Il sogno economico americano è finito ufficialmente. A marzo -1,2%
Uno tsunami forte e rapido, mai visto dalla Seconda Guerra Mondiale
Per buona pace di Donald Trump che della crescita vertiginosa dell’economia americana aveva sempre fatto il suo cavallo di battaglia, ieri è ufficialmente terminato il più lungo trend economico positivo.
Secondo i dati resi noti dal Ministero del Commercio l’economia americana ha fatto registrare un meno 1,2%, equivalente ad un 4,8% a livello trimestrale.
La causa di tutto questo disastro è purtroppo nota a livello mondiale e si chiama Coronavirus.
Quando a gennaio il Ministero della salute americano aveva annunciato che per certo il virus sarebbe arrivato anche negli Stati Uniti nessuno, a partire dal Presidente, avrebbe immaginato minimamente i disastri che avrebbe fatto.
Coronavirus. L'america ha finito con la crescita economica positiva.
A cominciare da metà marzo con le chiusure dei 40 teatri di Broadway, delle Major League sportive, NBA, Baseball, Hochey, fino alle farm del Michigan, a tutte le spiagge di California e Florida e agli aeroporti e a tutti voli gli Stati Uniti hanno cercato di chiudersi al mondo.
Uno stop da incubo per la potenza economica numero uno ha cercato di difendersi, in ritardo, non più dal virus cinese, come ricordava sempre Trump, ma da un pericoloso nemico invisibile.
Il totale lockdown del Paese è stato un uragano per l’economia. In due mesi i fallimenti sono stati tra il 30% e il 40%.
Per capire la forza di questo uragano basta ricordare che, nella Grande depressione del ’30, i disoccupati toccarono la cifra di quasi 9 milioni. Oggi in 5 settimane 27 milioni di persone hanno chiesto il sussidio di disoccupazione e altrettanti non ufficiali sono a casa licenziati da ristoranti e attività commerciali non in grado di reggere due mesi continuati di chiusura.
E così gli Stati Uniti sono passati dal pieno impiego di febbraio ( un tasso di disoccupazione del 3,5%) ad un possibile 20%.
120 mesi di crescita continua fermati in un mese da una pandemia senza precedenti che ha contagiato oltre 1 milione di americani e ne ha ucciso 61000, più dei caduti della Guerra del Vietnam.
La domanda che gli economisti si pongono è come e in quanto tempo si potrà uscire dalla crisi economica. Nel ’30 ci vollero dieci anni, in questo caso nessuno ha la risposta tanto sono le variabili che ogni giorno si presentano. Come ad esempio la caduta verticale del prezzo del petrolio texano.
File lunghissime di auto in coda per ritirare il cibo offerto dalle organizzazioni caritatevoli si vedono in Georgia, nel South Carolina e nel Texas.
Un specie di incubo che il professore di Harvard, Rogoff Kennet, all’inizio di marzo aveva predetto, dicendo che si sarebbe avuta una recessione’ forte e brusca come quella registrata nella seconda Guerra Mondiale’.
E al momento il più grande bazooka di aiuti che il Governo americano ha stanziato, quasi 3 bilioni di dollari, non ha fatto sentire i suoi effetti.
E non solo il virus invisibile ha messo al tappeto l’American Dream, ma ha forse messo al tappeto un altro sogno, quello della rielezione del presidente americano . Trump da una sicurezza quasi matematica di venire rieletto è passato, in due mesi, a vedere un calo rapido della sua immagine nel Paese. Secondo l’ultimo sondaggio NPR il 55 per cento degli americani giudica negativo sia la gestione della crisi della pandemia sia quella sull’economia.
La forza del virus sembra aver sconvolto i sogni della potenza economica numero uno e pure del suo attuale presidente.
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