesse influenzar il mondo con le sue aziende potrebbe scatenare, per poco tempo, una speculazione sui metalli. Tuttavia il mondo sopravviverebbe. 

La capacità di “proiezione” di qualunque singolo oligarca russo e/o ucraino è piuttosto limitata sia nel tempo che nello spazio. Victor Pinchuk è un oligarca ucraino. Tra le sue attività di proiezione verso l’Occidente vi sono la Victor Pinchuk Foundation e il Yalta European Strategy. Pinchuk è il secondo uomo più ricco dell’Ucraina. Si ricordi che Pinchuk ha donato tra i 250,000-499,000 dollari all’Atlantic Council, dove siede nell’International advisory board.

Tuttavia anche in questo caso, pur sedendo in una delle think tank più importanti degli Usa, di norma quella più attiva nei dossier della difesa occidentale/Nato, la capacità di Pinchuk di influenzare le sorti del mondo (al di fuori della sua patria Ucraina) sono pressoché inesistenti. 

Oligarchi americani 

Russo o ucraini sono poco influenti, al di fuori del loro ecosistema; le cose cambiano quando parliamo degli oligarchi occidentali, in particolare quelli americani. Formalmente essi han “fatto i soldi” in modo corretto: tramite investimenti e attività nel mercato libero e privato. Tuttavia è una differenza solo di superficie rispetto ai loro “cugini” russi o ucraini. Molti oligarchi americani han fatto i soldi grazie ad entrature e relazioni sviluppate nel mondo della politica americana.

Musk da anni ha siglato importanti contratti con difesa, Nasa e altre agenzie statali. Bezos non è da meno: sia Aws che Amazon hanno contratti miliardari con il sistema statale civile e tutto l’apparato militare dalla Cia al Pentagono. Piter Thiel, con Palantir, ha al suo attivo molteplici contratti miliardari con istituzioni americane. Di recente la sua proiezione nel settore bellico gli ha permesso di espandere le sue attività anche nel continente europeo, dagli alleati Nato sino all’Ucraina. 

La proiezione degli oligarchi americani

Prima di tutto gli oligarchi han un potere diretto su un vasto numero di persone, dipendenti e consulenti, e per estensione sui familiari degli stessi. Musk e ancor più Bezos, hanno una capacità di influenzare la vita di centinaia di migliaia di dipendenti e possono licenziarli dall’oggi al domani: di recente Musk ha applicato una simile dottrina anche nella pubblica amministrazione. La capacità di licenziare un tale numero di persone diviene non solo un peso economico ma politico. Se, poniamo, Bezos volesse ottenere dei vantaggi in una data nazione o regione, il semplice ipotizzare di chiuder gli impianti in quell’area diverrebbe una leva politica. Qualcosa del genere è stato fatto negli anni dalla Fiat, oggi Stellantis. Ma su scala nazionale. Mentre gli oligarchi americani possono farlo su scala semi globale (Cina, India e Russia ne sono esenti). 

Le interferenze tra potere economico e politico non si fermano a questo. Quando Putin salì al potere una delle sue prima azioni fu di moderare il potere economico degli oligarchi, molti arricchitisi grazie a finanziamenti occidentali. Di fatto gli oligarchi decisero “volontariamente” di cedere il potenziale potere politico a Putin, pena una violenta depauperazione. Una soluzione simile la si può osservare in Cina con XI Jinping: in pochi anni, tutte le big tech, a partire da Alibaba, hanno accettato “volontariamente” la via della moderazione indicata da XI. 

In Usa invece, dove gli oligarchi hanno una capacità offensiva legale e finanziaria massiccia, rispetto alle risorse che lo stato può dispiegare, la situazione è opposta. Consideriamo le ultime elezioni: gli oligarchi che han donato per la campagna della Harris sono 83: stante un rapporto del Americans for Tax Fairness, Harris ha ricevuto 143$ milioni da oligarchi miliardari. Nel caso avesse vinto Harris è plausibile pensare che queste donazioni si sarebbero trasformate in vantaggi per i donatori. Gli interessi dei ricchi americani si possono tracciare nella storia recente della politica americana: a partire dalle dottrine capitaliste promosse da Reagan sino alle politiche di Clinton e del democratico Obama (che ebbe una risposta piuttosto benigna nei confronti delle banche americane che avevano innescato la crisi immobiliare del 2008).  In apparenza il processo di “oligarchicizzazione” della democrazia americana è meno visibile, rispetto alla decade persa russa: quando gli oligarchi, complici i capitali occidentali, lottizzarono gli asset russi svenduti da Eltsin per far cassa.  Tuttavia il fenomeno americano è molto più rilevante. 

Media e Oligarchie occidentali

Il mondo dei media, giornali prima di tutto poi radio e televisione, è sempre più sotto stress. Dal 2000 ad oggi internet ha portato notevoli cambiamenti nei modelli di business dei media, di fatto basati in larga parte sulla raccolta pubblicitaria. Ad oggi la popolazione comune di ogni nazione ancora si affida ai media classici (giornali, radio, tv) o digitali (le versioni digitali dei media precedenti più i social media) per informarsi.  Una delle più evidenti conseguenze della crisi dei giornali cartacei (e on line) è la perdita di redditività a cui è seguita, specialmente nell’ultimo decennio, una serie di cessioni/acquisti. Nell’ultima decade molti miliardari, per lo più “nuovi ricchi”, hanno deciso di comprarsi un giornale (o interi gruppi editoriali).

Bezos ha comprato il Washington Post nel 2013 dalla famiglia Graham per 250$ milioni: non la prima operazione ma la più efficace, come vedremo tra poco. Il fondatore di eBay, Pierre Omidyar, ha stanziato una cifra simile per First Look Media. Laurene Powell Jobs (vedova del signor iPhone) ha preso una quota di maggioranza dell’Atlantic 160$ milioni. Il miliardario del Biotech, Patrick Soon-Shiong, ha sborsato 500$ per il Los Angeles Times. Il fondatore di Salesforce ha comprato i diritti del Trademark “time” per 190$ Milioni. Xavier Niel, proprietario di Iliad, da poco tempo possiede Le Monde.

Il miliardario russo Alexander Lebedev, in parte già proprietario del quotidiano investigativo Novaya Gazeta, nel 2009 comprò lo Standard e l’Independent. I gemelli David e Frederick Barclay han comprato il Telegraph e lo Spectator magazine nel 2004. Gli Agnelli han speso 287£ milioni per il 43% dell’Economist. Il miliardario israeliano Patrick Drahi ha comprato quote di maggioranza nei giornali francesi Libération e Express.  Ognuno di questi nuovi ricchi, o oligarchi, non ha un interesse finanziario diretto nei media acquisiti. Lo stesso Bezos ha dichiarato di aver comprato il Washington post perché era il più importante quotidiano nella capitale del mondo libero.  Se si combina la ricchezza di questi oligarchi occidentali, con la loro capacità di proiezione su politici, istituzioni e l’influenza sulla popolazione grazie ai media cosa si ottiene?  Le prossime decadi offriranno una risposta a questa domanda. 

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